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La Stagista ignota

Creato il 27 luglio 2011 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
Perdite di identità temporanee.
Ci sono diversi momenti di un tirocinio in cui la tua autostima finisce sotto le scarpe. Ma ce n’è uno che, a mio avviso, raschia il fondo dei fondi. Non è quando ti riprendono per la prima volta. Non è nemmeno quando non ti calcolano proprio. Secondo me il momento peggiore per la tua dignità è quando, dopo due mesi e mezzo di stage full time, ti chiamano ancora La Stagista.
Epiteto completamente spersonalizzante, La Stagista risulta anche un ottimo eufemismo che, in poche parole, rappresenta anche una sorta di sfigata della classe. Mancano pochi giorni alla fine del mio tirocinio, eppure questa “collega” ha voluto rimarcare in una mail pubblica la mia condizione di lavoratrice non retribuita, oltre che non identificata.
Uno ha chiesto chi si occupava di un certo argomento e lei ha delicatamente risposto:“In poche parole: L. si occupa della musica, P. delle mostre e del teatro, io del cinema e gli eventi, per ora ,li fa La Stagista…”. La Stagista, quindi, anche dopo le 9 settimane passate in redazione, chiusa otto ore al giorno anche quando nel resto del mondo ci sono climi tropicali perfetti per un’abbronzatura da urlo, rimane sempre la tirocinante.
Senza nome, senza identità. Questo il triste destino della Stagista, condannata ad essere considerata tale. E io che pensavo di essermi resa particolarmente riconoscibile, se non altro in redazione. E invece no, sono una specie di Ufo, sono un Uut, Unidentified unpaid trainee (Tirocinante non retribuito e non identificato).
Ma le illusioni fanno parte della Stagista che, dopo due mesi e mezzo, spera in un minimo riconoscimento della propria persona. E proprio in procinto della fine lavori, La Stagista si è sentita fare pure una proposta. Non è indecente alla Demi Moore. Non è nemmeno irrifiutabile alla Il Padrino.
Ma questa è tutta un’altra storia. Rimanete sintonizzati.

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