“La sorella di Mozart” secondo Lo Schiaffo, Art-Litteram e il Library Journal

Creato il 05 aprile 2011 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier
Tre recensioni molto diverse. La prima, apparsa su Lo schiaffo il 22 marzo, è firmata da Mariangela Celiberti, che ringrazio.
Nannerl è solo una bambina quando mostra a suo padre Leopold, musicista, le sue immense capacità con la musica. A cinque anni è capace di suonare in modo straordinario il clavicembalo e riesce ad incantare chiunque la ascolti. L’arrivo del fratello, però, mette le sue doti in ombra: è Wolfang Amadeus il vero talento agli occhi del mondo, perché alle donne non è permesso fare carriera, ma solo occuparsi della famiglia, e così tutte le sue aspettative sulla musica vengono amaramente deluse. Ma la vita di Nannerl è oltremodo straordinaria, e le riserva momenti di grande dolore e di grande felicità…
Il romanzo di Rita Charbonnier, tra finzione e realtà storica, descrive il mondo della famiglia Mozart attraverso gli occhi di Nannerl, sorella del ben più noto Wolfang Amadeus. Tra un padre severo e coltivatore delle capacità del figlio ad ogni costo, e una madre spesso succube del marito e alquanto verace, l’autrice ci mostra quanto fosse grande il genio della protagonista e come fosse viscerale il suo amore per il fratello. Attraverso l’espediente epistolare (Nannerl racconta la sua vita al colonnello d’Ippold, l’uomo di cui si è innamorata, nelle lettere che puntualmente gli scrive) il lettore accompagna i protagonisti nelle varie fasi della loro vita, rimanendone inesorabilmente coinvolto. Le vicende della famiglia commuovono e divertono; mostrano un mondo in cui la musica è ragione di vita, tristezza, felicità, sostegno economico, dolore e passione. Sono le emozioni e i sentimenti che regnano sovrani in una storia dalle mille sfaccettature e sorprese. I luoghi in cui si svolge – Salisburgo, ma anche l’Italia, la Francia, la Germania – sono sfondi anonimi di avventure memorabili. Nannerl lotta tutta la vita per affermare il proprio animo e la propria indipendenza e, dopo tante rinunce e sofferenze, dopo aver nascosto per troppo tempo al mondo la sua natura, ritrova il modo in cui può tornare ad essere veramente se stessa.
Recensione pubblicata su Art-Litteram il 26 febbraio e firmata da Salvo Zappulla, che ringrazio.

Rita Charbonnier con l'edizione
americana de La sorella di Mozart.
Foto di Tony Zecchinelli

