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La spesa militare nel mondo: cresce in Africa e Asia, cala in Americhe ed Europa

Creato il 24 luglio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
La spesa militare nel mondo: cresce in Africa e Asia, cala in Americhe ed Europa

L’Istituto sulla Pace ed il Disarmo (SIPRI),che ha sede a Stoccolma, ha comunicato in un rapporto reso noto in questi giorni i dati sulla spesa militare nel mondo.
Il totale della spesa militare nel mondo è pari, per il 2014, a 1800 miliardi di dollari, lo 0,4% in meno rispetto al 2013. In generale la spesa è diminuita nelle Americhe e in Europa Occidentale, mentre è aumentata in Asia, Medio Oriente, Africa, Oceania ed Europa Orientale.

In termini assoluti i cinque paesi che più hanno speso per le esigenze militari sono: gli Stati Uniti, da anni in testa in questa speciale classifica, seguiti dalla Cina, dalla Russia, dall’Arabia Saudita e dalla Francia. Gli Stati Uniti hanno speso circa 610 miliardi di dollari, ovvero un terzo della spesa globale, in leggero regresso rispetto all’anno scorso; in aumento le spese militari della Cina, che nel suo budget militare per il 2014 ha messo 216 miliardi di dollari (cioè tre volte meno degli Stati Uniti), della Russia, che ha stanziato 84 miliardi di dollari, e dell’Arabia Saudita, con 81 miliardi di dollari (entrambi i paesi con un budget di 8 volte inferiore a quello degli Stati Uniti). La Francia, primo paese dell’Europa Occidentale, ha nel budget militare 61 miliardi di dollari (10 volte meno degli Stati Uniti). Nel totale, questi cinque Paesi valgono il 60% della spesa globale militare.

Nella fascia a ridosso di questi paesi troviamo la Gran Bretagna con 60 miliardi di dollari, ovvero dieci volte meno degli Stati Uniti, e l’India, che nella sua prosopopea di grande democrazia del mondo e potenza emergente, ha un budget di 50 miliardi di dollari. A seguire la Germania e il Giappone con 46 miliardi e, in modo sorprendente ma che rileva come questo paese sia costretto ad armarsi per le derive autoritarie ai confini, la Corea del Sud con 37 miliardi di dollari. In questa fascia si può inserire l’Italia, al dodicesimo posto nella graduatoria mondiale, scesa di un punto rispetto al 2013, con 31 miliardi di dollari, ma queste spese sono in diminuzione e si può dire che oltre il 70% è dedicato a stipendi e pensioni, e il restante all’addestramento e all’investimento.

A livello regionale quest’anno si rileva che, grazie all’effetto trainante della Cina, i paesi dell’Asia con quelli dell’Oceania hanno un budget complessivo di 439 miliardi di dollari, un quarto della spesa globale. Da notare che l’Afghanistan, in vista dello sganciamento a fine anno dell’impegno occidentale, ha avuto rispetto al 2013 i maggiori incrementi di spesa.

I Paesi dell’Europa hanno messo in bilancio 386 miliardi di dollari, di cui quelli occidentali 292 miliardi e quelli orientali 94 miliardi, marcando ancora di più il divario tra Est e Ovest. In quest’area si può rilevare che, in virtù della crisi in Ucraina, quest’ultima ha incrementato le spese militari del 23%, la Polonia del 13% mentre la Russia, ma sono dati antecedenti la crisi ucraina stessa, dell’8%.

Nel Medio Oriente si registra un incremento della spesa militare che si attesta sui 196 miliardi di dollari. Iraq, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Bahrein sono i paesi che più quest’anno hanno aumentato le loro spese militari. Da notare che il Qatar, paese che ha affermato negli ultimi anni la sua posizione economica, ha acquistato armi ed equipaggiamenti per oltre 24 miliardi di dollari, pari a quasi l’80% del bilancio militare italiano.

In Africa la situazione è più contenuta, con una spesa militare che si attesta sui 50 miliardi di dollari, ma in aumento. I paesi che più hanno speso sono l’Algeria, con 12 miliardi di dollari (un terzo del bilancio militare italiano), e l’Angola, con 7 miliardi, spese queste con tendenze all’aumento.

Di fronte a queste cifre, che potrebbero essere più significative se si articolassero nei versanti investimento e addestramento da una parte, spese per il personale, infrastrutture e logistica di aderenza dall’altra, si nota che la gerarchia mondiale è sostanzialmente immutata. Gli Stati Uniti sono la potenza militare globale, in grado di operare in tutto il mondo con qualche riserva, e poi seguono le potenze regionali, che si attestano su una fascia di spesa tra gli 80 e i 200 miliardi. Soprattutto il divario tra Russia e Cina è estremamente marcato: la Russia, nonostante la volontà di giocare un ruolo globale, rimane una potenza regionale minore. L’Europa divisa ha un peso relativo, ma i principali paesi europei (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e altri) messi assieme superano la spesa militare cinese e quindi potrebbero essere in grado di svolgere un ruolo mondiale se avessero una politica estera unica e sotto un’unica direzione. Il resto del mondo segue nelle fasce medio-basse, con una potenza che si esprime a livello locale, in qualche caso regionale.

La sintesi che emerge da questo rapporto è che la spesa militare ha una tendenza al ribasso, come detto, nelle Americhe e in Europa, mentre è in crescita in Asia, Medio Oriente, Africa e Oceania. Un dato che deve essere messo in sistema, per ulteriori analisi, con il crescente aumento della potenza della Cina: lì dove ci sono interessi diretti cinesi la spesa militare aumenta, al contrario in quelle aeree regionali in cui questi sono più attenuati diminuisce.

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