La Spia - A most wanted man
Genere: spy story/thriller
Regia: Anton Corbijn
Cast: Philip Seymour Hoffman, Grigoriy Dobrygin, Willem Dafoe, Robin Wright, Rachel McAdams, Nina Hoss
122 minuti
2014
di Giuseppe T. Chiaramonte. No. Sì. Forse. Così dice ad un certo punto Günther Bachman a Martha Sullivan. Agente della CIA lei, capo di una
piccola organizzazione di spionaggio tedesca con sede ad Amburgo lui. L’organizzazione per la quale lavora Günther non esiste nemmeno legalmente, ma agisce all’ombra e all’oscuro di tutto. La frase del protagonista si riferisce alla certezza di alcune informazioni riguardanti le prossime mosse del nemico alla quale CIA, Günther e servizi segreti tedeschi danno la caccia. “No. Sì. Forse” è anche il percorso emozionale dello spettatore davanti a La Spia, l’ultimo film di Anton Corbijn, regista di Control (2007) e The American (2010).L’approccio del regista olandese sembra il più azzeccato nel cogliere l’atmosfera uggiosa di Amburgo e nel trasporre questa spy story adattata da un romanzo di John Le Carrè. Nessun ritmo frenetico, tempi dilatati e lunghe pause silenziose, un po’ come accadeva in quel gioiello di tre anni fa, La Talpa, altro adattamento da John le Carrè, diretto dallo svedese Tomas Alfredson. Ma se allora ne veniva fuori un’atmosfera quasi epica che gravava sulle spalle di uno strepitoso Gary Oldman, qui la regia rimane pallida come il panorama di un’Amburgo visibile da una grande finestra posta in cima ad un ristorante di lusso. La messa in scena di Corbijn non convince in pieno, sembra indecisa, incompleta, come la frase di Günther, e se ne coglie solo un’intenzione che fa da sottotesto alla trama, anzi la accompagna. C’è un progressivo passaggio verso l’aumento dei mezzi utilizzati e che allontanano sempre di più i protagonisti dal centro dell’inquadratura, facendoli diventare sempre più piccoli e inseriti in un contesto urbano sgradevole.
Günther è un pesce piccolo che si muove in mezzo agli squali delle istituzioni e che hanno molto più potere di lui. Sottile ironia questa, considerando che quella di usare i pesci piccoli per pescare quelli grossi, è un’altra delle sue frasi.
Günther Bachman è un personaggio tormentato, vittima di un grave senso di colpa e, stufo di usare quei mezzi, ha deciso di ripartire dal basso. Interpretato dal compianto Philip Seymour Hoffman, qui all’ennesima prova che avrebbe dato ancora molto al cinema, La Spia si regge sulle sue spalle, La Spia è lui, con le sue espressioni severe, la sua calma apparente, ma necessaria e il totale controllo e abbandono alla parte recitata. Lo sguardo sofferente di Günther si rispecchia in quello dello spettatore che soffre all’idea di non averne più.
“No”: il giudizio al primo atto. “Sì”: a Philip Seymour Hoffman. “Forse”: il giudizio a tutto il film.
★★½