Mi è capitato di imbattermi un paio di anni addietro in un libro di Rita Charbonnier: La strana giornata di Alexandre Dumas. Mi sono reso subito conto, già dalla lettura dei primi capitoli, che si trattava di un incontro fortunato, così come lo sono tutti gli incontri che in qualche maniera arricchiscono la nostra esistenza. Uno scrittore in particolare, se illuminato dalla grazia, può veicolare valori, trasmettere conoscenze, strappare all’oblio situazioni e persone condannate ingiustamente dalla storia, sempre ingrata nei confronti dei più deboli. Quel romanzo conteneva qualcosa di felicemente impalpabile destinato a lasciare il segno nella mia mente e nella mia immaginazione. Come una dolce melodia che fluttua nell’aria e cerchi di afferrarla con mano. Un intrigo di emozioni, di situazioni coinvolgenti, di meditate pause, accelerazioni, cambi di scena. Un corteggiamento raffinato al lettore, un concedersi per subito ritrarsi, prolungando l’attesa, il desiderio di sapere come va a finire. Maria Stella, la protagonista del romanzo, brillava di luce vivida, eroina e portavoce di tutte le ingiustizie subite dalle donne nel corso dei secoli. E non è poco, in questo periodo di bunga bunga, di scorciatoie facili per arrivare alla notorietà, di tette che valgono più di un cervello, che una scrittrice riesca a trasmettere con efficacia un messaggio di tali contenuti. Una scrittura così matura, così curata in tutte le sue sfaccettature non è mai figlia della casualità. Occorre studio, profondità di pensiero, spessore intellettuale e uno smisurato talento. Mi piace immaginare la signora Charbonnier con gli occhiali da miope, i capelli arruffati, ingobbita, avvolta in una nuvola di fumo, chiusa nella sua stanza, a dannarsi per un aggettivo che non la soddisfa, un vocabolo che non rende, una soluzione che tarda ad arrivare; sacramentare per una virgola impigliatasi fuori posto, afferrare il gatto (di peluche) per la coda e scaraventarlo dal balcone per una telefonata che arriva nel momento meno propizio. Ciò che fa la differenza tra uno scrittore professionista e uno che scrive per semplice diletto.
A distanza di un paio d’anni ho letto La sorella di Mozart ristampato da Piemme in edizione best-seller. E qui il mio compito si fa particolarmente ingrato. Mi chiedo cosa posso aggiungere di nuovo, io, improvvisato critico di periferia, ad un romanzo che ha fatto il giro di mezza Europa, ha varcato l’Oceano e di cui si sono già occupati eminenti letterati. Penso che classificare questo libro nel genere dei romanzi storici mi sembra estremamente riduttivo, c’è molto di più: la magia della musica, l’amore fraterno, l’amore carnale, le complicità, le aspirazioni adolescenziali, il sogno; il sogno che s’infrange contro una barriera di gretto materialismo. Cosa c’è di più crudele che togliere a una creatura la possibilità di seguire le proprie aspirazioni? Privarla della sua linfa vitale. Condannarla a un’esistenza piatta. La Charbonnier scava nei sentimenti delle persone, indaga, intreccia passioni, vulnerabilità, prepotenze e malcostumi. E come sempre i dialoghi sono ammalianti come canti di sirene. Anna Maria Mozart si eleva con la forza di un titano, una figura estremamente poetica, quasi commovente. Un talento, forse pari al fratello, costretto a rimanere soffocato dal padre maschilista. Anche qui, come nell’altro romanzo, una grande donna destinata a subire ingiustizie. Anche qui la grande determinazione della scrittrice a tirarla fuori dalle tenebre. Una sfida quella di Rita, come a volersi fare beffe delle soverchierie; come a voler dimostrare che la letteratura è in grado di regalare l’immortalità, rivoluzionare menti e preconcetti. E ci ha messo molto della sua fantasia in quanto di Nannerl Mozart ci sono pochissime documentazioni che ne rivelino il carattere. Penso che se questo romanzo è diventato un best-seller, lo è diventato legittimamente, per la sua forza dirompente, per la sua capacità espressiva. Niente trucchi e niente inganni. Niente trovate pruriginose ed espedienti commerciali che fanno cassetta. Semplicemente un romanzo, un grande romanzo.
Recensione pubblicata sul Library Journal diverso tempo fa (nel 2007), che mi era sfuggita!
Nella stessa famiglia due bambini ricevono in dono uno spiccato talento musicale. Uno si esibisce nelle sale da concerto di tutta Europa, mentre l’altro – l’altra – è obbligata a stare a casa e dare lezioni di musica. Al ragazzo viene concessa troppa libertà, alla ragazza ne viene concessa troppo poca, e il risultato è l’infelicità per entrambi.
La sorella di Mozart, Nannerl, aveva cinque anni più di lui e sarebbe forse stata una compositrice migliore e più innovativa. Purtroppo, però, questioni di genere hanno senz’altro impedito che il suo talento ricevesse l’adeguata cura e promozione, e la frustrazione può averla spinta a compiere scelte di vita quantomeno discutibili.
Il romanzo d’esordio dell’italiana Rita Charbonnier – lei stessa in primo luogo musicista e attrice – simpatizza fortemente con Nannerl e le ingiustizie che questa donna ha dovuto subire. Le emozioni volano alte nella famiglia Mozart, poiché è assodato che l’eccitabilità va spesso a braccetto con il genio artistico; e le nevrosi del gruppo familiare trovano giusta espressione nelle rapide transizioni tra piani temporali e voci narrative. Il dialogo presenta alcuni termini inusuali, probabilmente imputabili alla traduzione (di Ann Goldstein). Una storia interessante, talvolta caratterizzata da strappi narrativi; consigliata agli amanti della grande narrativa popolare.
Susanne Wells, Library Journal, USA, vol. 132 iss. 15 p. 48, 15 settembre 2007.

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