La stanza dell’autocostruzione – 15 – Mesh Lures

Da Pietroinvernizzi

Un autocostruttore di minnow, pesciolini artificiali, da non perdere: Mesh Lures, alias Gabriele Roscioli. Ha 28 anni e vive in Centro Italia, nella provincia di Teramo in Abruzzo. Probabilmente lo conoscete già come amministratore di uno dei più grandi forum di pesca a spinning alla trota, oppure per il suo blog… Se invece non lo conoscete, beh avete una ragione di più per leggere la sua intervista!  Di Mesh Lures ci piace non solo l’alto livello delle finiture e la robustezza complessiva delle costruzioni, ma anche l’essenzialità delle sue costruzioni. Dopo un autocostruttore iperealista e sognatore come Petri (stanza 14), qui abbiamo un autocostruttore concreto e micidiale: colori essenziali ma curatissimi nei dettagli e nell’equilibrio dei riflessi, nuoto impeccabile, forme tradizionali… sì, ma avete notato i volumi? Mesh Lures aggiunge un uso particolare dei volumi, quasi sempre abbondanti a dispetto della lunghezza, una scelta che può rendere micidiale esche di dimensioni contenute su predatori grandi e piccoli al contempo. Inoltre una vastissima gamma di esche molto diverse tra loro, da piccoli minnow da trota a grandi popper da spinning tropicale, passando per lipless e wtd e molto ancora.

1. Da quanto peschi?
Pesco dall’età di 7 anni circa.

2. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?
Ho iniziato a costruire artificiali 6 anni fa. Ricordo bene le mie creazioni, iniziai la mia avventura nell’autocostruzione facendo dei lipless. Fin da subito questa passione mi coinvolse moltissimo e ricordo di aver catturato subito qualche trota in laghetto con le prime esche. Le prime catture furono molto stimolanti ed appaganti e fin da subito scoppiò l’amore!

3. Perché hai iniziato ad autocostruire?
Nella vita cerco sempre di avere nuovi stimoli, nuove partite da giocare.
Costruire artificiali era un modo per vedere la pesca da un’altra prospettiva, per arricchire le mie pescate con un’esperienza più ricca.
Devo dire che costruire esche ha accresciuto ulteriormente la mia passione e la voglia di stare sull’acqua.

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?
Pesco esclusivamente a spinning e casting, ho un fiume a meno di un chilometro da casa e la pesca con cui sono cresciuto è sicuramente lo spinning al cavedano che adoro pescare Topwater.

Nel tempo la passione per le acque correnti è rimasta ma spostando l’obiettivo verso le trote, che insidio in vari ambienti dai fondovalle medi, ai classici micro fossi appenninici.

Un altro pesce che sicuramente amo pescare è il Bass, che insidio sia da terra che dal belly boat.

Dedico alcune pescate durante l’ anno anche al luccio e allo spinning in mare.

5. Qual’è il tuo più grande vizio?
Sicuramente il cibo, Sono terribilmente goloso.

6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?
Per il momento utilizzo solo legno per le mie esche in particolare il mio preferito è il legno di samba. Amo lavorare il legno, quindi mi piace molto la sgrossatura e sagomatura dell’artificiale anche se trovo che la parte più divertente del processo produttivo sia quella della colorazione.

7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?
Trovo che una grossa novità nel campo dello spinning siano stati i fili trecciati che di certo hanno portato grossi vantaggi in alcune situazioni di pesca. Se posso permettermi mi sento di citare anche la peggiore invenzione fatta negli ultimi che a mio parere è il Boga grip. Attrezzo che non riesco davvero a sopportare.

8. Qual’è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?
Io trovo che un artificiale sia una fusione di idee e concetti, si crea un esca combinando vari aspetti e accorgimenti per ottenere quello che si cerca. Quindi penso che non sia mai un solo elemento a determinare l’efficacia di un esca ma bensì il giusto mix di vibrazioni, forma, peso.

