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Quando alcuni libri raggiungono risultati eclatanti soprattutto nei maggiori concorsi letterari italiani, bisogna essere sempre sospettosi; così nel 2008 “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano che si accaparrò sia lo “Strega” che il “Campiello” non mi convinse e a ragione, tanto che non ne ho mai parlato pubblicamente. In questa stagione cinematografica è arrivato la trasposizione filmica del libro di Giordano (che insieme al regista Saverio Costanzo ha curato la sceneggiatura) e devo dire tutte le mie impressioni sul libro trovano conferma in questo film. Il libro era scadente e il film rileva tutte le debolezze del best seller di Giordano; si salvano solo l’interpretazione dei due protagonisti (una Alba Rohrwacher che si sta dimostrando sempre più come una delle migliori interpreti in circolazione e un taciturno Luca Marinelli che rende il film quasi claustrofobico) e la colonna sonora di Mike Patton che sicuramente supera in termini di gradimento le immagini che accompagna.
“ Alice e Mattia. Coetanei a Torino. Bambini le cui coscienze sono attraversate da un trauma profondo che non li abbandonerà mai. Alice e Mattia. Si conoscono. Potrebbero amarsi. Si separano (lui accetta un incarico in Germania e lei si sposa). Potrebbero ritrovarsi se consentissero a se stessi ciò che si sono sempre in qualche modo vietati. Due corpi che potrebbero fondersi ma che restano murati in una solitudine che si presenta come ineluttabile perché il senso di colpa e il sentirsi fuori posto (in una società sempre più spietata sin dalle età più giovani) finiscono con lo spingere a costruire muri in cui si possono aprire solo piccole brecce che sembrano sempre pronte a richiudersi. Seguiamo la loro vita dall’infanzia, segnata da traumi profondi, provocati da adulti colpevolmente distratti, che isolano i protagonisti in un mondo interiore immobile e violento. Sarà il riconoscersi nel reciproco disagio a farli avvicinare ma anche quello che li terrà separati per tutta la vita. Costanzo avverte la necessità d’impregnare la materia del film del dolore che segna l’esistenza dei protagonisti”. Questa la trama che poteva avere (almeno nel film) un altro svolgimento e che invece si perde dietro ad una rap’presentazione orrori fica della vita dei due protagonisti. Ripeto un film che al pari del libro non mi è piaciuto per niente.
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