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La solitudine degli internauti

Creato il 20 giugno 2014 da Vittoriano @BVittoriano
LA SOLITUDINE DEGLI INTERNAUTIInternet ha spalancato le porte alla globalizzazione dell’informazione, dei pensieri e degli stati d’animo di ciascuno di noi che veicolano nell'infinito mondo della “rete” senza alcun controllo o verifica preliminare della loro autenticità.
E’ come un treno su cui si può salire liberamente in qualsiasi momento: l’unico documento di viaggio richiesto è una password che ci costruiamo fra le innumerevoli combinazioni alfanumeriche che conserviamo fra i nostri appunti o in qualche angolo recondito della nostra memoria.
Siamo un numero, un codice, delle lettere prestampate. Siamo un vortice di emozioni, di faccine che sorridono e che invece piangono per davvero …”
Così recita il testo iniziale di una delle mie canzoni de “L’aquila non ritorna” intitolata, per l’appunto, “Password”.
La comunicazione multimediale è divenuta un’esigenza sempre più impellente e, in molti casi, essenziale e strategica. L’hanno capito in milioni di persone, dai “comuni mortali” ai potenti della Terra. Persino il Santo Padre ha aperto un proprio profilo Twitter per “cinguettare” con i fedeli di tutto il mondo. Come dire che il messaggio cristiano, visto lo spopolamentodelle chiese, può essere più efficacemente diffuso attraverso questa moderna modalità in luogo o in accompagnamento alle tradizionali omelie.
Ma è vera gloria?
Credo che bisogna distinguere la comunicazione come promozione di un prodotto o di un messaggio pubblicitario da quella interpersonale che si attua attraverso i vari social network. Nel primo caso sono indubbi i vantaggi della veicolarità dell’informazione rispetto ai fini economici o commerciali perseguiti. Nel secondo, la comunicazione può essere fuorviante rispetto al significato proprio del termine. Comunicare è mettere in comune qualcosaper renderci partecipi, implica cioè una relazione attiva e propositiva tra due o più persone.
Due sono gli elementi fondamentali della comunicazione sociale: il bisogno di trasmettere un pensiero, uno stato d’animo, e l’aspettativa dell’ascolto, della partecipazione e della condivisione.
Curiosando fra gli infiniti post dei vari social, al primo elemento non si accoda quasi mai il secondo. In altri termini, mentre vi è una fortissima esigenza di trasmettere, di essere protagonista dell’informazione a qualsiasi costo pur di uscire dalla propria solitudine implosiva ed esplosiva, raramente si riscontra, per converso, l’effetto benefico e vitalizzante dell’ascolto, che poi altro non è che il bisogno di …attenzione.
Riporto come esempio due post che ho letto qualche tempo fa da un famoso social network :
Oggi ho rigirato il materasso per il cambio di stagione .”Risultato: 15 mi piace, 4 condivisioni, 1 tag della foto (quella del materasso) e qualche “emoticon” per rendere il tutto più colorito.
Appare evidente la distonia tra la puerilità del messaggio, forse foriera di una frustrazione irrisolta nella vita reale, e lo sproporzionato gradimento che genera più di un sospetto in quanto ad autenticità.
Grazie a ...omissis...  per avermi accompagnato a casa.”Si suppone che la scena, quella del passaggio, sia davvero avvenuta in realtà. Ma in questo caso il ringraziamento è traslato direttamente … nel mondo virtuale.
Insomma la virtualità della comunicazione rischia di minare, fino a soppiantarla, la realità delle relazioni sociali. Quanto più ci si addentra nel mondo della “rete”, tanto più si esce da quello reale fino a divenire …
… un numero, un codice,
delle lettere prestampate,
un vortice di emozioni,
di faccine che sorridono
e che invece piangono per davvero …
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