Il romanzo di Rita Charbonnier, tra finzione e realtà storica, descrive il mondo della famiglia Mozart attraverso gli occhi di Nannerl, sorella del ben più noto Wolfang Amadeus. Tra un padre severo e coltivatore delle capacità del figlio ad ogni costo, e una madre spesso succube del marito e alquanto verace, l’autrice ci mostra quanto fosse grande il genio della protagonista e come fosse viscerale il suo amore per il fratello. Attraverso l’espediente epistolare (Nannerl racconta la sua vita al colonnello d’Ippold, l’uomo di cui si è innamorata, nelle lettere che puntualmente gli scrive) il lettore accompagna i protagonisti nelle varie fasi della loro vita, rimanendone inesorabilmente coinvolto. Le vicende della famiglia commuovono e divertono; mostrano un mondo in cui la musica è ragione di vita, tristezza, felicità, sostegno economico, dolore e passione. Sono le emozioni e i sentimenti che regnano sovrani in una storia dalle mille sfaccettature e sorprese. I luoghi in cui si svolge – Salisburgo, ma anche l’Italia, la Francia, la Germania – sono sfondi anonimi di avventure memorabili. Nannerl lotta tutta la vita per affermare il proprio animo e la propria indipendenza e, dopo tante rinunce e sofferenze, dopo aver nascosto per troppo tempo al mondo la sua natura, ritrova il modo in cui può tornare ad essere veramente se stessa.
Recensione pubblicata su Art-Litteram il 26 febbraio e firmata da Salvo Zappulla, che ringrazio.
Rita Charbonnier con l'edizione
americana de La sorella di Mozart.
Foto di Tony Zecchinelli
A distanza di un paio d’anni ho letto La sorella di Mozart ristampato da Piemme in edizione best-seller. E qui il mio compito si fa particolarmente ingrato. Mi chiedo cosa posso aggiungere di nuovo, io, improvvisato critico di periferia, ad un romanzo che ha fatto il giro di mezza Europa, ha varcato l’Oceano e di cui si sono già occupati eminenti letterati. Penso che classificare questo libro nel genere dei romanzi storici mi sembra estremamente riduttivo, c’è molto di più: la magia della musica, l’amore fraterno, l’amore carnale, le complicità, le aspirazioni adolescenziali, il sogno; il sogno che s’infrange contro una barriera di gretto materialismo. Cosa c’è di più crudele che togliere a una creatura la possibilità di seguire le proprie aspirazioni? Privarla della sua linfa vitale. Condannarla a un’esistenza piatta. La Charbonnier scava nei sentimenti delle persone, indaga, intreccia passioni, vulnerabilità, prepotenze e malcostumi. E come sempre i dialoghi sono ammalianti come canti di sirene. Anna Maria Mozart si eleva con la forza di un titano, una figura estremamente poetica, quasi commovente. Un talento, forse pari al fratello, costretto a rimanere soffocato dal padre maschilista. Anche qui, come nell’altro romanzo, una grande donna destinata a subire ingiustizie. Anche qui la grande determinazione della scrittrice a tirarla fuori dalle tenebre. Una sfida quella di Rita, come a volersi fare beffe delle soverchierie; come a voler dimostrare che la letteratura è in grado di regalare l’immortalità, rivoluzionare menti e preconcetti. E ci ha messo molto della sua fantasia in quanto di Nannerl Mozart ci sono pochissime documentazioni che ne rivelino il carattere. Penso che se questo romanzo è diventato un best-seller, lo è diventato legittimamente, per la sua forza dirompente, per la sua capacità espressiva. Niente trucchi e niente inganni. Niente trovate pruriginose ed espedienti commerciali che fanno cassetta. Semplicemente un romanzo, un grande romanzo.
Recensione pubblicata sul Library Journal diverso tempo fa (nel 2007), che mi era sfuggita!
La sorella di Mozart, Nannerl, aveva cinque anni più di lui e sarebbe forse stata una compositrice migliore e più innovativa. Purtroppo, però, questioni di genere hanno senz’altro impedito che il suo talento ricevesse l’adeguata cura e promozione, e la frustrazione può averla spinta a compiere scelte di vita quantomeno discutibili.
Il romanzo d’esordio dell’italiana Rita Charbonnier – lei stessa in primo luogo musicista e attrice – simpatizza fortemente con Nannerl e le ingiustizie che questa donna ha dovuto subire. Le emozioni volano alte nella famiglia Mozart, poiché è assodato che l’eccitabilità va spesso a braccetto con il genio artistico; e le nevrosi del gruppo familiare trovano giusta espressione nelle rapide transizioni tra piani temporali e voci narrative. Il dialogo presenta alcuni termini inusuali, probabilmente imputabili alla traduzione (di Ann Goldstein). Una storia interessante, talvolta caratterizzata da strappi narrativi; consigliata agli amanti della grande narrativa popolare.
Susanne Wells, Library Journal, USA, vol. 132 iss. 15 p. 48, 15 settembre 2007.