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La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

Creato il 03 maggio 2015 da Andrea Scatolini @SCINTILENA
La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

INGRESSO

Di Giorgio Graglia (Gorgo)

Prefazione a cura di Maurilio ( NONNO), Speleo Club Saluzzo “F.Costa”

Perché una prefazione ad un articolo sezionale? Solitamente la si trova all’ inizio di un libro, un romanzo o un testo scientifico.

Semplice!

Quanti di noi sono a conoscenza dell’attività speleo subacquea?

Già la speleologia è di per se un’ attività particolare. Buia, scura, misteriosa e sconosciuta. Vi arriva a casa tramite il bollettino sezionale, altre volte con qualche uscita fatta insieme ai ragazzi dell’escursionismo giovanile. Di speleo subacquea ne abbiamo scritto attraverso l’ articolo comparso anni fa sul bollettino in occasione del tentativo di superamento del sifone terminale della Balma di Rio Martino (Crissolo). La Speleologia piemontese in quella occasione ha attivato diversi gruppi speleo e ha fatto si che più di trenta persone si siano date appuntamento al ristorante “la Spiaggia” per unire le proprie forze e portare così il materiale occorrente all’operazione. Per l’occasione è stato girato un filmato.

Ma allora perché scrivere queste righe?

Finalmente di speleo subacquea in gruppo se ne discute parecchio, grazie al fatto che un membro attivo svolge,oltre alla normale attività speleo, questa particolare ed affascinante specialità.

Dopo aver messo il naso sott’acqua in altri luoghi, tra cui: Grotta Birci, Orso di Ponte di Nava (Piemonte), Elefante Bianco, Fontanazzi, Rio Torretta (Veneto), Frassassi (Marche), Risorgiva di Capodacqua (Lazio), Risorgiva dell’Auso (Campania), Bue Marino, Risorgiva Cala Gonone (Sardegna), Fontane de Vaucluse , Calanque de Cassis de Porte Miou, Doux de Coly ( Francia)), decide di partecipare ad una esplorazione, invitato da alcuni speleo triestini nei pressi di Udine, più precisamente al Fontanon di Goriuda.

Il “nostro” a discapito dei settecento chilometri che lo separano dalla meta, si mette in viaggio, da solo, “sommerso” di materiale tecnico trascinando con se, virtualmente, il nome del gruppo Francesco Costa al di là di un sifone in zone ancora inviolate.

Tu lettore hai sicuramente notato che il quarto elemento, il fuoco, non compare nel titolo di questo articolo. Non lo troverai tra le bombole ne tra gli erogatori. Non cercarlo neppure nel furgone o addosso all’esploratore. Il fuoco, Gorgo, lo porta dentro di se. Il fuoco della passione!

Lo stesso fuoco che trasmette attraverso una tastiera di computer scrivendo l’articolo che segue .

La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

ALL' USCITA

Breve riflessione di Duilio.

Goriuda 2015 – la vita è come una teleferica: si può sempre migliorare!

..correva l’ anno 2000…(cussi’ se disi)… no me ricordo se ‘l coreva:

-pero’ el xe passa’!

2000, 2001,anni in cui usavamo il Goriuda come palestra di addestramento.

Prove con la muta: umida, stagna, stagna-umida, allagata… con gav, senza gav, bombole all’inglese o in bandoliera alla vigliacca o con la camera d’aria (per el terzo sifon).

E sacchi, quanti sacchi…pesanti fuori e positivi in acqua…e allora altro peso…zavorre e ancora zavorre.

Ma l’homo hernestus …pensa… e inventa la teleferica. (la ruota e la puleggia esistevano già). E allora teleferiche…quante teleferiche! Ne abbiamo montate di “molli”, “provvisorie”, con la corda che non poteva mai essere tesa a sufficienza.

Tra il primo e il secondo sifone c’è la “collina del disonore”. Se “la collina del disonore” si chiama cosi’…un perché ci deve essere… lungo le sue pendici, uomini e sacchi hanno strisciato insieme e si sono rotolati, alle volte da soli, altre, anche in modo promiscuo.

