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La solitudine dell'anima, di Ledra Ledra e Luce Loi

Creato il 22 dicembre 2014 da Babetteleggepervoi

Come promesso, ecco la seconda e ultima puntata del racconto natalizio di Ledra e Luce.
La solitudine dell'anima, di Ledra Ledra e Luce Loi

La pioggia iniziò a cadere leggera, accompagnata dal rimbombo di un tuono, in lontananza.Riccardo alzò la testa. Il tempo e le nuvole minacciavano qualcosa di peggio. Forse avrebbe fatto meglio a trovarsi un riparo. Ci stava ancora pensando, quando si accorse di essere osservato. Sapeva di essere solo in quel luogo ma, con forza dirompente, avvertì il bisogno di girarsi e di fugare il suo dubbio. Rimase sorpreso. Una ragazza molto carina si stava dirigendo verso di lui con passo felpato e sicuro.
«Mi scusi, signor Neri, il tempo si sta guastando e io… Forse sarebbe meglio mettersi al riparo prima che inizi a grandinare, che ne dice?» gli disse appena lo raggiunse, con un sorriso imbarazzato sulle labbra. Riccardo la guardò stranito, cercando di ricordarsi chi fosse e come facesse a sapere il suo nome. Poi l’educazione prese il sopravvento e le rispose: «Buongiorno, signorina. La ringrazio per l’invito, ma non credo che…»Non finì nemmeno la frase, prima che un chicco di grandine bianco e gelido piombasse giù dal cielo, sfiorandogli una guancia.La ragazza gli afferrò un braccio. «Meglio muoversi, prima di farsi male» gli disse, trascinandolo con sé verso la stanza del custode.Riccardo fu costretto a seguirla. Continuava a chiedersi chi fosse. Non ricordava di averla già vista, non credeva che avrebbe potuto dimenticarsene e, soprattutto, cosa ci faceva anche lei al cimitero il giorno di Natale?Entrarono nella stanza del custode.Riccardo si guardò intorno, perplesso. C’erano un tavolo, una stufetta e uno scaffale ingombro di carte. Fuori la grandine aumentò di forza e il ticchettio gli fece capire che non si trattava nemmeno di chicchi piccoli. «Devo ringraziarla» disse. «Se non ci fosse stata lei non avrei saputo dove ripararmi.»«Oh, sa, ho pessimi ricordi della grandine. Quando ero bambina ci sorprese una volta vicino al lago e un chicco colpì mio padre sul dito. Ci crede se le dico che ancora oggi non riesce a piegarlo? E sono passati quasi vent’anni!»Le credeva eccome. Sapeva i danni che poteva provocare la grandine. Ma la cosa ora non gli interessava più di tanto. Era curioso, come mai si era sentito negli ultimi mesi. Voleva che lei gli dicesse chi era e perché era lì. Sembrava troppo giovane per essere vedova. Forse era venuta a salutare i genitori o qualche amico. «Cosa ci fa lei qui? Non credevo che una ragazza carina come lei potesse essere così sfigata da stare qui da sola il giorno di Natale!»Lei deglutì, imbarazzata. Riccardo si sentì un verme. Era da troppo tempo che non vedeva una ragazza così e si stava comportando come un vecchio acido, incapace di controllare le parole. Forse era stato troppo tempo lontano dalla civiltà, chiuso nel suo dolore.«Mi scusi, frase retorica e scema» si sentì dirle. «Resettiamo tutto, okay?» le accennò un sorriso. «Faccia finta che io non abbia parlato e non sia stupido come sembro.»Lei annuì: gli occhi azzurri erano passati dall’imbarazzo all’empatia.Riccardo si sentì meglio nel vedere quell’espressione. Forse aveva trovato il modo di rimediare al disastro. «Posso chiederle con chi ho l’onore di parlare?» le chiese visto che lei se ne stava ferma e tranquilla a guardarlo.Lei gli rispose seria: «Sono  l’operatore cimiteriale.»Riccardo l’osservò. Sembrava tutto tranne quello che diceva di essere. Aveva voglia di ridere e ciò lo stupì. Quella ragazza così deliziosa era incredibilmente buffa. Indossava un completo in lana rosso carminio, una sciarpa e degli scarponcini di pelo strani.«Perché mi guarda stranito? Sa che non per forza bisogna essere un uomo per fare questo lavoro?» gli chiese lei ironica.Riccardo sentì la tensione scemare. Era da tanto che non faceva una conversazione pacata con qualcuno, e quella aveva un tocco così surreale da sembrare impossibile. Alzò le mani in segno di difesa.  «Ha assolutamente ragione» le disse contrito. «Touché due volte nel giro di 5 minuti. Ho stabilito un nuovo record!» continuò sorridendo. «Ma se la sente lo stesso di dire a questo  stupido come si chiama?»«Ilaria. Ilaria Monti.» Lei lo guardò, poi aggiunse: «E lei non è affatto uno stupido, signor Neri.»Riccardo trattenne il fiato nel sentire quella frase. L’aveva detta anche Pamela, anni prima, e con la stessa espressione. Il giorno in cui si erano conosciuti. Il ritmo della grandine era rallentato e ne approfittò per allontanarsi da lei. Da Ilaria.La tomba di Pamela era una macchia scura.«Ha smesso.» Una strana agitazione gli montò dentro e non capiva perché. Era una frase comune, chiunque avrebbe potuto dirla. Ma in un cimitero, il giorno di Natale, sotto una grandine che sembrava arrivata apposta per costringerli a ripararsi insieme. Forse non era una coincidenza.«Senta, che ne dice di approfittarne per un salto in pasticceria?» le propose di getto, voltandosi di nuovo verso di lei.Osservò le rotelle del suo cervello lavorare e la sentì indecisa.«Voglio ringraziarla per avermi salvato.»Ilaria si morse un labbro: «Volentieri, ma almeno fra una mezz’ora. Devo controllare che la grandine non abbia fatto danni, chiudere tutto e…»«Fra mezz’ora va benissimo.» Avrebbe avuto il tempo di salutare Pamela. «Faccia con comodo, ci rivediamo qui.»

La grandine, nonostante la dimensione e la violenza dei suoi chicchi, sembrava essere stata pietosa con le piante del cimitero. Ilaria avrebbe avuto poco lavoro da fare.Riccardo abbozzò un sorriso e si diede da fare per sistemare la tomba della moglie. «Sembra una ragazza simpatica» le disse. Aveva ragione sua zia, quando diceva che nemmeno la morte può separare chi si ama. Era sicuro che lei fosse lì e che lo stesse guardando. Era sicuro che la grandine non fosse caduta per caso. Rise di se stesso, dell’uomo che non aveva mai creduto in discorsi sulle anime e sull’Aldilà. Pamela aveva provato per una vita intera a convincerlo, e paradossalmente solo dopo la sua morte aveva iniziato ad ascoltarla.«Signor Neri.»Si voltò. Ilaria era lì, un piumino marrone avvolgeva il suo total red. Sembrava imbarazzata, felice e timida allo stesso tempo.La guardò, chiedendosi in che cosa si stava andando a impelagare.Ma era stata Pamela a volere che s’incontrassero, e ora non poteva rimangiarsi le sue parole. Salutò la moglie e le mandò un bacio, consapevole che lei avrebbe voluto vederlo vivere. «Chiamami Riccardo, mi farebbe piacere» le chiese con dolcezza, mentre con fiducia si dirigeva su un nuovo sentiero.
Ledra Ledra[email protected]e Luce Loi
[email protected]

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