di Rina Brundu. Scrivono che Mario Balotelli si sente solo. Mi spiace. La solitudine degli ex-numeri primi è un dramma bruttissimo, bisognerebbe coinvolgere le associazioni umanitarie. E non importa se a restare “soli” sono ragazzoni fatti, ricchi e viziati, che fanno il tratto aereoporto-villa blindata in Ferrari. Che dire a mò di consolazione? Che forse tutta questa “solitudine” non è quella gran tragedia che sembra, non alla luce delle sue ultime dichiarazioni sui “negri”. Se fossi di origine africana infatti non sarei troppo contenta della terminologia usata per definirmi e trovandomelo davanti in un momento di giramento di scatole non so quanto aplomb riuscirei a mantenere. Tra il termine “nero” e “negro” c’é infatti un oceano infinito riempito di tutto il peggio che la nostra storia dell’ultimo mezzo millennio è riuscita a produrre.
Detto questo non si capisce neppure perché Balotelli sia stato lasciato solo dato che a perdere contro il Costarica e l’Uruguay erano in undici in campo più l’allenatore oltre la linea di demarcazione. O meglio lo capiamo bene dato che la capacità di scendere dal carro perdente a velocità della luce, di fare a scaricabarile, è un’arte che noi italiani padroneggiamo come nessuno. In questo senso fa benissimo Balotelli a prendere le distanze, a chiedere asilo politico anche ai Maori della Nuova Zelanda, chi non lo farebbe?
Ma dentro questa rincorsa a “dissociarsi”, a “lavarsene le mani” fa ancora più male sentire della telefonata che un mito come Gigi Riva avrebbe fatto a Cesare Prandelli per chiedergli di restare. Se questo fosse vero sarebbe un fatto estremamente grave e sicuramente non degno del grande attaccante del Cagliari. Se c’é un mondiale dove la responsabilità dell’allenatore nell’eliminazione della squadra è indiscutibile è proprio questo: Cesare Prandelli ha infatti portato in Brasile un’armata Brancaleone che tutto poteva definirsi tranne squadra. E così è stato non tanto perché i vari protagonisti pensavano ai loro privati interessi (non è sempre stato così?), ma perché l’evidenza della mancanza di un piano tecnico-tattico-strategico credibile, piano che spetta all’allenatore impostare, era sotto gli occhi di tutti. Chiedere a Prandelli di restare è un poco come invitare Hannibal Lecter per uno spuntino sapendo che è a digiuno da mesi, Suarez docet!
“Non mi ritiro ma resto a disposizione” così ha parlato Andrea Pirlo dopo la debacle, a dimostrazione che i veri numeri primi restano sempre tali. Matematicamente.
Feature image, Gigi Riva.