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Adoro Halloween, non tanto per la festa in sé, invero simpatica tanto quanto il carnevale, quanto perché ogni anno qualche esponente più o meno importante della curia si scaglia contro la deriva horror della festa di Ognissanti, rendendoci edotti di come quella data e quella festa siano importanti per satanisti e affini (almeno nella loro mente), quali pagani, wiccan e via dicendo.
Sarebbe utile rammentare che gli unici a credere al demonio sono proprio i cristiani (e gli islamici, sebbene in forma diversa) e che in tal modo sono essi stessi ad alimentarne l’esistenza. Già perché la festa di Halloween (derivato da All Hallow’s Eve, ovvero vigilia di Ognissanti) altro non è che un'allegra carnevalata, né più né meno della festa che precede la quaresima, e anche originariamente quando si trattava di festa pagana cui il cristianesimo ha voluto sovrapporre la propria ricorrenza, nulla aveva a che fare con ipotetiche forze maligne il cui unico scopo era quello di traviare le anime dei viventi al fine di condurle alla perdizione. Si tratta e si è sempre trattato di una misera lotta tra superstizioni cui per l'appunto solo i superstiziosi possono vedervi il male, mentre è così palese che i bimbi non vedono l’ora di avere un dolcetto o, in alternativa, propinare il loro scherzetto a consenzienti adulti. Bambini che, a dire il vero, sarebbe opportuno non venissero a contatto con alcuna superstizione, neppure con quelle che si auto innalzano a religione (giacché è fin troppo ovvio che per ogni religione, l’altra è superstizione!) e che invece si ritrovano già introdotti nelle scuole per l’infanzia (dove può capitare che manchi l’insegnante di sostegno per bambini disabili ma giammai potrà mancare la maestra di religione) a parlare di inferno e paradiso , nonché di morti che resuscitano dopo essere stati appesi a uno strumento di supplizio (questa non è deriva horror?). Ma sono polemiche sterili le mie, come del resto è sterile la solita tiritera di questi ben pensanti in gonnella. Non ci rimane che attendere il Natale, con le sue derive commerciali come il Babbo Natale che ormai è più celebre di Gesù Bambino (perché diciamocelo, per quanto sia improbabile, è più facile far credere che i doni li distribuisca un vecchio a cavallo di una slitta volante che un bimbo in fasce), e la Befana, che nulla a che fare con il concetto di Epifania ma che con i dolcetti nella calza è molto più interessante e, ancora, la Pasqua con la fondamentale disquisizione se è più buono l’uovo con il cioccolato al latte o quello fondente, così sublime, da far resuscitare i morti.
E ridaje coi morti...
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