Corre, leggera e inarrestabile. Ti dà l'impressione che non si fermerebbe mai. Ti viene da dirglielo, okay, fermati, hai corso abbastanza. Quando è ferma i suoi occhi guardano chissà dove, ma lo capisci, sono altrove, nel passato o nel futuro. Entrambi, da quanto ho capito, non promettono nulla di buono. Ho conosciuto Gadisie Meghersa recentemente, una giovane richiedente l'asilo etiope che è arrivata in Svizzera circa tre mesi fa. A tempo di record le è stata presentata la decisione dell'Ufficio federale della migrazione e quella - dopo ricorso - del Tribunale amministrativo federale: per Gadisie niente entrata in materia, niente asilo. Torna a casa. Ciao. Ora attende che vengano a prenderla e che le notifichino il via, che in realtà è già sulla carta. Gadisie pero' un passaporto non ce l'ha (dice di averlo dovuto consegnare al passatore che dalla Francia l'ha fatta entrare in Svizzera). Quindi nessuno può costringerla a tornare nel suo paese, perché il suo paese non è tenuto ad accettare il fatto che sia etiope. Il futuro di Gadisie, se nulla cambierà, è quello di una clandestina. Siccome corre per passione (e per quella che, visto il talento, potrebbe essere la sua professione) è difficile che passi inosservata. Un bel problema per una clandestina. Mi chiedo che cosa farà Gadisie, se smetterà di correre, che cosa sceglierà di fare. Perché nel suo paese dice di non volere, di non potere tornare, perché finirebbe in prigione o le capiterebbe qualcosa di non augurabile. Gadisie è una Oromo, e per praticità rinvio a questa scheda, invitando chi è interessato ad approfondire anche altrove l'argomento della persecuzione a cui è esposta questa popolazione dell'Etiopia. In Ticino Gadisie ha avuto e ancora ha la possibilità di uscire dal centro nel quale vive e di allenarsi ogni giorno, correndo. Dopo averla conosciuta e avere ascoltato la sua storia ho deciso di raccontarla, con un filmato, di cui non so ancora la durata, gli sviluppi, le implicazioni. Non voglio raccontare i suoi mille passi quotidiani a corsa, anche se nel traile rla vedrete correre: la corsa è la sua vita. Voglio raccontare la sua storia, quella che lei, piano piano, avrà voglia di raccontarmi. Se ce ne sarà il tempo. Ho pubblicato qui un breve trailer girato durante un allenamento sotto la pioggia e qui alcune fotografie di Gadisie. Credo non sia un caso isolato, ma la sua storia è importante. Va raccontata, tenuta presente, soprattutto in un momento nel quale gli umori della popolazione ticinese (in particolare a Chiasso) sono condizionati dagli atti di aggressione / violenza commessi da alcuni richiedenti l'asilo. Gadisie non ha nulla di violento. Corre. Si allena. Vorrebbe continuare a fare l'atleta, a vincere le corse a cui partecipa. E' fragile e tosta.
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Corre, leggera e inarrestabile. Ti dà l'impressione che non si fermerebbe mai. Ti viene da dirglielo, okay, fermati, hai corso abbastanza. Quando è ferma i suoi occhi guardano chissà dove, ma lo capisci, sono altrove, nel passato o nel futuro. Entrambi, da quanto ho capito, non promettono nulla di buono. Ho conosciuto Gadisie Meghersa recentemente, una giovane richiedente l'asilo etiope che è arrivata in Svizzera circa tre mesi fa. A tempo di record le è stata presentata la decisione dell'Ufficio federale della migrazione e quella - dopo ricorso - del Tribunale amministrativo federale: per Gadisie niente entrata in materia, niente asilo. Torna a casa. Ciao. Ora attende che vengano a prenderla e che le notifichino il via, che in realtà è già sulla carta. Gadisie pero' un passaporto non ce l'ha (dice di averlo dovuto consegnare al passatore che dalla Francia l'ha fatta entrare in Svizzera). Quindi nessuno può costringerla a tornare nel suo paese, perché il suo paese non è tenuto ad accettare il fatto che sia etiope. Il futuro di Gadisie, se nulla cambierà, è quello di una clandestina. Siccome corre per passione (e per quella che, visto il talento, potrebbe essere la sua professione) è difficile che passi inosservata. Un bel problema per una clandestina. Mi chiedo che cosa farà Gadisie, se smetterà di correre, che cosa sceglierà di fare. Perché nel suo paese dice di non volere, di non potere tornare, perché finirebbe in prigione o le capiterebbe qualcosa di non augurabile. Gadisie è una Oromo, e per praticità rinvio a questa scheda, invitando chi è interessato ad approfondire anche altrove l'argomento della persecuzione a cui è esposta questa popolazione dell'Etiopia. In Ticino Gadisie ha avuto e ancora ha la possibilità di uscire dal centro nel quale vive e di allenarsi ogni giorno, correndo. Dopo averla conosciuta e avere ascoltato la sua storia ho deciso di raccontarla, con un filmato, di cui non so ancora la durata, gli sviluppi, le implicazioni. Non voglio raccontare i suoi mille passi quotidiani a corsa, anche se nel traile rla vedrete correre: la corsa è la sua vita. Voglio raccontare la sua storia, quella che lei, piano piano, avrà voglia di raccontarmi. Se ce ne sarà il tempo. Ho pubblicato qui un breve trailer girato durante un allenamento sotto la pioggia e qui alcune fotografie di Gadisie. Credo non sia un caso isolato, ma la sua storia è importante. Va raccontata, tenuta presente, soprattutto in un momento nel quale gli umori della popolazione ticinese (in particolare a Chiasso) sono condizionati dagli atti di aggressione / violenza commessi da alcuni richiedenti l'asilo. Gadisie non ha nulla di violento. Corre. Si allena. Vorrebbe continuare a fare l'atleta, a vincere le corse a cui partecipa. E' fragile e tosta.
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