Il luccio come passione, come ossesione, come infinito rispetto, come cultura da diffondere, proteggere e tutelare. L’autocostruzione come modo di vivere la pesca, di esaltare la cattura e trarne la massima soddisfazione, l’autocostruzione come originalità, essenzialità, e innovazione. Così conosco Alessio e le sue esche. Ma lascio che sia lui a raccontarsi…
Ciao ragazzi mi chiamo alessio e come matto nome d’arte mi sono dato alessio martin ventotto (l’artificiale che mi ha fatto prendere il mio primo luccio). Ho 30 anni tondi e sono nato a Bologna dove risiedo da sempre. Convivo da tre anni e sono innamorato sia di lei che della pesca o, per meglio dire, dello spinning.
1. Da quanto peschi?
Purtroppo ho iniziato tardi a pescare… su per giù a 15 anni, anche se prima mi ero cimentato in qualche giretto in fiume Savena che mi passa davanti a casa in montagna, ma fino a quell’eta’ lì, e anche oltre, avevo troppi grilli per la testa… motorini, ragazze… divertimento in generale… Ho iniziato per caso seguendo un gruppo di amici in riva ad un lago a pagamento… andavano a carpe e uno di loro mi diede una canna in mano… bé facendo i miei ragionamenti controcorrente rispetto ai loro consigli presi 7 carpe e loro un bel cappotto… oltre le 7 carpe presi anche dei nomi… eh eh! Neanche da dire il giorno dopo ero da Mister Fish a spendere le mie prime 150 mila lire in attrezzatura da carpe gobbe… comprai di tutto… poi cominciai a frequentare i laghetti a pagamento e a fare fuga da scuola e poi dagli stage lavorativi… un amico un giorno mi disse… perche’ non vieni con me a spinning? Va te a sapere che diavolo fosse… ancora prima di prendere il mio primo luccio al lago di Castel dell’Alpe, mi ero gia’ comprato tutta la mia divisa e la mia attrezzatura, infatuato da questa tecnica di recupero per invogliare il pesce a mangiare… bellissimo…
2. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?
Nell’anno 2004 presi parte alla mia prima gara frequentando sempre lo stesso amico che gia’ faceva qualcosina di suo e gia’ molto piu’ esperto di me… grande insegnante a cui devo molto. Alla gara, a mezz’ora dalla fine, attacco il fondo e riesco a sbrogliare il malloppo che si era creato e mi recupero un doppio mepps giant killer… ovviamente esca trovata esca fortunata… l’attacco subito e al primo lancio prendo un luccetto che mi porta a premi e con tanto di trafiletto su una rivista di pesca… esca che purtroppo ho restituito poco tempo fa alla natura. Aveva ancorine enormi e volevo coprirle… il mio amico mi fece vedere che con il pelo di cervo e un imbobinatore si poteva fare un ciuffetto carino che arricchiva l’esca… da lì oltre ad aver mollato le gare mi sono fatto spiegare un po’ tutto: negozi, materiali, ecc. ecc.
La prima autocostruita di Alessio Martin Ventotto
La mia prima vera costruzione ce l’ho tutt’ora nella mia cantina… orribile, ma non e’ possibile buttarla via. Mi piaceva un sacco, ma allora credevo di piu’ nelle esche commerciali e non la usai praticamente mai. Aveva un piccolo grub dietro ma lo tolsi perche’ era davvero imbarazzante…
3. Perché hai iniziato ad autocostruire?
Il vero motivo per cui piano piano ho iniziato a fare le esche che faccio ora e’ perche’ sapevo che erano valide… o meglio, l’amico che mi ha dato tante dritte faceva cose simili e le faceva prima di me e mi diceva che erano valide… poi guardandomi attorno vedevo moschisti fare pesce con materiali naturali e presentazioni assai diverse dai classici minnows, crank, jerk, ecc. (che tutt’ora sono sempre con me).
4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?
