di Paolo Massa
Guardando il documentario La stagione dell'amore di Antonio e Lorenzo Scurati è inevitabile fare un paragone con i Comizi d'Amore di Pier Paolo Pasolini. L'ombra del regista e scrittore corsaro aleggia sul lavoro edito dalla Fandango, pubblicato per cercare di spiegare come gli italiani vivono oggi la loro vita affettiva. Compito arduo in questi tempi sbandati che stiamo attraversando tra mille incertezze e poche convinzioni, forse anche tutte sbagliate.
Scrive Antonio Scurati nella prefazione al libro La reinvenzione dell'Amore contenuto nel cofanetto: "Il Pasolini dei Comizi d'amore aveva ragione e proprio per questo non può più essere un nostro maestro. Il profeta della mutazione antropologica, della crisi epocale, aveva visto giusto ma noi oggi viviamo dentro la sua profezia, noi siamo la sua profezia dopo che si è avverata e, proprio per questo motivo, lui si allontana irrimediabilmente da noi". A dire il vero, però, il documentario inizia con la voce di Pasolini a porre le domande scomode, in un'Italia bigotta come quella degli anni Sessanta, alle quali rispondono gli italiani di oggi (uomini, donne, ragazzi e ragazze) antropologicamente lontani anni luce dai loro antenati di qualche decennio fa.
In un viaggio estivo, da giugno a settembre, lungo il nostro Paese, Antonio Scurati intervista numerose persone per farsi raccontare come vivono l'amore, cosa pensano della famiglia e di avere eventualmente dei figli, che peso danno al tradimento, nel tentativo di abbozzare un quadro dei rapporti amorosi nella nostra società del consumismo e del benessere a tutti i costi. Ne esce così un ritratto veritiero e genuino della gioventù d'oggi (e non solo), visto che ad essere intervistati sono anche uomini e donne di mezz'età, chi single per scelta chi invece ad un passo dal matrimonio, in un palleggio di dichiarazioni tra sacro (nel video compare anche l'arcivescovo Rino Fisichella) e profano a rendere La stagione dell'amore un documentario a tutto tondo sui sentimenti al tempo della comunicazione virtuale.
Sullo sfondo resta sempre il lascito di Pier Paolo Pasolini che in Comizi d'amore augurava ad una coppia in procinto di sposarsi: "Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore". Ma più che di coscienza, oggi si (stra)parla soprattutto di libertà, nella convinzione che "non siamo più liberi quando siamo noi stessi, ma diventiamo liberi quando smettiamo di essere noi stessi". Paradossale verità dei nostri confusi giorni vissuti tra palco e realtà, tra verità e finzione.
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