Ieri sera avevo a cena una fra le migliori penne di The New Times, un fantastico scrittore che farebbe un’ottima figura sul Guardian o sul New York Times invece di scrivere per uno stipendio da fame su un foglio letto da 2 gatti. Mentre facevamo onore agli spaghetti all’amatriciana cucinati da Dragor in persona, ho chiesto che cosa ne pensasse dei fatti di Londra. “E’ tutta colpa dei genitori”, ha detto Brian. “Il pericolo comincia quando credono che soltanto la scuola debba insegnare la disciplina ai ragazzi. La disciplina è responsabilità delle famiglie. I genitori non devono rinunciare al loro ruolo, invece prendono spesso le parti dei figli quando la scuola li punisce per comportamento indisciplinato. E che cosa facevano quei ragazzi nelle strade? I genitori devono tenerli in casa.”
Ho rivolto la stessa domanda alla mia ottantaquattrenne suocera Marguerite, che aveva seguito i fatti alla TV su Al Jazeera e su BBC. “Perché non erano al lavoro?”, ha chiesto Marguerite quando la domanda le è stata opportunamente tradotta in kinyarwanda (sto studiando la lingua ma non arrivo ancora a trattare questi argomenti). “Perché sono disoccupati”, ho risposto. “E come fanno a vivere, se sono disoccupati?” “Hanno il sussidio.” “Allora bisogna tagliargli il sussidio”, ha sentenziato lei. “Così saranno obbligati a lavorare e non faranno scemenze.”
Guarda caso, Sarko aveva lanciato la stessa idea in occasione della sommossa delle banlieues nel 2005 e tutti gli avevano dato del fascista.
Dragor