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Stimolato dall'amico Demonio Pellegrino ho deciso di scrivere un post sulle HR. Lui qualche giorno fa ha espresso la volontà di scrivere un post su come le persone percepiscono le risorse umane e io ho deciso di scrivere della mia percezione di esponente delle HR. Magari poi glielo giro, lui mi risponde, io gli rispondo e in un attimo diventiamo materiale per Zelig. Comunque, il primo giorno che inizi a lavorare come facente parte del gruppo delle risorse umane capisci che farai una vita di solitudine. Lo capisci quando vai a prenderti il primo caffè e i colleghi ti parlano dei problemi dell'azienda come se tu fossi colui che può risolverli o che può comunque portarli all'orecchio di chi può risolverli. E capisci subito che, non potendo risolvere un cazzo, diventerai presto Giuda e che in tua presenza nessuno si lamenterà mai più, tu sei l'orecchio della proprietà. Questo non sarebbe neppure un male, il fatto è che tu non potrai mai lamentarti dell'azienda. Chi opera nelle risorse umane, dato che gode di tutti i benefici di cui gli altri non godono, non può lamentarsi dell'azienda. Se lo fa mostra il fianco al resto dei colleghi: “lo dice anche quello delle risorse umane che la mensa fa schifo”, “lo dice anche quello del personale che il caffè è cattivo e costa troppo”, “ho sentito quello delle HR lamentarsi dell'orario poco flessibile”. Come se fare risorse umane centrasse con tutto questo. Per la cronaca: la mensa e chi riempie le macchinette del caffè sono roba da ufficio acquisti e l'orario flessibile lo decide la proprietà. Quindi caffè da solo, sempre e in silenzio, mai farsi sentire che ci si lamenti. Poi, se fai abbastanza bene il tuo lavoro (o almeno come mi hanno chiesto di interpretarlo), la gente viene da te e si lamenta di tutto, ti riempie le giornate di questioni, sei il luogo dove tutti vanno a sfogarsi. Poi arriva fine giornata, ti guardi attorno e il più delle volte a te non resta che sfogarti con qualcosa da mangiare o con uno degli oggetti che popolano la scrivania delle risorse umane (chi ha lavorato con me ha ben chiaro il numero di oggetti che occupavano spazio sul mio tavolo). C'è da dire che è appagante partecipare alla riunioni. Far parte del gruppo HR significa far parte dell'elite dell'azienda quel gruppo ristretto che si riunisce settimanalmente per decidere del futuro dell'azienda. Bello, per carità, in genere passi le ore a far la figura di quello che non capisce il business e vuole solo ostacolare la corsa dell'azienda coi suoi cavilli contrattuali. Tecnicamente non capisci nulla e in più fai di tutto per impedire agli altri di generare profitto, il più delle volte sollevando questioni inutili. Tanto loro, i manager, hanno già parlato con la persona che non ha nessun problema a fare un turno di 24 ore e ad essere pagata in nero su un conto alle isole Caymann. Ah, dimenticavo, noi delle risorse umane siamo un costo. C'è da dire che l'aumentare della sensibilità sul tema sicurezza ha creato una figura che vive il nostro stesso disagio e a cui ci sentiamo affini: l' RSSP. Grazie di esistere.
