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Ultimamente sto ripercorrendo tutta la saga horror de La Bambola Assassina. Una specie di salto nel passato, un ritorno ai vecchi tempi, quando da ragazzino invece di studiare mi mettevo a guardare film con gli amici e le saghe horror diventavano sempre prime scelte. Dopo aver parlato qualche post fa del capostipite, ho deciso però di tralasciare e non parlare dei primi due sequel (La Bambola Assassina 2 e 3) perché veramente di poco conto, ripetitivi, sempre più demenziali e meno impegnati a far paura, abbracciando il lato comedy della vicenda (quello di un bambolotto killer che bestemmia e fa battute stupide) e di concentrarmi un attimo sul quarto capitolo della saga, che io reputo incredibilmente riuscito e assolutamente divertente: sto parlando di La Sposa di Chucky, film del 1998 diretto da Ronny Yu e scritto da Don Mancini, creatore di Chucky.
Dopo le varie vicissitudini, dopo le varie avventure di Chucky alle prese con il suo mortale "nemico" Andy, il bambino del primo film (recensito qui), ecco che la bambola assassina e sarcastica torna a mietere vittime e, questa volta, ritrova l'amore della su vita in quello che forse è la più spassosa rivisitazione del film Bride of Frankenstein (La sposa di Frankenstein).
In un film come La Sposa di Chucky, in realtà, paura e tensione vanno a farsi definitivamente benedire: quel che rimane è il divertimento, le battute e una cattiveria non da poco, il tutto condito da omicidi di un fantasioso e irresistibile non comune. Potremmo persino definire il quarto capitolo di questa saga un "on the road" atipico, a metà strada tra lo l'horror e la commedia degli equivoci. Per non parlare poi dei continui riferimenti ad altri film e citazioni più o meno velate. Già da subito ad esempio, durante i titoli di testa, ci viene mostrato un campionario dei più letali serial killer del cinema horror, in un magazzino della polizia, dove sono conservati i resti di Chucky e ci vengono mostrati il guanto di Freddy direttamente da Nightmare, la maschera di Jason dalla saga Venerdì 13, la motosega di Leatherface (Non aprite quella porta) e la maschera di Michael (Halloween).
Chucky, per anni relegato alla figura di cattivo co-protagonista dei suoi film, diventa star incontrastata, persino antieroe. Senza mai rinunciare all'idea portante di tutta la saga (il suo desiderio di tornare umano), Ronny Yu e Don Mancini imbastiscono una storia d'amore e a modo suo "romantica", pongono una figura femminile, quella di Tiffany, al centro dell'azione e trovano a Chucky una compagna, prima umana, poi di plastica come lui. Il risultato è una serie di gag dal romanticismo nero e dai risvolti esilaranti, nonostante la violenza sia ai massimi livelli. Violenza che per quanto estrema si appropria dei toni cartooneschi in un iperbole di sangue, esplosioni e crudeltà. Il risultato è forse il miglior capitolo, superiore persino al primo La Bambola Assassina. E la saga continua, con un figlio (indesiderato?) e tante nuove avventure di cui però parleremo un'altra volta.
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