La Siria è il laboratorio a cielo aperto del Nuovo Ordine Mondiale

Creato il 03 settembre 2013 da Astorbresciani
Fino ad oggi avevo evitato di dire la mia sulla grave crisi siriana. Non per indifferenza ma per una ragione più valida: non mi ci raccapezzo più di tanto. Tuttavia, in queste ore in cui nella stanza dei bottoni si discute se attaccare la Siria e scatenare il probabile inferno, è necessario sforzarsi di comprendere cosa stia realmente accadendo in quel Paese che un attacco militare esterno renderebbe incandescente. La Siria è un rebus che ci riguarda. Di più, un pandemonio contorto benché ci siano alcuni punti fermi. Ne consegue la difficoltà di parteggiare per luno o per laltro e tanto più di aderire alla scelta interventista o a quella pacifista. Quel che è certo è che in Siria è in atto una guerra civile senza quartiere. Il conflitto ha avuto inizio il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche e sommosse di piazza simili a quelle che hanno infiammato i paesi del Maghreb (Algeria, Tunisia, Egitto e Libia) a partire dall’inverno 2010/11 e che i mass media hanno inquadrato come “primavera araba”. Le dimostrazioni sono degenerate nel corso del 2012 e hanno portato a una cruenta guerra civile che oppone due schieramenti: le forze armate della Repubblica Araba di Siria e i ribelli, cioè la coalizione nazionale siriana. Il primo schieramento è filogovernativo, difende il presidente Bashar al-Assad. È sostenuto dall’Iran, dall’Iraq, dagli Hezbollah libanesi, dalla Russia, dalla Cina e dall’Algeria. Il secondo è rivoluzionario e ha l’appoggio dei Mujaheddin, dell’Arabia Saudita, del Qatar, degli USA, della Turchia e in linea di massima dell’Europa. Mai come in questa occasione, amici e nemici storici si ritrovano mescolati e non se ne capisce il motivo. Dall’inizio del conflitto ad oggi le vittime sono state oltre 110.000, i profughi sono già due milioni. A partire dal 2013, sono state impiegate anche le armi chimiche. La situazione è tale che è impossibile prevedere gli sviluppi di questa follia, molto dipenderà dalla decisione del Congresso americano se bombardare o no Damasco. Intanto, uno stato antichissimo viene distrutto sistematicamente, nel menefreghismo totale. Ricordiamoci che la nazione siriana esiste da almeno 3.000 anni e che ha recitato un ruolo primario nella storia della civiltà (tra l’altro, è la culla del cristianesimo). La prima cosa che balza all’occhio è la forte contraddizione in atto. Fermo restando che Assad è dipinto come un criminale e potrebbe esserlo, per quel che ci raccontano, e che il Paese ha bisogno di riforme, diventa difficile districarsi in un Risiko giocato in un’area caldissima, sotto lo sguardo arcigno e preoccupato di Israele. Chi sono i buoni, chi sono i cattivi? Quel che è certo, è che i burattinai sono scatenati e i burattini eseguono pedissequamente i loro ordini. L’altra, drammatica certezza è che il popolo siriano giace inerme fra l’incudine e il martello, vittima di giochi di potere, grandi manovre di geopolitica e rigurgiti di natura religiosa all’insegna della scelleratezza umana. La morale è stata bandita, come la compassione. Non si combatte solo per prevalere sull’avversario ma anche per annientarsi e qui entra in gioco l’odio religioso. Parallelamente al braccio di ferro strategico che contrappone l’Arabia Saudita e gli stati del Golfo a Iran e Iraq, gli Usa e i suoi alleati alla Russia e alla Cina, è in corso anche un conflitto interno reale tra sciti e sunniti, fra gli alawiti (un gruppo religioso musulmano cui appartiene Assad) e la maggioranza sunnita del Paese. Per tacere della minoranza curda e di Al Qaeda, i cui ruoli non sono chiari. La faccenda è più complicata di quel che sembra, dunque, e gli interessi in gioco sono molteplici. La sensazione orribile è che la Siria sia un banco di prova, un laboratorio dove si pratica con