Magazine Bellezza
Ogni qual volta qualcuno pubblica su un social la foto dell'ultimo rossetto Mac acquistato nella mia testa si smuove qualcosa e inizio a pensare e se dal budget di questa settimana togliessi 20€?
Male, cara Amaranthine, molto male, non dimostri minimamente la capacità di pensiero complesso!
Eppure quel rossetto, quello smalto, quel maglione che ho visto passando davanti a una vetrina continuano a parlare alla piccola oca giuliva che è in me chiedendole quanto saresti figa con me indosso?
A questa domanda ho spesso risposto tanto figa! risposta che mi ha fruttato tanti frivolissimi aggeggi nonché una buona metà di guardaroba nuovo.
Ogni tanto poi mi fermo a guardare i miei bellissimi, sudatissimi, centellinatissimi tre rossetti Mac e mi chiedo perché sono lì, a cosa servano, perché, da persona razionale quale sono, io abbia deciso di spendere quasi 60€ in un roba colorata che si spatascia sulle labbra e che - Mac o no - nel giro di qualche ora va via.
In questi mesi, devo ammetterlo, poco vi ho parlato di frivolezze e me ne scuso.
Se la frivolezza è il profumo della vita questi ultimi mesi sono stati profumatissimi!
Da novembre ad oggi ho comprato un rossetto Mac, il mio primo OPI e *rullo di tamburi* la Naked on the run. Qui a Milano la tentazione è dietro ogni angolo. Che sia un corner Mac dentro la Rinascente o un flagship store in galleria c'è sempre una vocina interiore che mi invita a sperperare i miei denari in roba di cui non ho bisogno.
Navigare verso le acque profonde e molte volte infestate dell'eticità del marketing mi pare rischioso.
Tuttavia in questi mesi il mio rapporto col marketing - che prima vedevo solo come: il demonio - è un po' cambiato, grazie alle cose che sto studiando e grazie ad alcune letture che ho fatto.
Una in particolare: Giuseppe Morici, Fare marketing rimanendo brave persone.
La tesi esposta nel libro mi ha convinta poco, devo ammetterlo: l'autore presenta il mestiere del marketer come una specie di missione, il marketer racconta i valori di un brand.
Ammetto che la mia visione del marketing è ancora assai limitata però presentare come una missione un mestiere in cui, in soldoni, si studia la miglior strategia per vendere qualcosa mi pare un tantino eccessivo. Tuttavia, mi sono un po' spogliata della mia veste di estremista perché ho tirato in ballo un fattore che prima completamente escludevo: il libero arbitrio.
Tu, o mio caro marketer puoi anche essere un figlio di buona donna e concepire la più subdola delle strategie per convincermi a comprare il tuo prodotto ma io, sono pur sempre capace di pensiero complesso, non lo dimentichiamo!
Con buona pace del sig. Morici, questo post non vuole intavolare una dissertazione sul suo apprezzabilissimo libro - chissà, perché no, più avanti - ma interrogarsi su un qualcosa che, secondo il mio modestissimo parere, va aldilà del marketing e arriva alla sociologia, alla psicologia, forse anche alla religione, ossia IL BISOGNO.
I miei tre rossetti Mac, accuratamente conservati, stanno lì, su un ripiano dell'armadio.
Li metto raramente perché la mattina non ho mai il tempo, poi il rossetto ha bisogno di cura ed io non sono proprio il tipo che si alza e va in bagno a metà mattinata per andarsi a rifare il trucco.
Ne aggiungo uno alla collezione ogni quanto? tre, quattro mesi e loro stanno lì e aspettano.
Eppure non li trovo inutili. Li guardo e sono contenta e prevedo di comprarne altri e di aggiungerli alla collezione. Il mio è forse uno slancio piccolo-borghese verso l'emancipazione, verso il miraggio di avere cose da ricchi? Non so, forse.
Però mi piace vederla più come una passione, come la volontà di circondarmi di cose belle, di cose che mi fanno sentire bella, che si allineano con l'idea che ho di me stessa -recente scoperta di cui potete leggere nel post precedente.
Si perde un po' troppo spesso la dimensione del bello soprattutto quando questa non corrisponde a quella dell'utile.
Così potrei farmi portavoce di tutte le piccole oche giulive (e ochi giulivi) che vivono dentro ognuno di noi e dire che non è poi così grave avere tre solitari, costosi rossetti che fanno capolino da dietro un'anta d'armadio. Considerazioni sull'essere&avere a parte.
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