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La Social Media InAbility delle Aziende Italiane

Creato il 09 febbraio 2016 da Pedroelrey

Presentati pochi giorni fa i risultati della ricerca Osservatorio sulla SocialMediAbility delle Aziende Italiane, giunta alla sua quarta edizione.

L’indagine, promossa e realizzata dall’Executive Master in Social Media Marketing & Digital Communication, ha continuato il monitoraggio avviato nel 2010 del panel di 720 aziende italiane, appartenenti a 6 diversi settori: alimentare, arredamento, banche, hospitality, moda e, novità di quest’anno, aziende che, pur operando in settori diversi [manifattura, legno, gomma e plastica, metallurgia], sono accomunate da un modello di business di tipo B2B.

Le aziende prese in considerazione sono del Nord per il 53% del campione, Centro 27% e Sud 20%. Di piccola dimensioni 32%, media 33% e grande 34%; c’è quindi probabilmente una sotto rappresentazione delle piccole imprese che, come noto, costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto economico italiano. Su quanto emerge c’è davvero molto su cui riflettere.

Un quarto delle imprese esaminate non ha un sito web, percentuale che sale al 33.2% per le aziende di piccole dimensioni e arriva al 46.3% per le imprese che operano nel B2B. Se le banche hanno quasi tutte una presenza in almeno un canale social, così non è nella moda con il 25% che non ha alcuna presenza sui social, percentuale che per le aziende alimentari passa al 32.7% per toccare l’80.2% nel B2B. Anche la dimensione aziendale, oltre al settore di appartenenza, sembra fare la differenza con le imprese di grandi dimensioni ad avere decisamente una maggior presenza sui social rispetto a medie e piccole.

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Facebook regna sovrano anche in questo caso con il 79% delle aziende del campione che ha una presenza sul social network più popoloso del pianeta. Instagram, di cui tanto si parla, è presidiato da un terzo delle imprese. Solo il 5% ha invece un corporate blog e si scende al 1% per quanto riguarda forum o brand community.

Se sono già questi numeri che fanno tremare è nell’analisi qualitativa della presenza social che si tocca il fondo. Delle, poche, aziende B2B che hanno una presenza social nessuna, sottolineo nessuna, ha caricato almeno due post sulla propria fanpage nell’ultimo mese di attività, ma anche tra le banche il 13.3% ha creato una sua presenza ma nei fatti non è attiva, così come non sono attive il 18.4% delle aziende dell’alimentare, il 21.1% dell’arredamento e il 21.9% di quelle della moda. Anche per quanto riguarda Twitter le cose non vanno in maniera molto diversa, anzi.

Per aggregare in forma sintetica l’insieme dei dati raccolti sulle pratiche d’uso dei social media da parte di ciascuna delle aziende esaminate e dei relativi settori di attività presi nel loro insieme è stato messo a punto dal gruppo di ricerca l’indice di SocialMediAbility. Indice che sintetizza un numero elevato di variabili, sia quantitative che qualitative, in base a cinque dimensioni: orientamento, gestione, caring, reachness e general engagement. In base a questi parametri le aziende che usano almeno un social, in una scala di valori da 0 a 10, ottengono uno score generale di 4 con quelle che operano nel B2C a 4.2 e quelle del B2B a 3.2.

Insomma se i social sono un fenomeno ampiamente consolidato, seppur in costante evoluzione, per molte aziende non pare avere senso esservi presenti ed ancor meno presidiare i canali con continuità ed in maniera adeguata. Nel 2016 la social media inability delle imprese italiane è un dato di fatto.


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