Philip Seymour Hoffman: l’ultimo ruolo è enorme, il film meno
Tratto dal romanzo di John Le Carré, La spia – A Most Wanted Man è un thriller anomalo, che preferisce far leva sull’introspezione piuttosto che sull’azione. Una spy story che “saluta” artisticamente Philip Seymour Hoffman e dimostra di saper coinvolgere lo spettatore solo a tratti.
Ad Amburgo giunge Issa Karpov, un povero diavolo di origine russo-cecena, che ha un unico obiettivo: recuperare i soldi del padre, accumulati perpetrando crimini di guerra. Una volta allertati i servizi segreti tedeschi e americani, sarà Gunther Bachmann a dover capire se Karpov è un innocente capitato in una storia più grande di lui o se è un terrorista che progetta di farsi saltare in aria ad Amburgo.
I romanzi di Le Carré sono talmente ben scritti e di sicuro richiamo che spesso e volentieri si tramutano in pellicole. Thriller che si distanziano dagli stereotipi di genere, rifuggendo l’azione, e che preferiscono concentrarsi sulla psicologia dei personaggi, sui giochi di potere e su una struttura costruita ad hoc per i sotterfugi e gli inganni. Ciò succedeva ne La talpa di Tomas Alfredson e ciò accade ne La spia – A Most Wanted Man. Eppure quell’andamento lento e meditabondo dell’opera firmata Alfredson (in cui si respirava aria di raggiro in ogni sequenza) non trova libero sfogo nel film dell’olandese Corbijn. Difatti si nota a vista d’occhio che la recente pellicola ha numerosi passaggi a vuoto, frutto di una struttura a incastro che perde la bussola e che allunga eccessivamente il brodo. Ciò non toglie che l’interpretazione del compianto Seymour Hoffman sia lodevole e di enorme attrattiva. Perché l’attore riesce a imprimere al suo personaggio un dolore latente, un deludente macigno morale, che lo fa sprofondare nell’alcool e lo priva della fiducia negli altri.
La spia – A Most Wanted Man si misura e si rapporta con la bravura di Seymour Hoffman, malinconico uomo solo al comando, nel quale si riflette l’ingerenza degli americani negli affari mondiali e che cerca di dare il suo contributo per rendere il mondo un posto migliore. Ma tutto ciò è figlio del background artistico di un attore di un elevato spessore e non necessariamente frutto dell’abile direzione di Corbijn. Difatti si notano i limiti del regista olandese, che non riesce a imprimere un ritmo accattivante e che si esprime in modo farraginoso in una parte centrale, nella quale sono molti i momenti che si discostano dal reale obiettivo della pellicola. Sicuramente c’è qualche intuizione visiva singolare, ma perlopiù fa capolino una freddezza eccessiva e una carenza di emozioni. Ed è proprio per questo motivo che La spia – A Most Wanted Man non riesce a diventare un’opera interessante, malgrado una sezione conclusiva che rilascia tutta la sua carica emotiva indolente e disillusa e che, involontariamente, rende omaggio alla scomparsa dell’attore. Infatti il suo grido di rabbia e il conseguente allontanamento in auto sono un perfetto epitaffio. Seymour Hoffman esce dal quadro. Titoli di coda.
Uscita al cinema: 30 ottobre 2014
Voto: ***