Questo articolo è dedicato a mio marito e per chi, come lui, è un grande fan dei supermercati. Mi rendo conto che nel 2013 il mio “minimarket”, magari a conduzione familiare, risulti alquanto obsoleto, ma, dopo avere letto quanto segue, qualcosa mi dice che lo rimpiangerete.
Ci sono segreti che le grandi catene di distribuzione nascondono e che non sfuggono solo ad un occhio particolarmente attento o messo in guardia precedentemente. Non che siano cose insospettabili, però poste così, tutte in fila, fanno riflettere.
Buon vecchio “casolino”, dove sei? Mi verrebbe da chiedere. Ma veniamo a noi. L’uomo desidera ciò che vede. A parte essere una frase tratta da “Il silenzio degli innocenti”, film del 1991 con Jodie Foster e Anthony Hopkins, è il concetto attorno al quale gravita l’intera l’idea di consumismo.
Veri e propri ricercatori del marketing lavorano assiduamente per essere certi che l’acquirente guardi quanti più prodotti possibili durante la spesa, perché più la gente vede, più compra. I cibi graditi ai bambini sono posti alla loro altezza e sempre alla loro portata, così il piccolo può servirsi direttamente, a volte creando anche accidentali “disastri” che la mamma poi deve inevitabilmente mettere nel carrello e pagare.
Gli alimenti vengono tagliati oppure affettati e venduti in vaschette già confezionate, per poter alzare il prezzo. È l’esempio della fetta d’anguria, degli affettati o delle insalate già lavare. Iniziative comode, senza dubbio, ma costose. I cibi che fanno bene alla salute, tipo pasta integrale od alimenti biologici vengono nascosti negli ultimi scaffali di fondo.
Le esposizioni alla fine della corsia sono lì per distrarci dalla nostra missione, per ispirare acquisti compulsivi. Gli affari, si sa, non sempre sono affari, anzi, nelle offerte si nascondono molte fregature. Spesso dobbiamo camminare per un percorso obbligato ed, a volte capita che non puliscano come dovrebbero, infatti troviamo polvere sugli scaffali e sulle confezioni.
Ma… ciliegina sulla torta, è a questo punto che desidero attirare la vostra attenzione. È qui che il mio sdegno ha avuto il sopravvento, ed allo stesso tempo, mi è anche scappato un sorriso, come fossi affetta da personalità multipla. I carrelli della spesa sono sporchi. Studi hanno dimostrato che più del 60 per cento di questi danno rifugio a batteri coliformi, la specie di batteri che si trova sulle toilette pubbliche!
Il dottor Chuck Gerba, microbiologo dell’Università di Arizona, afferma: ”Questi batteri potrebbero venire dalle verdure non ancora lavate, dai salumi non ancora spellati, dalle mani sporche dei clienti o dai bambini che si siedono nei carrelli. Basta pensare che dove avete messo i broccoli pochi minuti prima si trovava il sedere di un bambino”.
Secondo gli studi realizzati da Gerba e dai suoi collaboratori, i carrelli della spesa hanno più batteri di tutte le superfici da loro analizzate, incluse le tavolette del wc ed i poggiatesta dei treni.
Per evitare di sporcarsi con questi fastidiosi batteri Gerba suggerisce di pulire il manico del carrello con dei fazzoletti igienizzati e di lavarsi bene le mani dopo aver fatto la spesa. Chi leggerà questo scritto, ripenserà a ciò che è stato detto, e domani mattina si presenterà davanti al supermercato munito di un bel paio di guanti asettici.
Ritengo sia il minimo! Per quanto riguarda me, invece, continuerò a frequentare i piccoli supermercati, oppure, nella peggiore delle ipotesi, a cercare un carrello difettoso, di quelli senza seggiolino.
Written by Cristina Biolcati