Dopo l’età del (contatto con) la pietra, è venuta l’età dell’acciaio, dei cavi tesi, delle pulegge piccole, delle ragnatele di corda….sempre da sistemare. Faremo meglio. Faremo.

Poi l’epoca delle Grandi Scoperte: 2008, 2009, 2010. Il Goriuda stesso è diventato GRANDE!

Ancora successivamente, l’ era dello sviluppo industriale, ha portato alla realizzazione del complesso residenziale denominato “campo base”. Purtroppo gli abitanti della zona, non hanno accettato il nostro condono edilizio e hanno raso al suolo il campo base nel 2013.

-2014- solo esercitazioni del Soccorso: – con teleferiche.

-2015- finalmente riprendono le esplorazioni di punta! Viene esplorato (completamente?) Il ramo interrotto durante l’ ultima uscita, evento che ahimè risale al marzo 2010.

Corrono gli anni… e sì che corrono!

L’ esplorazione non è facile, perché la roccia non è buona, anzi un chiodo può entrare in un sol colpo come nel cartongesso…(eppure avevo battuto prima)…con prudenza arriviamo in fondo al ramo. Purtroppo chiude in una fessura che, per chiamarla “buca da lettere,” bisognerebbe allargarla.

Sono contento, perché finalmente ho visto la fine di questa parte della grotta. Bisognerà tornare a “rilevarla”.

Al rientro la “collina del disonore” conferma la sua fama. Come contromisura si progettano altre teleferiche, migliori, più efficienti. Per sua natura l’ uomo tende a migliorare.

Prosecuzioni? Certo! C’è un pozzo da scendere, che porta di nuovo sulla via dell’acqua. E magari una risalitina nel cartongesso, per togliersi il dubbio di un ombra nera lassù in alto del meandro…

Poi, se tutte queste prosecuzioni chiuderanno, allora significa che il Goriuda prosegue in alto, sulla volta del grande cavernone. Ma quella sarà una sfida per i posteri, quelli dell’età del “teletrasporto”.

Si ringraziano i pochi, ma arditi, che ci hanno preceduto. Senza di loro non saremmo arrivati dove siamo arrivati.

La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

TRASPORTO MATERIALE

La mia esperienza.

Questa volta mi tocca!

Mi dicono di scrivere qualche riga sull’esplorazione da poco conclusa al Fontanon di Goriuda.

Pena, il taglio delle pinne ed il rischio di essere “squamato” vivo . Il Nonno mi sta addosso e non smette di rompere. “Voglio un articolo per il bollettino e lo Voglio subito!!!!”

Che sia rimbambimento senile !?!!?

Io non so scrivere e lui insiste. E’ da ricovero!

Minaccia pure di riempire le mie bombole con del gas metano!

PAZZO.

Infine cedo.

L’esplorazione di febbraio parte da più lontano, più precisamente risale a circa un anno fa. Ad una esercitazione spelo subacquea voluta dalla COMSUB ( Commissione Subacquea) del CNSAS di cui faccio parte si inizia a parlare di eventuali prospettive al di là delle zone conosciute.

Il Fontanon di Goriuda è una sorgente che sgorga alla quota di 861 m sul versante sinistro della Val Raccolana, a Nord del Gruppo del Monte Canin. L’acqua fuoriesce da una cavità (20/1R) costituita da un’ampia galleria che si sviluppa per oltre 400 m con andamento sub-orizzontale, caratterizzata da laghi, sifoni e cascate. Il Fontanone scaturisce fra la formazione della Dolomia Principale e quella calcarea del Dachstein, ambedue del Triassico superiore. Il rio che ne emerge si getta con un’alta cascata nel Torrente Raccolana. Il bacino di alimentazione delle acque è costituito dalla vasta area ad altopiano che si estende a settentrione del Monte Canin ed è compresa a grandi linee tra il Pic di Grubia, il Pic di Carnizza, la cima del Canin, il Bila Pec e il Col delle Erbe tra le quote 1900 m e 2100 m. Un estesissimo sistema di reticoli carsici, che comprende alcune cavità tra le più importanti in Europa (Abisso M. Gortani 1487/585FR, Abisso E. Boegan 1361/555FR, Abisso Led Zeppelin 5947/3394FR), drena le acque verso il Fontanone. La sua connessione con alcune cavità del Massicccio del Canin era già stata provata all’inizio degli anni ’80.

