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La soglia della pietà (Lidia Ravera)

Da Rene1955

Come esiste una soglia del dolore, e ciò che per me è intollerabile per te è una leggera emicrania, esiste una soglia della pietà. C’è chi, di fronte al conto quotidiano dei morti di emigrazione, discute cause e strategie, c’è chi cerca di sintonizzarsi su questioni più fatue (può un assessore della giunta capitolina fare il tifo per la Juve e canticchiare sconcezze sulla Roma, oppure deve dimettersi?), c’è chi tace, inghiotte amaro e sente gli occhi caricarsi di lacrime.

Gli appartenenti alla terza categoria sono i più esposti. Hanno una soglia delle pietà bassa, soffrono subito. Si sentono addosso il peso dell’impotenza dei paesi industrializzati. Empatizzano con chi viaggia nelle stive, senz’aria e senz’acqua. Si sentono soffocare. Imbarcano acqua con chi sta per annegare. La ripetizione quotidiana del lutto non ne alleggerisce il peso, non si abituano, la ripetizione del lutto li esaspera.

Gli appartenenti alla terza categoria hanno trovato francamente intollerabile la grande fotografia del cadavere di un bambino molto piccolo fra le braccia di un poliziotto che, per confronto, pare un gigante. Ma forse era necessaria per chi ha una soglia della pietà più alta, e per sentire dolore deve sbattere il naso contro l’innocenza sacrificata, deve guardare vite stroncate a due anni. Quello che invece mi pare falso è il titolo, applicato all’immagine. “L’urlo di questa foto e i silenzi della politica”. Magari la politica stesse in silenzio. La politica cerca di giocarci con quella foto.

Costruisce schieramenti. Crea fronti fittizi. Sempre con un occhio alla crescita della propria base elettorale. Dovrebbe tacere, invece. Tacere e mettersi a studiare. Perché va trovata una soluzione, bisogna fare posto, stringerci e fare posto. Quello che sta accadendo in questi mesi è l’inizio del futuro, non è un’emergenza, non è un incidente. È la realtà del mondo come si va configurando.

articolo originale su huffington post italia


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