Dice la signora Paola Bacchiddu, ex capo della comunicazione della Lista Tsipras: “Il mio culo? Può essere servito a far circolare il nome della lista”. Culo o non culo, la Lista Tsipras ha raggiunto un obiettivo nel quale nessuno credeva: è riuscita a superare il quorum del 4 per cento e a portare in Europa un esponente che si unirà a quelli eletti in Grecia. Erano anni che una lista della sinistra radicale non riusciva nell'impresa e in molti si saranno detti: “Visto? Non siamo morti”. Ma si sa, i sinistri radical chic sono fantasiosi ma anche parecchio rissosi così, all'indomani del successo elettorale, e tanto per far sapere agli italiani che sono sempre gli stessi, si sono spaccati. Esistono due linee di pensiero. La prima fa capo a coloro che chiedono all'eletta italiana, Barbara Spinelli, di farsi da parte come aveva promesso prima delle elezioni. La ragione? La signora Spinelli non ha nessuna intenzione di farsi da parte. La seconda, invece, tifa apertamente per la suddetta e riafferma che la volontà popolare non può essere disattesa, dentro, quindi, la Spinelli. Negli attici dei Parioli, fra un prosecco e una tartina, il clima è tesissimo. “La Bavbava deve andavsene”, dice il Duca Bordeaux. “La Bavbava deve vestave”, dice il Marchese Amaranto mentre i flute tintinnano e i tacchi 12 risuonano “sinistramente” (è il caso di dirlo), sul finto cotto toscano fine '700. Passano gli anni, le stagioni, i capelli imbiancano, spesso cadono, ma gli adoratori del cachemire sono sempre lì, a discutere di classe operaia quando non sanno neppure a cosa serva un giravite. Sono sempre gli stessi attrezzi arrugginiti di una sinistra litigiosa, capziosa, arruffona e inconcludente che ha portato la sinistra-sinistra a perdere tutte le elezioni dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Sono superstipendiati che, annoiati dal benessere e dalle agiatezze, sognano di fare la rivoluzione e vengono colti dal terrore se il vento fischia e la bufera urla. Borghesi dentro e fuori, per loro l'apparire è sempre stato più importante dell'essere, perché le palle non le acquisti in boutique né le rinvigorisci con un lifting. Sono loro, i rossi-rossi di sempre, che si riuniscono nei salotti al caldo quando fuori nevica e tra una mano di burraco e l'altra, parlano di “ultimi”, di “senza tetto”, di “affamati”, di cassintegrati, di cococo, di partite Iva, di sfruttati senza mai nominare gli sfruttatori, quando l'ultima partita giocata è stata una mano di bridge da togliere il fiato. “Signova mavchesa, come se la sente staseva”. “Oh cavo bavone, cvedo di aveve un po' di pvuvito pvopvio lì”. Ma andate affa...
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La solita sinistra poco radical e tanto chic. Si spacca la Lista Tsipras
Creato il 04 giugno 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Dice la signora Paola Bacchiddu, ex capo della comunicazione della Lista Tsipras: “Il mio culo? Può essere servito a far circolare il nome della lista”. Culo o non culo, la Lista Tsipras ha raggiunto un obiettivo nel quale nessuno credeva: è riuscita a superare il quorum del 4 per cento e a portare in Europa un esponente che si unirà a quelli eletti in Grecia. Erano anni che una lista della sinistra radicale non riusciva nell'impresa e in molti si saranno detti: “Visto? Non siamo morti”. Ma si sa, i sinistri radical chic sono fantasiosi ma anche parecchio rissosi così, all'indomani del successo elettorale, e tanto per far sapere agli italiani che sono sempre gli stessi, si sono spaccati. Esistono due linee di pensiero. La prima fa capo a coloro che chiedono all'eletta italiana, Barbara Spinelli, di farsi da parte come aveva promesso prima delle elezioni. La ragione? La signora Spinelli non ha nessuna intenzione di farsi da parte. La seconda, invece, tifa apertamente per la suddetta e riafferma che la volontà popolare non può essere disattesa, dentro, quindi, la Spinelli. Negli attici dei Parioli, fra un prosecco e una tartina, il clima è tesissimo. “La Bavbava deve andavsene”, dice il Duca Bordeaux. “La Bavbava deve vestave”, dice il Marchese Amaranto mentre i flute tintinnano e i tacchi 12 risuonano “sinistramente” (è il caso di dirlo), sul finto cotto toscano fine '700. Passano gli anni, le stagioni, i capelli imbiancano, spesso cadono, ma gli adoratori del cachemire sono sempre lì, a discutere di classe operaia quando non sanno neppure a cosa serva un giravite. Sono sempre gli stessi attrezzi arrugginiti di una sinistra litigiosa, capziosa, arruffona e inconcludente che ha portato la sinistra-sinistra a perdere tutte le elezioni dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Sono superstipendiati che, annoiati dal benessere e dalle agiatezze, sognano di fare la rivoluzione e vengono colti dal terrore se il vento fischia e la bufera urla. Borghesi dentro e fuori, per loro l'apparire è sempre stato più importante dell'essere, perché le palle non le acquisti in boutique né le rinvigorisci con un lifting. Sono loro, i rossi-rossi di sempre, che si riuniscono nei salotti al caldo quando fuori nevica e tra una mano di burraco e l'altra, parlano di “ultimi”, di “senza tetto”, di “affamati”, di cassintegrati, di cococo, di partite Iva, di sfruttati senza mai nominare gli sfruttatori, quando l'ultima partita giocata è stata una mano di bridge da togliere il fiato. “Signova mavchesa, come se la sente staseva”. “Oh cavo bavone, cvedo di aveve un po' di pvuvito pvopvio lì”. Ma andate affa...
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