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La sopravvivenza come catarsi

Da Mcnab75

La sopravvivenza come catarsi

Il progetto Survival Blog è oramai decollato, arruolando un bel po' di survivalisti in sole tre settimane dal lancio del progetto (che progetto non doveva essere, tra l'altro!).

Oggi però non voglio entrare nel vivo della storia – che riprenderemo tra venerdì e sabato – bensì desidere fare qualche ragionamento più generico che va ben oltre il SB, abbracciando invece tutto il genere post-catastrofista.

 

Una delle cose che più mi piacciono del SB e vedere i vari metodi con cui i partecipanti si stanno approcciando alla scrittura. C'è chi si immagina in fuga, armato e pericoloso. Chi da solo, chi in compagnia, chi con una compagna. Questi racconti sono dunque i riflessi del nostro modo di pensare, o di immaginarci? O si sconfina nel ramo della fiction vera e propria? Non credo si possa generalizzare una risposta. La realtà è che ciascuno di noi si approccia in modo unico e particolare a una scrittura dichiaratamente in prima persona.

 

C'è una cosa che ha detto Temistocle nel suo SB che mi ha colpito e che mi vede concorde: questo diario dal 2015 può anche essere un modo per fare i conti col proprio passato.

Che poi, in effetti, è ciò che si troverebbe a fare il sopravvissuto di una qualsiasi catastrofe, oltre a cercare di rimanere in vita. Senza buttarci troppo sul filosofico, potremmo dire che un disastro mondiale ci darebbe modo di riflettere sui nostri piccoli disastri personali. Non so se capita anche a voi, ma quando le cose vanno particolarmente male si finisce a riflettere sul karma che ci portiamo appresso. Il tipico ragionamento: “mi sta capitando questo perché sono una cattiva persona?”

Senza dimenticare poi lo stile di vita di tutti noi, che in un qualche modo si rifletterebbe anche in una situazione survivalista. Se sei un solitario (come me), tenderai a cavartela da solo, a pensare che il gruppo porta solo guai. Se sei un leader tenterai di formare un gruppo. Se sei un uomo di famiglia farai di tutto per salvare i tuoi cari, oppure per trovare nuovi vincoli affettivi, nel caso perdessi quelli precedenti.

 

Nel mio piccolo la storia che sto scrivendo, al di là delle trovate di vero e proprio divertimento, vuole anche fare un minimo di introspezione. Che ai più sfuggirà, come è giusto che sia, mischiandosi nell'invenzione narrativa pura e semplice. Però a me non sfugge (anche se a volte la tentazione viene...) ed è bello così.

Cosa voglio dire? Boh, probabilmente nulla, se non che esempi come questo dimostrano che si può trattare argomenti “seri” pur nelle storie di genere, di fantasia, senza per forza dover affrontare le cose con la tipica pesantezza italiana, tra crisi generazionali, muccinate di turno, Baciami ancora e retorica d'accatto. All'estero è già da qualche decennio che l'hanno capito e che provano (con risultati alterni) a fondere divertissement e tematiche intimiste, mentre noi siamo qui ancora a parlarci addosso in tono patetico e finto-realista.


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