Per quanto riguarda invece il discorso cromatico trovo che quello che conta maggiormente sia il colore di fondo, oppure il contrasto tra i colori utilizzati, più dei dettagli della livrea. Ma un altro aspetto fondamentale per l’efficacia dell’artificiale è la fiducia con cui il pescatore lo utilizza, in questo senso se i dettagli riescono a creare maggiore fiducia nel pescatore ben vengano! Per quello che riguarda la mia personale opinione però sono abbellimenti estetici che interessano più il pescatore piuttosto che i pesci…

9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?
I miei artificiali nascono da una fase di progettazione. Creo successivamente su legno il prototipo precedentemente studiato. Solitamente creo più grezzi in modo da provare più soluzioni ad esempio sulla piombatura o sulla posizione della paletta. Utilizzo diversi metodi per creare l’armatura e in base al tipo di artificiale scelgo se usare l’armatura passante o gli anellini incollati. Successivamente il grezzo viene impermeabilizzato e vengono fatte le prove in acqua.
Dopo i test vado a modificare l’esca fino ad ottenere il risultato desiderato.
Gli altri passaggi a livello costruttivo che eseguo sono la stesura di un fondo bianco per preparare la verniciatura che poi eseguo con bombolette spray. Le fasi finali sono: la stesura della resina epossidica, la ripulitura degli anellini e, dove necessario, l’incollaggio della paletta in lexan.

10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione? Quanto alla pesca?
Dedico molto tempo ad entrambe non riesco a quantificarlo in maniera precisa ma diciamo che ogni minuto libero è dedicato ad una della due cose.

11. Cos’è per te la pesca? Cosa significa per te costruire esche?
La pesca per me è una vera e propia malattia tra l’altro incurabile!
Una passione in cui fondo tutto il mio modo di essere; amore per la natura, solitudine, tranquillità, riservatezza.
La pesca se da un lato mi permette spesso di riconcigliarmi con me stesso dall’altro lato mi ha permesso di stringere forti rapporti con alcune delle persone con cui amo condividere le mie pescate
Quindi una passione, un divertimento, un modo per sfogare se stessi ma anche un modo di conoscere e farsi conoscere dagli altri.

12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?
Adoro guardare, studiare e provare artificiali di ogni tipo. Quindi citare un solo marchio sarebbe riduttivo. Alcuni marchi che mi piacciono molto sono ad esempio: Duo , Deps , Yo zury , Rapala etc. etc.

13. Qual’è il tuo sogno di costruttore di esche?
Il desiderio principale è quello nel tempo di evolvermi e continuare sempre ad avere nuovi stimoli in pesca grazie alle mie esche e alla loro progettazione.
Il sogno è quello di farne un lavoro vero e proprio .

14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?
Scegliere un solo nome è difficilissimo. Trovo che la scena italiana stia migliorando sempre di più sia per quantità che per qualità degli autocostruttori. Dovendo citare un solo nome ; per stile , precisione e idee dico Tiziano Tozzi in arte tiziano78.

15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?
Come utensili consiglio delle cose semplici che tutti abbiamo in casa: una sega, delle pinze, una cesoia, raspa, un trapano. Come materiali consiglio il legno di samba, acciaio inox se possibile e alluminio o ancora meglio lexan per le palette. Come imitazione io consiglierei di partire con un senza paletta di circa 7 cm. Dimensioni ridotte rendono l’esca più complessa da realizzare con precisione mentre al contrario artificiali di grosse dimensioni possono essere troppo laboriose con attrezzi non troppo specifici.

Inoltre consiglio di leggere e informarsi molto su internet dato che ormai sul web è possibile trovare tantissime informazioni sulla costruzione di artificiali, evitando o limitando i piccoli inghippi che capitano ad ognuno nei primi tempi.

16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?
A chi si avvicina all’autocostruzione dico di non farlo per risparmiare dei soldi, innanzitutto perché considerando i materiali ma soprattutto i tempi di realizzazione in realtà un grosso risparmio non c’è, soprattutto ora che internet ci permette spesso degli affari sui vari mercatini.

Consiglio di avvicinarsi all’autocostruzione per creare qualcosa di proprio, qualcosa che non si trova normalmente in commercio e che quindi si adatta particolarmente ai nostri posti e al nostro modo di pesca.

Infine consiglio di non puntare all’ estetica a tutti i costi ma di badare prima alla sostanza delle esche, poi se c’è il lato estetico ancora meglio ma deve essere un valore aggiunto ad un esca già ben realizzata.

Qui di seguito i recapiti per coloro che vorranno contattare Mesh Lures e vedere i suoi lavori:
http://meshlures.blogspot.it
meshlures@gmail.com



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