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Ho visto per caso "La sposa promessa", film ambientato nella comunità charedì di Tel Aviv. Diciamocela tutta: se fosse toccato a me decidere il film per la serata mai e poi mai avrei scelto questo. Conoscete già me e i miei pregiudizi, dai quali mi lascio placidamente guidare. E in questo film si parla di una comunità di ebrei ultra-ortodossi, e andiamo, se c'è una cosa che mi spaventa è la religiosità estrema. Perciò, quando mi sono seduta sul divano minacciando atroci vendette verso l'artefice della scelta, ero sicura che avrei detestato il film, ed ero sicura che mai e poi mai sarei riuscita a provare empatia per la protagonista del film, Shira, ragazza diciottenne messa di fronte a una difficile scelta da parte della sua famiglia.
Mi sbagliavo.
Ops.
Del resto, per capirsi tra culture diverse basta usare il linguaggio universale. Desiderio, amore, libertà, coercizione. E di tutto questo ci parla il film, e in modo davvero coinvolgente, con un avvio lento e poi sempre più trascinante, fino a farci piangere, dubitare, lasciarci felici e insoddisfatti nello stesso tempo.
Il film comincia con un'inquadratura della giovane Shira che sbircia al supermercato il ragazzo coetaneo che la famiglia le ha proposto di sposare. Lo sbircia ma non gli rivolge la parola; potrà parlargli solo durante l'incontro formale che seguirà da lì a pochi giorni, come vuole la tradizione. Shira, guardando il giovane, sente che lui è “quello giusto”, e lo confida quello stesso pomeriggio a Esther, sua sorella maggiore, sposata con Yochay e incinta al nono mese. Tutto sembra andare per il meglio ma, proprio qualche giorno prima dell'incontro con il suo quasi-promesso sposo, una tragedia piomba su Shira e sulla sua famiglia: Esther muore dando alla luce il suo bambino, Malachai. Questo lutto allontana ogni decisione in merito al fidanzamento di Shira; e dopo qualche mese Yochay viene invitato da parte della comunità a risposarsi per dare una madre a Malachai. Si presenta per lui la prospettiva di un matrimonio con una donna che vive in Belgio; questo significa l'allontanamento di Malachai da Israele, e la madre di Shira, piegata dalla perdita dell'amata Esther, non può accettarlo. Per questo chiede a Shira di sposare Yochai, diventando così la madre di Malachai. La scelta di Shira – scegliere di sposarsi con un coetaneo e vivere ogni cosa con lo stupore della prima volta, oppure vivere la vita della sorella e sposare Yochai, come vogliono le persone intorno a lei – ci terrà con il fiato sospeso, e alla fine... alla fine proveremo un misto di gioia e inquietudine, di felicità e incertezza.
Shira ha fatto la scelta giusta?Voi che ne dite?
Guardate il film (con la giusta dose di fazzolettini sottomano) e, se vi va, tornate qui a dirmi cosa ne pensate.
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