La sorgente di Goriuda ha carattere perenne e portata estremamente variabile (10 l/s in magra e 10 mc durante le piene). Più recentemente uno studio comparato delle portate, della piovosità e del chimismo delle acque ha permesso di definire che il sistema carsico alimentante il Fontanon è altamente trasmissivo, caratterizzato da un notevole sviluppo dei dreni principali in grado di rispondere molto velocemente (poche ore) ad eventi meteorici anche di non forte intensità. (nota descrittiva tratta dal sito http://www.geoscienze.units.it/geositi/vedigeo1.php?ID_GEO=109)

Una zona affascinante e piena di possibilità esplorative .

Duilio Cobol, speleo locale, parla del posto come di un luogo ancora lungi dall’essere considerato privo di sorprese. Manca il tempo, il materiale e soprattutto mancano le persone motivate. Il tutto andrebbe accompagnato da una buona situazione meteo.

OK, no problem, rispondo.

Troviamo le persone, dico.

Il tempo come il materiale se ci sbattiamo lo troviamo!

Riguardo al meteo… speriamo!

Ci lasciamo dall’esercitazione con l’intenzione di provarci.

All’inizio del 2015 cominciano telefonate, mail, sms, per tastare il terreno. Duilio mi chiede conferma per la mia partecipazione.

Sono già li rispondo!

Altro giro di telefonate per recuperare logistica e materiale.

Giovedì 26 febbraio.

Ultimi preparativi ed un ostacolo da risolvere. Duilio non ha problemi a trovare moschettoni, corde ed altro materiale per la progressione, ma come trapani è messo maluccio. Quelli in loro possesso sono ingombranti, pesanti e poco efficaci per via di accumulatori con poca autonomia. Anche qui rispondo : “No Problem! A Saluzzo abbiamo tutto!”

Parte la telefonata :

“Pronto Nonno, sei casa?”

“ si cosa vuoi bestia?”

“ serve inventiva e materiale, ci vediamo a casa tua tra un attimo, vecchiaccio”

Alcune ore dopo esco dal magazzino speleo con trapani e accumulatori modificati dal Nonno.

Altro materiale che migra nel mio furgone. Sacchi speleo, sacchi stagni, contenitori rigidi e materiale personale. Il tutto accompagnato da una pacca sulla spalla da parte del vecchio come augurio per un ottima e proficua esplorazione.

Richiamo Duilio:

“tranquillo ci saranno più trapani che persone”.

Come qualsiasi cosa che si organizza, all’ultimo, si presentano all’appuntamento gli imprevisti. Come aquile sulla preda!

Con me avrebbe dovuto esserci il mio “socio mutante”, Gherardo Biolla (Ghery), compagno di immersioni. Per capirci lo stesso con cui abbiamo affrontato il sifone di Rio Borgo Sozzo raccontato proprio su questo bollettino. Problemi di lavoro lo bloccheranno a casa.

Duilio da parte sua riceve una telefonata da uno dei suoi. “ Problemi di salute”.

Rimaniamo in tre!!!!

Tirati, considerando il materiale e la progressione difficoltosa sia fuori che all’interno della cavità. Pochi ma buoni penso, incrociando le dita.

Venerdì 27 febbraio.

Parto, destinazione Chiusaforte.

Vista la distanza (700 Km) opto per una partenza anticipata e scelgo così di partire il venerdì 27. Così facendo potrò dormire un po’ e riposare. Trovo alloggio a Prato di Resia in una buona foresteria a basso costo.

Sabato 28 febbraio. Ore 08:30 .

