La sostanza di cui sono fatti i sogni: il Chelsea Flower Show 2010.

Da Gardinpiante

La celeberrima citazione di Shakespeare (“Such stuff as dreams are made on”, La Tempesta) racchiude l’essenza del Chelsea Flower Show 2010: la sostenibilità e gli spazi lussuosi lasciano il posto al desiderio di fuga verso luoghi lontani e incantati, dando vita a giardini capaci di evocare sentimenti di serenità ed atmosfere lontane. Inoltre, emergono due tendenze principali che caratterizzano questa “fuga”: una che si rivolge ai luoghi tranquilli della tradizione, come nel caso dell’inglesissimo (se mi passate il termine) giardino della M&G Investements, un po’ troppo British per i nostri gusti, sebbene alcuni elementi botanici siano molto interessanti; l’altra corrente guarda invece verso spazi non necessariamente lineari, ma sicuramente leggibili, dove “sostenibilità” non è più parola-bandiera ma un elemento assodato e, di conseguenza, integrato nella progettazione dello spazio.

M&G Investements Garden al RHS Chelsea Flower Show 2010.

E’ questo il caso di alcuni dei giardini più contemporanei, i quali sembrano presentare uno schema comune: spazi geometrici su cui si innestano assi visuali, il cui fulcro è spesso costituito da padiglione dall’architettura molto attuale; il tutto avvolto da masse informali di perenni e graminacee che smorzano il rigore dello spazio ed effondono quel senso di serenità di cui parlavamo poco prima.

Tuttavia, sarebbe ingiusto ridurre questi show gardens a semplici ripetizioni in serie di questo schema.

Il Laurent-Perrier Garden (medaglia d’oro, designer Tom Stuart-Smith) è costituita da un bosco di Betula nigra e da masse di perenni – come iris, geranium, euphorbia e cenolophium- che, insieme alla massa di bossi, attorniano una lunga vasca rettangolare terminante nel padiglione in rame patinato. Uno spazio pulito e ben bilanciato ma ricco di joie de vivre data dalle composizione botanica.

Laurent-Perrier Garden al RHS Chelsea Flower Show 2010.

Linee contemporanee anche per il Daily Telegraph Garden di Andy Sturgeon, che ha vinto Best in Show 2010 : un giardino fatto di testure e combinazioni cromatiche soffuse che porta al Chelsea Flower Show una ventata di Mediterraneo [vedi l’articolo dedicato al Best in Show 2010]. Un clima simile si respira nel giardino che Thomas Hoblyn ha creato per Foreign and Colonial Investments che richiama il giardino turco dove il Candido di Voltaire morì come giardiniere: lo schema botanico è costituito da succulente e piante xerofile, sovrastate da una quercia e da una splendida Parrotia persica.

Foreign and Colonial Investments Garden al RHS Chelsea Flower Show 2010.

Le betulle tornano invece a definire lo spazio nel giardino del Cancer Research Uk, disegnato da Robert Myers, il cui elemento di spicco è costituito dal grande padiglione, che come copre lo zona a stare del giardino dove una piccola vasca circolare richiama la bucatura circolare della struttura. Lo spazio è infine racchiuso in una pergola dal carattere giapponese.

Cancer Research Garden UK al RHS Chelsea Flower Show 2010.

Un altro giardino che ci ha particolarmente colpito è il Kebony-Naturally Norway Garden di Darren Saines, forse il più attento ai temi del rispetto ambientale nello show di quest’anno: l’acqua e le specie usate richiamano i paesaggi norvegesi, e racchiudono la zona del padiglione (l’architettura non è perfettamente riuscita a nostro avviso). I materiali usati sono tutti sostenibili, come il Kebony Wood, alternativa eco-compatibile ai legni tropicali dove legni tradizionali come l’abete o l’acero vengono induriti attraverso una lavorazione che utilizza i prodotti di scarto derivati dalla lavorazione della canna da zucchero.

Kebony-Naturally Norway Garden al RHS Chelsea Flower Show 2010.

Malesya Garden al RHS Chelsea Flower Show 2010.


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