La solitudine è un’abitudine delle menti brillanti

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“Bermi un caffè da sola al bar? Nemmeno per sogno”. Le sento ancora risuonare dentro di me queste parole. Ero io, o meglio la vecchia me, a dirle. Quando pensavo che passare del tempo in solitudine fosse quasi imbarazzante. Come è evoluta la cosa? Oggi cerco la solitudine. Ci sto bene e mi fa bene. Quando questa mattina ho letto dell’ultimo studio pubblicato dal sociologo americano Eric Klinberg ho visto la mente tornare ad allora. A quando era impensabile bersi un caffè da sola al bar.

Le scoperte più grandi della storia sono state fatte in completa solitudine. Pare che la creatività e il talento trovino terreno fertile proprio quando si resta soli con se stessi. E a pensarci bene è cosi. Quando ho bisogno di trovare un’idea o cerco ispirazione preferisco restare sola, ascoltarmi e poi seguire il flusso di idee.
E’ quello che, più o meno, emerge dallo studio di Eric Klinenberg di cui oggi ho letto su Huffington Post. In questo caso si parla addirittura di vita da single. Vivere da soli, si legge nello studio, significa godere di relazioni di qualità perchè si diventa più selettivi. Secondo il sociologo Erin Cornwell la solitudine aiuterebbe anche a stimolare l’empatia. Gran bella cosa. L’empatia rende tutto più speciale.

In fatto di talento e creatività, infine, uno studio condotto nel 1994 da Mihaly Csikszentmihalyi, meglio noto come lo psicologo della felicità, ha rilevato il potere della solitudine per la creatività degli adolescenti.
Sono sempre un po’ restia a dar retta agli studi perché sono sempre uno il contrario dell’altro. Di sicuro il potere della solitudine l’ho testato su di me e mi sento, quindi, di consigliare dei gran momenti quotidiani in compagnia di se stessi.

Che poi non è proprio essere soli, per la verità.

Fatelo spesso. Fatelo a San Valentino. Permette ai vostri bambini di farlo.

Io in solitidune sento di dare più spazio a me stessa. A voi succede?

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