Appuntamento a Resiutta. Tre mutanti si stringono la mano e danno inizio alle danze.

Un’ avventura non semplice. Tutt’altro!

Sul sentiero che porta all’ingresso, dopo tre giri a testa, per portare il materiale all’imbocco della grotta, ci sembra che i sassi ridano sottovoce al nostro ennesimo passaggio. Le chiamano allucinazioni.

Carichiamo materiale, persone e speranze su di un canotto che serve come mezzo di trasporto per oltrepassare il lago che ci separa dal primo sifone.

Una volta giunti sul posto e scaricato il tutto ci prepariamo e ci immergiamo. Questo primo sifone lungo 120 mt e profondo 10 ci porta in breve tempo in una zona aerea soprannominata “collina del disonore” . La oltrepassiamo non senza problemi e ci immergiamo nel secondo sifone lungo 70 mt e profondo 14. Guardo la temperatura dell’acqua 6 gradi. Solitamente si aggira sui 3 – 4 gradi .

Riemergiamo. Cambio di stagione. Ci rimettiamo in modalità speleo e via!

Una serie di risalite ci separa dalle nuove zone di esplorazione.

Parte Daniele (Nano per gli amici), Duilio da sotto lo assicura nella risalita ed il sottoscritto finisce il trasporto di tutta la ferraglia. Due ore dopo e con altre tre risalite lasciate alle spalle siamo finalmente al campo base.

Finalmente ci si riposa!

Finalmente si mangia!

Nooo!!!! Il cibo lasciato in precedenza è scaduto da mò, e per giunta non si trova il fornellino.

Gira male! Che si fa?! Diamo l’assalto a tutto ciò che ha una minima parvenza commestibile e con ciò che ci siamo portati da fuori mettiamo a tacere per un po’ la fame.

Rapido inventario del materiale tecnico, un’occhiata allo stato delle corde fisse (con binocolo). Meglio non fidarsi. Si opta di riarmare il tutto con materiale serio. OK bene.

Corde: ok

fix inox: ok

moschettoni inox :ok

trapano: ok

batterie: ok (sembra di essere in camera operatoria!)

staffa: ok

punta per il trapano:

… tutto tace… silenzio di tomba… pure l’acqua sembra fermarsi e le pareti ridono.

Panico! Nessuno si ricorda di averla vista tra il materiale tecnico. Ognuno di noi rende colpevole il proprio socio. Dany decide di tornare al sifone e controllare se l’abbiamo dimenticata giù di li (una passeggiata di tre ore).

Mi accorgo che proprio nel suo sacco occhieggia in modo ironico una bellissima punta da otto! (Mia, sia chiaro)

Dany pensa che sia uno scherzo.

“ Tre uomini ed una punta” al cinema.

Si risale ed eccoci nelle parti da esplorare. Una forra stretta con un metro di acqua che ne copre il fondo lunga un trecento metri.

Superatala, un salto di pochi metri armato da Dany ci porta ad un meandro fangoso. Lo percorriamo per circa dieci metri. Altro pozzetto e le nostre speranze si imbattono in una stretta fessura. Chiude inesorabilmente! Accendiamo tutto ciò che crei luce per investigare meglio.

NULLA!!!

La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

VERSO IL FONDO


Voce di sottofondo 23:30… tardi!

Si decide per il ritorno.

Disarmiamo, lasceremo il materiale al campo base.

E’ successo altre volte che proprio sulla via del ritorno si trovino le prosecuzioni. Anche qui in Friuli succede così. Prima dell’ultimo pozzetto sceso si intravede una finestra/fessura tra le due pareti. Fame, stanchezza e sonno spariscono nelle ombre che le nostre torce disegnano sulle pareti circostanti.

Lasciamo tutto armato. Non finisce qui! Continua! Ritorneremo!

Vista l’ora tarda una volta al campo compattiamo il materiale nei sacchi. Un ultimo sguardo e via! Verso i sifoni! Verso la luce.

