Passata in secondo piano nelle pagine dei principali quotidiani, la situazione greca desta tuttavia ancora preoccupazione. Tanto per la tenuta socioeconomica che sociopolitica del Paese. Nel primo caso la crisi è ancora lì, numeri alla mano. A maggio, stando ai dati Eurostat di fine agosto, il tasso di disoccupazione si è attestato al 27,6% quando nello stesso mese del 2012 si registrava un livello, comunque altissimo, pari al 23,8%. Dopo un iniziale taglio di 15 mila posti di lavoro nel settore pubblico per la ristrutturazione del debito, così come concordato con la Troika (Bce, Fmi, Ue), si sta provvedendo al licenziamento di ulteriori 25 mila lavoratori (mentre la platea destinata a drastiche modifiche in questo senso è molto più vasta) per fare fede ai precedenti piani di salvataggio. Ciò sta provocando un’ondata di scioperi, l’ultimo programmato di 48 ore, con ripercussioni sociali non indifferenti. Altre questioni hanno reso la Grecia un posto vulnerabile, per cui i cittadini temono per il benessere della democrazia. In estate aveva chiuso la tv pubblica (con relativa perdita di circa 2.700 posti di lavoro) per poi “riaprire” in una veste temporanea in attesa di costituire la nuova emittente di Stato. Sul fronte politico, diversi sconquassi li ha portati il partito di estrema destra Alba Dorata, entrato per la prima volta in Parlamento dopo la recente tornata elettorale. Nelle ultime settimane, però, esponenti del partito si sono resi protagonisti di atti di violenza. Il più eclatante la morte del famoso rapper Killah P, vicino agli ambienti di sinistra. La sua morte si è di fatto trasformata in un simbolo e tante sono state le manifestazioni di protesta per stigmatizzare l’operato di Alba Dorata (che a suo dire non è coinvolta nell’omicidio del cantante). I pretesti per creare caos di certo non mancano. Ad esempio, la mattina presto del 26 settembre, un ordigno ad alto potenziale è esploso nella sede degli uffici del fisco (Doy) di Kifisias, un quartiere residenziale a nord di Atene. Le preoccupazioni dei cittadini, ad ogni modo, comprendono gli eccessivi tagli (per quanto alcuni di essi necessari, giustificati dal governo di coalizione guidato dal conservatore Antonis Samaras con la messa in sicurezza dei conti pubblici). Una condizione che, lamentano, a leggere le statistiche non fa prevedere nulla di buono data la recessione al momento senza freni (causa di indicatori economici – entrate tributarie, produzione e Pil – perennemente con segno negativo).
(anche su T-Mag)
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