Il ritorno del ‘caro leader’, coi suoi toni nordcoreani o sudamericani modello chavista, rappresenta il trait d’union, di diversi versanti convergenti, tra berlusconismo, grillismo, antagonismo degli estremisti.
I punti d’incontro tra le varie fazioni, apparentemente diverse e distanti, si era manifestato da tempo sui tanti temi tutti interpretati in chiave anti: 1) europeismo; 2) parlamentarismo; 3) giornalismo; 4) governo Monti; 5) tasse ed equitalia; 6) Presidenza della Repubblica; 7) politica e partitismo.
Unica discriminante la magistratura, per ora.
Adesso il ‘caro leader’, per non essere da meno, dopo la recente condanna da parte dell’odiata magistratura, torna in campo per cavalcare i venti di sommossa che aleggiano in Italia.
L’uomo medio dei media ha capito che è tempo di giocare allo sfascio definitivo. Ha fiutato il dilagante e irrimediabile malumore che, a seconda degli sviluppi, potrebbe portare il nostro paese, non del tutto immune, alla ricerca di una svolta autoritaria.
Eccolo, quindi, pronto a capeggiare l’incombente e prevedibile ingovernabilità del pre e del post elezioni.
Immaginate: qual è lo scenario più propizio per i populisti d’ogni provenienza e derivazione, se non il caos totale?
Se non prenderà consistenza l’unica possibile alternativa, ancora una volta di transizione, d’un nuovo centrosinistra capace di rendersi autore e interprete delle riforme necessarie a questa democrazia asfittica e alla morente economia reale, l’orizzonte non potrà che essere caratterizzato da tinte più che fosche.
Il cavaliere, deluso e avvelenato, pare disposto a giocarsi il tutto per (il suo) tutto. Anche a rischio di frantumare definitivamente quello schieramento che è stato, sino a ieri, creatura a sua immagine e somiglianza.
Quest’altra consapevolezza, d’una destra alla deriva senza il suo ideatore/finanziatore, certo non gli manca. Allo stesso tempo esiste in lui, probabilmente, la forte convinzione di poter dar vita, in quest’assoluto marasma, ad una nuova destra, ancor più oltranzista, disposta a seguirlo nella battaglia finale.
Immaginate il futuro che ci attende, senza una possibile e credibile alternativa, verso cui convogliare il voto di chi vuole ricostruire anzichè distruggere, disposta ad accantonare le divisioni e più propensa a coltivare i punti d’incontro: il buio più nero del nero.
A meno che non si vogliano catalogare le ultime dichiarazioni del ‘caro leader’ come inutile e sterile vaniloquio di chi voleva semplicemente dar sfogo ad una rabbia incontrollata.
Ma tutti i riferimenti, da leader autarchico, non erano per niente casuali.
Basta guardarsi attorno: molto di quel che il ‘caro leader’ ha puntigliosamente recitato, come in un mantra apparentemente delirante, fa parte del campionario d’insofferenza diffusa e condivisa.
Ecco, allora, il destabilizzatore per eccellenza, forse capace di dare nuova forma al ribellismo, attraverso un ritrovato asse nordista, che potrebbe garantirgli nuovo vigore e riportarlo in sella per la resa dei conti finale.
Fantapolitica? Vedremo.
Intanto, su scala ridotta,scopriremo quali indicazioni scaturiranno dal voto siciliano.
Di sicuro si è aperta la lunga campagna elettorale dagli esiti più che mai incerti.
Il cavaliere è vivo e lotta insieme a noi!
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