L’autocostruzione esplora forma, colore, movimento, vibrazione e materia. Ecco un esempio di chi, senza scordarsi dei più tradizionali, ha sperimentato materiali diversi, poco usati e poco conosciuti in questo campo. Spesso gli artificiali vengono chiamati “gioiellini”, ma le sue creazioni danno un nuovo significato a queste parole. Ma oltre al lato estetico, prendono pesci, aspetto decisamente non secondario…
Il mio nome è Mariano Raspa, 50 anni, vivo a Dolianova un paese che dista 10 minuti da Cagliari, ma il mio vero paese natio e S.Antioco, un’isola del sud Sardegna. Come nickname FaraoneKing, scelto una decina di anni fà, perchè fin da piccolo ero affascinato dal mondo misterioso egizio, tant’è vero che 22 anni fà iniziai a creare bassorilievi riportando su pietra il periodo dell’antico egitto.
1. Da quanto peschi?
Vivendo per tantissimi anni sull’isola, pratico la pesca da che son nato.
2. Perché hai iniziato ad autocostruire?
Inizialmente per una questione di risparmio (come tutti), poi è diventata una passione.
3. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?
Iniziai a costruire nel ’89 assieme ad un amico di pesca. Si andava in scogliera a recuperare pezzi di poliuretano espanso, e lo si usava per creare il corpo, e come paletta ci si metteva la linguetta della lattina di cola (alta ingegneria). La prima creazione non si scorda mai e sopratutto non la si butta mai. Ecco due immagini del mio primo artificiale.
4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?
Lo spinning dalla scogliera è l’unica pesca che pratico. Il mare aperto ha il suo fascino ma i profumi legati alla vegetazione mediterranea della mia terra rendono magica la scogliera. Non cerco un pesce specifico, certe volte il mare mi premia altre meno.
5. Qual è il tuo più grande vizio?
Cambiare sempre: cerco stimoli nuovi per migliorare. La ripetitività mi annoia. Non mi fermo ad una forma standar, ma ho il brutto vizio di provare forme nuove e spesso questo brutto vizio, mi costa del denaro, ma raggiunto l’obbiettivo la soddisfazione è impagabile.
6. Qual è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?
Amo lavorare il legno, e lo uso anche per la costruzione di Arbalete da sub, mi da soddisfazione anche per le esche e la tecnica che uso è sempre quella… mente, occhi e mani, con l’ausilio di attrezzi per il fai da te.
7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual è stata la novità più utile e rilevante?
Si potesse fare un ritorno al passato, ci sarebbero poche cose da cambiare tecnologicamente parlando. La pesca è… io e il mare ad armi pari, la tecnologia ha migliorato le tecniche di pesca, ma ha reso anche i mari più sterili. Personalmente ammiro quei popoli primitivi che con arnesi rudimentali, portano il pescato in capanna per sfamarsi… quella è la pesca vera, la nostra è consumismo ed in alcuni casi Status Symbol.
8. Qual è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?
Il tutto è soggettivo, ma dal mio punto di vista metterei in primo piano l’aerodinamica. Cercare di arrivare il più lontano possibile, per far restare l’artificiale il più possibile in acqua. Alcuni predatori sono diventati diffidenti e prima di sferrare l’attacco scrutano per bene la potenziale preda prima di attaccare. La vibrazione è un’altro elemento importante. Sappiamo benissimo che i pesci captano le vibrazioni e questo può essere un buon elemento attirante. A riguardo ho una mia teoria, forse sbagliata, ma la sto testando con il tempo. Essendo il trecciato un filo, più o meno di vario spessore, è anche un conduttore di vibrazioni, e durante le pescate batto il fusto della canna con un bastoncino per produrre una vibrazione in modo che il filo lo trasmetta. Forse è fantascenza, ma non mi costa nulla farlo. I colori hanno la loro importanza fino ad un certo punto, credo più che altro che i colori siano importanti ed attiranti ai fini dell’acquisto. I pesi per un movimento sinuoso ed elegante sono l’abc di un buon artificiale, ma preferisco il nuoto irregolare ed imprevisto.
9. Anche anellini a vite o solo armatura passante?
L’armatura passante, rende l’artificiale più sicuro durante la cattura, ultimamente sto valutando e testando gli anellini a vite autocostruiti con collanti particolari e resistenti. Rimango comunque del pensiero che il passante sia l’unico metodo sicuro.
10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione & quanto alla pesca?
Per entrambe le cose alterno periodi di attività frenetica e di quiete.
11. Cos’è per te la pesca & cosa significa per te costruire esche?
La pesca non è la cattura in sé, ma ciò che circonda l’uscita a pesca. L’alzarsi alle prime ore dell’alba, prepararsi per l’uscita, fare colazione al bar e scambiare due chiacchiere tra amici. Vedere la città che dorme in silenzio. Arrivare sul posto e camminare per sei o settecento metri di sentiero tra profumi di ginepro, mirto, cisto, brezza marina con le onde del mare che si infrangono sugli scogli come cornice. Preparare la canna, l’emozione del primo lancio e il susseguirsi di questi ultimi mentre il cielo inizia a colorarsi di rosa e arancio per permettere all’alba di prendere possesso del territorio. Questo per me è la pesca. La costruzione è riportare in un oggetto, di qualsiasi materiale esso sia, un progetto più o meno valido, che inizialmente è frutto di una elaborazione mentale. Questo in un secondo momento prende la forma desiderata e modificata in corso d’opera. In definitiva la costruzione appagao tanto quanto una cattura e un rilascio… emozionante veder crescere l’artificiale ed entusiasmante veder una preda essere tratta in inganno dallo stesso.
12. Qual è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?
Rapala e solo Rapala.
13. Qual è il tuo sogno di costruttore di esche?
Vedere esposto un mio artificiale al Guggenheim Museum (Fantascienza pura). Non cerco di fare soldi e non mi interessa, potrei vendere qualche pezzo, ma non farò mai commercio, le cose belle devono restare uniche.
14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?
Sarò ripetitivo, ma il più grande rimane sempre Lauri Rapala. Un Genio, fu lui il primo a ridosso degli anni trenta a costruire il primo pesciolino artificiale da un pezzo di legno, da lì in poi chi seguì le suo orme, fece solo imitazioni (me compreso).
15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?
Un pezzo di legno (vedi manico di scopa) una limetta, della carta vetrata ed una bomboletta spray di vernice bianca. Creare una sorta di silluro, due anellini a vite uno anteriore ed uno posteriore, e nel sotto pancia un forellino da 6mm per una piombatura leggera. Fatto un artificiale semplice con pochissima spesa. Poi subbentrano altri fattori, resistenza dei materiali agli attacchi, aerodinamica durante il lancio, movimento e vibrazione, bellezza etc etc. Per tutto questo ci vuole costanza e tempo, provare, sbagliare e riprovare, e riprovare ancora. Ma una cosa consiglio a tutti, possibilmente create oggetti nuovi e sperimentate nuove forme e materiali nuovi, altrimenti farete solo delle copie. Sinceramente, se devo fare delle copie, faccio prima ad acquistare l’originale.
16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?
Di non mollare mai anche se i risultati sono deludenti, sono costanza e determinazione che a lungo andare ti danno la possibilità di raggiungere gli obiettivi.
Per contattare Faraone King Lures e apprezzare ancora di più il suo lavoro è possibile visitare il suo blog, il suo profilo Facebook o il suo gruppo, sempre su Facebook.