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La spilla sessista e le lavoratrici trattate come oggetti

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La spilla sessista e le lavoratrici trattate come oggettiSiamo in tempi di crisi e il lavoro è sempre meno sopratutto per le donne che oltre alle conseguenze della crisi devono subire una serie di discriminazioni che vanno da quelle del reddito a quelle a sfondo sessuale, sempre in aumento nel nostro Paese stando ai dati ma anche ai fatti.

Alla Rinascente di Firenze le commesse vengono obbligate a indossare una spilla con su scritto “averla è facile chiedimi come” e tvtb ( ti voglio troppo bene), paragonando la commessa alla fidelity card e obbligate ad indossare tacchi alti e vestiti succinti attirando commenti sessisti da parte dei consumatori che appunto sono stati la causa che hanno scatenato la polemica e facendo notare che i doppi sensi del badge incriminato.

Molto diverso da quei paesi più civili del nostro dove s’inventano posti di lavoro per nudisti, dove sono riservati a quelle persone che praticano naturismo e dove ad essere nudi sono entrambi i sessi senza alcuna sessualizzazione, qui in Italia sono sempre e solo le donne a dover indossare abiti succinti e scomodi, essere belle e quasi nude non per una “filosofia” ma per attrarre il cliente maschio che nel nostro paese deve corrispondere ai canoni del macho sessualmente arrapato, che molto spesso convivendo affianco ad un modello femminile culturalmente educato ad essere “quasi asessuato” si rivela molesto e fastidioso, permettendosi di trattare le donne come oggetti  a sua disposizione solo per il proprio piacere, poichè culturalmente il piacere sessuale è diritto solo maschile.

Dobbiamo ogni giorno lottare contro la crisi come in tutto il mondo, ma nel nostro Paese dobbiamo anche avere a che fare con la discriminazione delle donne che cresce ancora di più perchè  in un momento di crisi le lavoratrici sono talmente indebolite che non possono protestare per non trovarsi senza lavoro ed è per questo motivo che aumentano le molestie sessuali sul lavoro e iniziative che espongono le dipendenti come fossero merce in vendita.

E’ una questione culturale in Italia, la tendenza di vedere le donne come oggetti a causa del modello che si è andato a formare nell’opinione pubblica a metà degli anni ’90 e la diffusione della tv commerciale e quella triste e becera rappresentazione stereotipata della donne che la maggioranza delle emtitenti italiane continua a trasmettere.

Lasciamo perdere chi fa del proprio corpo un business, le modelle, lapdancer, le ultime bariste sexy che hanno fatto impazzire i giornali, le escort che guadagnano parecchi soldi eccetera, ma chi non gradisce di essere trattata come un oggetto merita rispetto perchè in caso contrario si tratta di molestia sessuale. E’ preoccupante il fatto che in Italia posti di lavoro normalissimi si trasformano in case di appuntamenti dove alla lavoratrice ignara le si chiede disponibilità sessuale con tutti: datore di lavoro, clienti eccetera…a gratis per giunta, perchè lo stipendio resta sempre quello: precario.

Meno male che nessuno ha taciuto per questo gravissimo episodio e che ci sono state delle proteste. Anche da parte delle dipendenti, imbarazzate dagli sguardi e battute dei clienti. Il nostro Paese deve smetterla da una parte di lasciare a casa le donne e dall’altra di trattare quelle che vogliono lavorare come fossero delle prostitute perchè questo è un atto di inciviltà che nemmeno i paesi meno evoluti del nostro compierebbe.

Mary



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