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Nell’Età del Ferro abbiamo una situazione completamente nuova, enunciata anche dalla letteratura antica. Diodoro Siculo e altri autori dicono che questi re tespiadi furono cacciati dagli Aristoi locali, capi locali di tribù strutturate secondo un modello aristocratico. Perno di queste comunità aristocratiche sono i villaggi e non più i nuraghe. Le nuove costruzioni mostrano strutture signorili con 5/6 ambienti e spesso un bagno. I greci vantano questo modello di società aristocratica, con i giudici che sono i nuovi governanti, eletti dal popolo e che si riuniscono nel Dicasterium, il luogo del giudice, la sala del consiglio con sedile che troviamo in tanti villaggi.
Queste curie sono i municipi del tempo, ma ci sono diversi livelli nei consigli per l’organizzazione del territorio, dai villaggi a distretti più ampi. Nei villaggi ci sono anche dei Gymnasia gradonati (Palestre con sedili) e si nota la proliferazione di santuari. Probabilmente c’erano dei collegi sacerdotali che completavano la struttura organizzativa e sociale delle comunità.
Le case sono a corte con cortile centrale e nei villaggi, intorno alle case e ai viottoli, troviamo le capanne rotonde con i sedili a giro. I nuraghe continuano ad essere il simbolo religioso delle comunità, e rappresentano il ricordo di Norax, che è l’antenato capostipite, ora inserito in una comunità aristocratica.
È in questo periodo che nasce la bronzistica figurata, con gli eroi e le figure di divinità e offerenti, animali sacri, modelli di templi, sale dei consigli e riti, come quello della bevuta collettiva interpretata come un sacrificio in onore degli dei.
Santa Vittoria di Serri è uno dei luoghi nei quali la società dell’epoca è evidenziata dalle strutture: ci sono due templi, un pozzo sacro, un protonuraghe, numerose capanne abitative, la capanna delle riunioni, il recinto delle feste con spazi destinati alla vendita di manufatti e animali, luoghi adibiti alla produzione dei bronzi e altri edifici importanti. I villaggi diventano il cuore della comunità e i sacerdoti hanno un peso formidabile in questa società del Primo Ferro. Molti nuraghe vengono trasformati in templi e anche nella bronzistica si notano edifici che possono ben rappresentare le strutture dell’epoca.
Nel nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, negli strati pertinenti l’Età del Ferro, intorno al IX a.C., il nuraghe viene trasformato in tempio e nel vano “E” si nota la presenza di un grande altare in pietra con vasca e la rappresentazione di una torre in un lato.
A Barumini c’è una zona termale con un forno che riscaldava l’acqua, sedili, una grande vasca e altre opere idrauliche allestite per il buon funzionamento dell’impianto.
È in questo periodo che troviamo (rappresentati su navicelle) carri con ruote piene e trainati da buoi, pesi da telaio, la grande statuaria, la comparsa di tombe singole e i primi segni di scrittura di derivazione fenicia, a dimostrazione di una società che cambiava e mostrava il governo di gruppi aristocratici. La letteratura antica racconta che i vecchi capi tribali si rifugiarono in Italia, nei dintorni di Cuma e in altre aree, e questo dimostra il motivo del ritrovamento in Etruria di tanti bronzi figurati, di brocchette e materiali ceramici simili a quelli nuragici.
L’evoluzione della società aristocratica subisce una battuta d’arresto quando arrivano i cartaginesi perché ci furono momenti di crisi. La società era ancora potente e capace di respingere l’esercito di Malco nel 520 a.C. e nella letteratura si parla di una flotta sardo-corsa guidata da Forcus che organizzava la resistenza contro Atlante, che rappresenta chiaramente Cartagine.
In Etruria intorno al 750 a.C. si forma un nuovo governo con un re, Romolo, primo re di Roma che inaugura un periodo monarchico che porterà nei secoli successivi all’egemonia di Roma nel Mediterraneo. In Sardegna non abbiamo situazioni chiare e accertate per i secoli VII-VI a.C. con villaggi che si dotano di mura e che diventano residenze di re, quindi non possiamo ancora chiarire come in quei secoli fosse gestito il potere.
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