Un grosso difetto di noi pollastre è il non sapere o non voler accettare i periodi, brevi o lunghi che siano, di completa solitudine. E credo stia tutta qui la chiave delle famose ma tristi parole che ogni tanto ci diciamo in un raptus di false verità: “non ho ancora incontrato l’uomo giusto”…
Pur di non stare sole andiamo a tentativi e ci avventuriamo in rapporti sbagliati, imboccando strade senza uscita, preferendo situazioni limite al nostro crescere interiore. Non ce la facciamo nemmeno a pronunciarla la parola solitudine, però sappiamo puntualmente dire “non era l’uomo giusto per me” e non vogliamo riconoscere che molte storie in cui ci infiliamo le accettiamo solo per il fatto che in certi periodi della nostra vita la solitudine ci fa davvero paura… Se sapessimo quello che ci aspetta probabilmente di sicuro faremmo marcia indietro…
Eh sì perché la singletudine diventa sofferenza quando non riusciamo a stare sole, quando invidiamo le amiche che hanno una relazione o quando non siamo in grado di crearci un nostro giro di amicizie, al di là della coppia.
Ed ecco che senza pensarci arriviamo ad accettare di stare con Luca, il creativo, che non solo non si toglie i suoi adorati calzini a quadretti arancioni durante il sesso ma i suoi piedi puzzano da morire…
o Giulio, il bacchettone, che, perso nei suoi pensieri, ride da solo mentre tu pensi che ce l’ha con te…
o Maurizio, l’ipocondriaco, che si tocca le palle in continuazione, non per scaramanzia ma per paura di perderle …
o Giancarlo che si scaccola il naso in macchina anche se ci sei tu a fianco…
Non riusciamo a capire che nel momento in cui impariamo a stare bene con noi stesse, raggiungiamo una conferma di autonomia che accresce l’autostima: riusciamo ad apprezzare i nostri spazi e ci prendiamo maggior cura di noi stesse. Tutta strada in salita però che nemmeno se stiamo in mountain bike con cambio shimano risulta più agevole …
Decidiamo quindi di prendere quella scorciatoia, quella che all’inizio ci sembrava una strada per poche privilegiate, ma che oggi è diventata di passaggio pubblico.
Demy Moore e Madonna, antesignane di questa svolta apocalittica dell’emancipazione femminile, ci hanno dimostrato che le donne di oggi, qualsiasi sia l’età che le insegue, sono consapevoli che per liberarsi della solitudine, si danno sgomitate e che il TOY BOY è l’ultima trovata in fatto di paraculaggine al femminile.
Quando ti metti con uno più giovane di te di almeno 20/25 anni affronti con somma gioia e consapevolezza che questo un giorno si stancherà di te, vuoi per la vecchiaia, vuoi per la mancanza di cose da dirsi, vuoi per la mancanza di cose da condividere, vuoi per quello che vuoi, lo sai: il rapporto è destinato a finire…
E questa somma consapevolezza rende ancora più squisita la nostra conquista e per smania di onnipotenza quasi dimentichiamo che la vita è piena di sorprese e le reali intenzioni che abbiamo consistono nel prenderci il meglio dal “qui ed ora” e di dire “poi Dio ci pensa” tra dieci anni (si spera) quando il giocattolo si sarà stancato di noi ormai sessantenni (e non noi a stancarci del giocattolo!!!!) con la voglia solo di fare le nonne.
E allora vai con l’impennata di autostima quando lui ti fa sentire desiderata proprio perché contento di cogliere la mela matura…
e vai con le notti magiche che sembrano sempre quelle della “prima volta”…
e vai con le seratine al ristorantino a 250 km di distanza da casa che il giorno dopo devi lavorare… e vai con le nottate al disco pub che ti ci vuole un mese per ripigliarti…
e vai con le spese di trucco, parrucco e ceretta da perderne il conto a fine mese…
Tutto questo per non confessarci che noi pollastre, al contrario degli uomini, non sappiamo mai quello che vogliamo, e che grazie a quest’immenso amore che ci ritroviamo dentro e che dobbiamo puntualmente riversare su qualcuno (oh mai che fossimo noi stesse!!!), siamo pronte a far contento il primo che ci capita, con la speranza che sia sempre “quello giusto”…
Se poi abbiamo culo come l’attrice Tilda Swinton, scopriremo che anche i toy boy possono essere “per sempre”;-)
La solitudine al femminile: ma ci siamo o ci facciamo?
Un grosso difetto di noi pollastre è il non sapere o non voler accettare i periodi, brevi o lunghi che siano, di completa solitudine. E credo stia tutta qui la chiave delle famose ma tristi parole...
https://chicklitandco.wordpress.com/2014/12/03/la-solitudine-al-femminile-ma-ci-siamo-o-ci-facciamo/