Loro una volta usciti vorrebbero dormire, riposarsi, ma io visto la distanza che mi separa da casa vorrei invece partire subito. Si decide così che il mio materiale personale sia il primo a vedere la luce del sole. Mi danno del pazzo! Non è la prima volta, e non sarà l’ultima!

Giungiamo al sifone, ricambio in modalità sub ed in acqua. Tre minuti dopo siamo al cospetto della collina del disonore. A causa del peso di un contenitore stagno e di una mal funzionante carrucola sulla teleferica ci “ fumiamo” un’ora abbondante. Altro sifone , una volta emersi guardo l’ora 05:30.

Posiamo muta ed erogatori. Una volta cambiati trasportiamo verso l’ingresso tre bombole due sacchi ed il peso piuma! Il tutto sul gommone e via, verso l’uscita. Altra occhiata all’orologio ore 07:00. Dany e Duilio mi danno una mano a portare alle auto parte del materiale. Lasciamo le bombole ed il contenitore per ultimi. Li saluto e auguro a loro buon riposo e ritorno all’ingresso.

Ad un certo punto sento urlare:

“ Gorgo”

“Chi è “

“ sono io Albino!!”

che culo, penso! Arrivano i nostri.

Sono le 08:00 . Si presenta puntuale e con sei croissant. Uccido la fame divorandone subito quattro. Albino speleo del posto mi aiuterà nel trasporto del materiale rimasto all’ingresso grotta. Grazie ad un provvidenziale ed enorme zaino il “bimbo” da 50 kg in circa cinque minuti trova pace nel furgone.

Ore 09:30 Ottimo!

Due ciance ed un caffè su questa bellissima esperienza pregna di tensione, emozione ed adrenalina poi concludo con una promessa di ritrovarci.

Una volta giunto alla foresteria mi butto sotto la doccia e lavo via così stanchezza e sonno.

Un pugno di uomini ha spostato il fondo del Goriuda che da anni si nascondeva dietro ad un punto interrogativo stampato su un rilievo topografico. Grazie ad una collaborazione e ad una giusta dose di incoscienza il Fontanon di Goriuda è tornato a far parlar di se.

Sono felice.

Organizzata in modo diverso, la prossima volta si potrà sicuramente ritentare. Con qualche persona in più per il trasporto del materiale fino all’ingresso si avrebbe più tempo da dedicare all’esplorazione interna.

Ore 12:00 Il telefono mi riporta alla realtà. Duilio mi chiede :“ come va!?”, rispondo: “sono oltre Venezia, tutto bene, ci vediamo alla fine di marzo per la prossima esercitazione, Ciao!”

ore 19:00 L’avventura volge al termine. A Revello finalmente mi riposo con le gambe sotto al tavolo con davanti una pizza in compagnia di Elisa (la mia compagna) e quel vecchiaccio di Maurilio, reduci da una giornata alla palestra speleo per affinare tecniche di armo che ci serviranno per affrontare la verifica per istruttore sezionale di speleologia.

In un bicchiere trasparente verso un po’ d’acqua.

Strana sensazione. Alcune ore prima mi trovavo completamente immerso in questo liquido, compresso e concentrato nel mio respiro inalando aria attraverso strani marchingegni. Calpestando luoghi che rimarranno nascosti a molti esploratori terrestri.

Acqua.

Aria.

Terra.

Un viaggio tra elementi legati tra loro dal Fuoco della passione e curiosità esplorativa. Un viaggio che attraverso emozioni, fatica e sacrificio, trasporta l’ uomo verso l’ignoto. Verso lo sconosciuto. L’uomo è di per se un essere curioso e la curiosità è l’anima dell’esplorazione.

Desidero in ultimo ringraziare attraverso queste righe chi ha vissuto questa esperienza:

Duilio Cobol (C.A.T. )

Daniele Contelli – Nano- (C.A.T)

Albino Dorigo ( Gruppo speleo Michele Gortani)

La sottile linea di confine che unisce elementi diversi tra loro. ACQUA, ARIA, TERRA.

IL DISARMO


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