cinismo la vivisezione umana pur di raggiungere gli obiettivi. È come se vi si attuasse una esercitazione generale, un test in vista dei prossimi giochi, che non saranno olimpici ma apocalittici. Non è che per caso ci si sta preparando alla terza guerra mondiale? Credo che il disordine scatenato in Siria non sia casuale ma scientifico. Forse è veramente un “disordine creativo”, come lo ha definito Mimmo Srour, un ingegnere siriano che vive in Italia. E se la terra degli aramei fosse stata scelta per gettare le basi di un nuovo equilibrio mondiale? L’ipotesi, taciuta dai mass media occidentali, è che Russia, Cina e i paesi emergenti (India, Brasile, Sudafrica) lavorino dietro le quinte per stabilire l’Ordine Nuovo, un nuovo assetto geopolitico sgradito agli USA, a Israele e alla vecchia Europa. Lo dimostrerebbe il fatto che in Siria stanno combattendo troppi mercenari, provenienti da ogni parte del mondo, cui si aggiungono bande di delinquenti organizzati militarmente. Chi li manda? Chi li paga? È gente assoldata per fare tabula rasa. Se l’obiettivo è cambiare il regime, il fine ultimo è creare il “Grande Medio Oriente” secondo un disegno di matrice segreta. Assad è tenace, spavaldo, ma non potrà resistere a tempo indeterminato. La sua sorte è comunque segnata. Conoscerà un triste crepuscolo, come Saddam Hussein e Gheddafi? Ma, soprattutto, che fine farà la povera Siria? Una brutta fine, temo. 
Il Nuovo Ordine Mondiale, fautore di una cospirazione mondiale avvolta nel silenzio, ha le idee chiare in merito. Odia la Siria e la vuole annientare. Perché? Le ragioni sono diverse. Intanto, la Siria è in una posizione strategica, è una pedina fondamentale sulla scacchiera. Purtroppo per lei ha una forte identità nazionale e non ha debiti con il Fondo Monetario Internazionale. Elementi inaccettabili per gli oligarchi mondiali. È un pericolo perché è a conoscenza dei piani del Nuovo Ordine e potrebbe denunciarli. Poi, è l’ultimo paese laico del Medio Oriente, dove convivono 19 confessioni religiose. Inoltre, ha il gas e intende costruire oleodotti. Infine, è contro l’OGM. La sua autonomia e la sua indipendenza, e in ultima analisi la fierezza del suo popolo, non si conciliano coi progetti del NWO (New World Order) sull’area mediorientale e il Mediterraneo. I siriani vanno castigati, anzi asfaltati. È ciò che sta accadendo nell’indifferenza generale del mondo civile, la cui ipocrisia è vergognosa. Si finge ribrezzo per l’uso delle armi chimiche e solidarietà per donne e bambini trucidati ogni giorno. Ma si gira la testa dall’altra parte per non vedere che nel volgere di poche settimane la Siria è stata riportata al Medioevo, come è accaduto in Afghanistan. La rete ferroviaria e le centrali elettriche sono state distrutte. Anche gli oleodotti sono fuori gioco. I diritti umani sono cancellati. Ovunque regnano il caos, la violenza e la miseria. I siriani vivono in un clima di terrore. Con grande ritardo, oggi si discute se attaccare la Siria e riportare l’ordine. Va bene, ma quale? Che ordine può portare il lancio dei missili e delle bombe intelligenti? Ancora una volta ci si sveglia tardi e ci si arroga il ruolo dei liberatori. La verità è che assistiamo impotenti a una sceneggiata aleatoria, la cui evoluzione dipende da troppi fattori economici e geopolitici per scommettere su ciò che accadrà domani o, più semplicemente, per assumere una posizione convinta. E, soprattutto. per prendere coscienza di chi siano i giusti in questa contesa, ammesso che ce ne siano. Al momento, possiamo solo riconoscere con tristezza che ci sono tanti, troppi martiri innocenti. Come le cavie di laboratorio, i siriani sono sacrificati in nome di un cambiamento basato sull’avidità, la sete di potere, la cultura dell’odio e la tecnologia della morte. In fondo, pensano in molti, sono solo topi.

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