Proseguo: se per il corridoio saluti qualcuno col quale leghi di più rovini la tua e la sua vita: “hai visto che quello delle HR prende il caffè con quello delle saldature? Chissà quanto prende adesso quello delle saldature, se le sceglie bene le amicizie”. Una precisione: se per caso qualcuno entra nelle simpatie di uno delle HR e quello delle HR è una persona seria, questo qualcuno è quello che lo piglia più in quel posto di tutti, pagando lo scotto dell'amicizia. Chiedo scusa a quei quattro amici che mi son fatto al lavoro per la vita che hanno dovuto passare. Ecco, veniamo al mio momento preferito: le retribuzioni. Ogni anno si discute delle retribuzioni e la frase è sempre “guardate, io vi avrei premiati tutti ma dalle HR mi hanno detto di stringere”. In genere non succede così, succede più facilmente che le HR dicano “ci sono motivi per i quali Tizio son tre anni che non prende nulla (in genere sta sul cazzo al capo)? Mi pare abbia dei riscontri positivi, non ritieni giusto dargli un segnale?”. Quindi lotta serrata per fare in modo che tutti siano equilibrati. E non sapete che lotta, c'è gente che non ha idea di quanto valga il denaro che vuole darvi. Poi, terminato tutto il giro, arriva il tuo capo che ti guarda e ti dice “sai com'è andata quest'anno, TU CI SEI DENTRO, era giusto incentivare Tizio, tenere sul pezzo Caio. Se vuoi ci sono due briciole ma facciamo così, il prossimo anno partiamo da te e le due briciole le accantoniamo per la formazione che so che c'è un corso che cerchi di pianificare da due anni”. Che culo, ci faccio benzina e la spesa col corso di formazione che voglio organizzare da due anni. E la cosa assurda è che tutti pensano “guarda che culo quello delle HR, lui è l'unico che può trattare il suo aumento perché conosce i meccanismi”. Invece no, a te tocca invece essere felice. Parentesi, non sapete quante volte ho fatto incazzare la gente dando loro gli aumenti. La gente non riesce ad immaginare il lavoro che c'è dietro a quei 100/200 euro che gli stiamo dando. Ah, dimenticavo, i veri manager ragionano così: se c'è da dire a qualcuno che l'aumento promesso da loro senza alcun confronto è saltato, lo fai tu; se c'è da dare un aumento trovano sempre il tempo di fare la parata. No, dai, a parte gli scherzi, occuparsi di HR è divertente. Intanto puoi partecipare ai corsi di formazione. Certo, spesso capita che il docente dica “guarda, gli altri ti vivrebbero come un controllore, mi mandi a puttane il setting d'aula, come faccio a fare il contratto psicologico. Magari fai un salto per il caffè a metà mattina”. Ah, già il caffè. Ne ho già parlato prima, quando ho detto che le HR bevono il caffè da sole, sempre. In più hanno anche il potere di svuotare le salette caffè: tu entri e venti persone se ne vanno. Le prime volte pensi ad un problema di igiene personale poi capisci. In compenso in mensa ti puoi rifare, c'è sempre un posto vuoto lontano dagli altri. Gli unici che si siedono con te sono i tuoi colleghi d'ufficio (e spera che siano simpatici) oppure chi ha bisogno di qualcosa. In genere viene verso di te col fare di chi ha capito la tua solitudine, ti sorride, apre le braccia e si siede. Se è molto bravo non ti chiede nulla, verrà da te nel tardo pomeriggio, se non è così smaliziato ti sotto porrà il problema fra un'insalata e un mandarino. Infine, mentre voi fate cene, pranzi, tornei di calcio, calcetto, scopone, pesca e biglie da spiaggia noi siamo a casa, noi partecipiamo solo agli eventi ufficiali, per evitare di fare figli e figliastri. Alle cene ufficiali in genere ti tocca il tavolo con vecchie cariatidi che parlano di com'era il mondo quarant'anni prima mentre i tuoi ex compagni di liceo che non si occupano di risorse umane sono impegnati in un trenino, bevono come spugne oppure sono in disparte con la tipa dell'ufficio acquisti (in genere nell'ufficio acquisti c'è sempre una tipa molto carina).
Lasciamo perdere il discorso colloqui dove tutti sono convinti che tu chieda favori sessuali a tutte le candidate, poco importa se fai colloqui a 174 ingegneri uomini ogni anno e ti capita di vedere una ragazza solo quando cerchi la segretaria del Direttore Generale, che per l'occasione presidia pure il primo colloquio. Ecco, quindi occuparsi di risorse umane non è un mestiere fatto di privilegi, ha beghe, guai e casini come tutti gli altri lavori. Soltanto, ogni tanto, siamo molto soli.
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