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La sofferenza di chi fugge

Creato il 13 gennaio 2012 da Andrea Rattacaso @rattablog2
La sofferenza di chi fugge Durante i miei interventi scrivo sempre di concetti che, bene o male, penso di aver capito. Spesso però mi capita di riflettere molto su tante cose che ancora oggi non riesco a capire completamente.
A tutti capitano dei periodi in cui si vedono e/o vivono cose poco comuni e con il passare degli anni, forse per trovare un po' di serenità, si cerca di trovare ancora il senso di tutto, il senso delle nostre sofferenze. 
Spesso, molte volte, una risposta già la conosciamo...
Tutti noi, bene o male, sappiamo che in questo mondo la sofferenza è inevitabile ma, pur sapendolo, molti continuano a scappare di fronte ad essa. Ci sono persone che fanno soffrire chi amano, ci sono persone che soffrono per gente che non li ama,  c'è chi gli è stato spezzato il cuore e c'è chi lo ha appena ricomposto dopo che si è rotto.
In queste situazioni che ho citato ed in molte altre spesso la gente si nasconde in falsi rifugi pensando di non soffrire, isolandosi dalla realtà.
Per carità, anche io l'ho fatto e so quali possano essere le motivazioni che ci fanno fare questa scelta, ma non ho mai capito perché la gente preferisce soffrire in un falso rifugio anziche uscire fuori e affrontare tutto.
Con il tempo, riflettendo, ho fatto un ragionamento: se fuori fa freddo ed esci senza cappotto puoi morire assiderato. Allo stesso modo una persona che ha un problema rischierebbe di farsi seriamente del male se cercasse di risolverlo senza averne i mezzi.
Una delle tante spiegazioni potrebbe quindi essere che la gente preferisce soffrire passivamente perchè non ha i mezzi per affrontare tutte le sofferenze che si patiscono nel dover risolvere i problemi delle vita, o perlomeno pensa di non averli.
Purtroppo però nemmeno aver la soluzione a tutti i problemi basta per non soffrire nella vita. Quando bisogna aggiustare qualcosa che si è rotto ci tocca inevitabilmente uno sforzo. Questo sforzo ha sempre come prezzo un sacrificio, il quale spesso si traduce in una sofferenza.
Soffrire è quindi inevitabile, molti lo hanno capito, e in fondo sappiamo bene che fuggendo, le sofferenze ci rincorreranno per tutta la vita. Perché allora non ci impegnamo a trovare i mezzi per risolvere i nostri problemi?
Perché non proviamo ad accettare che ogni giorno della nostra vita è esso stesso un periodo di probabile sofferenza?
Le sofferenze di tutti i giorni fanno da scuola, ci mettono a contatto con la realtà e nella vita più si soffre e più si comprende il significato di cio che ci circonda e ci appartiene. Un orfano sa bene cosa vuol dire non avere il padre rispetto a uno che lo ha sempre avuto, un uomo vissuto in tempi di guerra conosce bene il valore della pace.
Sicuramente chi fugge ha le sue buone giustificazioni, non voglio giudicarlo ma non si può evitare la sofferenza per sempre. Vivere in questo modo equivale a non vivere, ad indebolirci sempre di più, ad odiare la vita, ad essere arrabbiati con il mondo. Ne vale la pena?
Alla prossima.

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