Matteo Renzi corre sulla riforma della legge elettorale e chiude a Silvio Berlusconi che chiede che il dossier riforme venga affrontato solo dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. “La proposta di Berlusconi sul fare prima l’elezione al Colle che la legge elettorale – scandisce, forte anche dell’ultimo messaggio di Napolitano sulla sua successione – è da respingere al mittente, ora dobbiamo tradurre” l’Italicum “in atto di legge”. Il provvedimento, però, è fermo da tempo al Senato dove i numeri sui quali il governo può contare, proprio a causa dell’attuale meccanismo elettorale, sono ben diversi rispetto a Montecitorio.
(huffingtonpost.it)
Il percorso della legge elettorale “Italicum”. Licenziato dalla Camera il 14 marzo scorso, l’Italicum è approdato in commissione al Senato per la seconda lettura, ma è stato di fatto “congelato” fino a qualche settimana fa. Il 12 novembre – giorno dell’ultimo incontro tra il premier Renzi e Berlusconi – l’iter del provvedimento è ripartito e dal 26 è iniziata la discussione generale, la fase parlamentare dopo la quale si entra nel vivo con l’esame delle proposte di modifica.
Tutti i dettagli sui premi e le soglie della nuova legge elettorale alla Camera. Il testo licenziato dalla Camera prevede un premio di maggioranza alla coalizione che supera il 37%, con ballottaggio tra le prime due coalizioni se nessuno raggiunge questo “score”. Ci sono poi le soglie: 12% per le coalizioni, 8% per i partiti che vanno da soli, 4,5% per quelli dentro le coalizioni. I seggi vengono assegnati in 120 collegi plurinominali dove sono eletti tra i 3 e i 6 deputati in listini bloccati.
Si prevede un Italicum 2.0. E’ praticamente certo, però, che la prima versione dell’Italicum verrà cambiata a Palazzo Madama in quell’Italicum 2.0 citato anche dal premier Matteo Renzi. La nuova ipotesi è quella di un sistema elettorale più vicino al “Mattarellum” e che avrebbe una quota di seggi assegnati con le preferenze (ovviando così, almeno in parte, alla questione dei parlamentari ‘nominati’ con le liste bloccate). L’Italicum 2.0 dovrebbe prevedere un premio di maggioranza al partito (e non alla coalizione) che ottiene il 40% (e non più il 37%), ma se nessuno supera questa soglia si va al ballottaggio tra i due partiti più votati; 70% dei deputati eletti con preferenza in collegi plurinominali, 30% eletti in liste bloccate su base regionale con metodo interamente proporzionale; soglia di sbarramento unica al 5% (anche se potrebbe scendere al 4% per andare incontro ai partiti più piccoli) .
Se si andasse alle elezioni anticipate, si andrebbe con il “Consultellum”. Se la legge elettorale non dovesse essere cambiata e si dovesse andare a elezioni anticipate si andrebbe alle urne con il cosiddetto “Consultellum”, il sistema che risulta dalle modifiche chieste dalla Corte Consulta al Porcellum. Una sorta di proporzionale puro che, di certo, poco piace al premier.
La richiesta di una “norma transitoria” per il Senato della Repubblica. L’Italicum vale solo per la Camera in attesa dell’approvazione delle riforme che vedrebbero Palazzo Madama non più elettivo. Ma, esiste un complicato “nodo Senato” in caso si dovesse andare a votare dopo l’approvazione dell’Italicum e prima di quella delle riforme. Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi dai presidenti emeriti della Consulta Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro. I costituzionalisti, sul punto, sono divisi tra chi chiede una norma transitoria per il Senato, e chi dice che per questo può andar bene il Consultellum. Su questo secondo scenario, tra l’altro, incomberebbero i dubbi del Quirinale. Ma anche puntare su una norma transitoria per il Senato è complicato. L’estensione dell’Italicum al Senato è impraticabile, perchè un doppio turno con due Camere rischia di portare a due ballottaggi diversi. In più c’è il dubbio che un premio di maggioranza su scala nazionale sia incostituzionale per il Senato, che deve essere eletto su base regionale. Il governo, se ci fosse questa eventualità, propenderebbe per il voto al Senato con il Consultellum. (ANSA)