Pesco ormai solo a spinning e casting, quest’ultimo iniziato da 2 anni e mai piu’ abbandonato per quello che riguarda il luccio… io amo il luccio, lo adoro, quando mangia e sento la sua botta sulla mia esca seguita dalla mia ferrata… eccolo c’e', e’ lui… Cavolo mi tremano le mani per 5 minuti tutte le volte… sembro un bambino… se non e’ amore questo! Se non e’ amore quel batter di cuore che mi suscita quando so che non si stacchera’ o quando mi arriva sotto si gira e se ne va e soprattutto quando lo rilascio, quando mi scoda tra le mani e mi da il suo arrivederci… lo pesco sempre, io pesco ovunque posso e fin dove posso spingermi… i laghi di casa sono Castel dell’Alpe e Varignana, acque libere carine ma difficili e pescabili solo da riva.
Poi quando il mio amore e’ in frega a fare le sue cosacce con la luccia mi dedico a produrre e provare esche. Nei periodi di caldo e di lucci un po’ più fermi, vado a bass, altro pesce che mi da tante soddisfazioni e a volte in torrente… pesca che vorrei fare con piu’ continuita’… la trota e’ stupenda… (Se vieni su da noi a Primavera facciamo un’uscitona insieme! N.d.R.)
5. Qual’è il tuo più grande vizio?
Il mio piu’ grande vizio e’ avere tanti vizi, se mi metto una cosa in testa e’ quella, e la faccio costi quel che costi. Per quello che riguarda la pesca non lo si può chiamare vizio, la pesca e’ parte di me, ora come ora non ne potrei farne a meno, un po’ come di fare l’amore prima di dormire, che forse e’ il mio vizio piu’ grande… Voglio sempre migliorarmi, superarmi, mettermi in gioco…
6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?
Il materiale che amo di piu’ è quello che uso di piu’…non è un amore per il materiale, è un mezzo per creare l’amore… il connubio di tutti i materiali che formano lei, la mia nuova esca… quella che ha superato quella prima, quella che domani prendera’ un bel luccione… il materiale in questione e’ il pelo di cervo che senza lo zonker e i grub sarebbe privo di vita…
Sono un costruttore un po’ vario, mi cimento in spinnerbait, cucchiai singoli e doppi, jig e i miei super toponi… non ho un preferito, sono esche differenti e tutte indispensabili o comunque utili in situazioni diverse per la mia pesca.
7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?
Sono sincero: non c’e’ stata una cosa piu’ utile o rilevante nel mercato… nel senso che da quando costruisco io, quello che mi serve c’è sempre stato: ami, teste piombate, filo armonico, materiali naturali vari, gomme varie, skirt, occhietti e tutto ciò che ci sta intorno, ma potrei elencarne tantissimi…
Anzi diciamo che ultimamente qualche cosa di utile lo trovo dagli altri costruttori, tipo teste da jig particolari o artigianali…
8. Qual’è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?
La pesca che prediligo e’ il luccio… il luccio mi dà emozioni che nessun altro pesce riesce a regalarmi… la botta sulla canna, le ripartenze, le pompate che mi dà sul braccio… salti e scosse di muso che tutte le volte mi fanno sobbalzare il cuore… ma quello che amo di piu’ è il momento in cui lo faccio riprendere, lo accarezzo, lo tengo stretto e lo metto in condizione di ripartire, di tornare a casa… e ovviamente di lui terro’ un ricordo, un ricordo in foto che mi portero’ sempre con me nella speranza di ritrovarlo piu bello e sano. Molti mi chiedono perche’ non faccio foto al pesce con l’esca in bocca: il pesce cerco sempre di slamarlo in acqua per cercare di effettuare il rilascio nel migliore dei modi.
Alessio martin 28 e un suo Pike
Mi e’ capitato solo di recente di dover uscire ed adagiare il pesce tra la mia presa e quella di un amico e in bocca casualmente c’era una mia esca… sapendo dell’intervista e delle tante volte che mi è stato chiesto di scattarle l’ho fatto, ma non si ripeterà se non in un’altro caso eccezzionale… le mie esche mi hanno fatto prendere tanti pesce e forse come pubblicità sarebbe stata ottima: video, foto, etc. …ma la mia etica va ben oltre, e fin che potrò cercherò di salpare il pesce in acqua e di rilasciarlo nei migliore dei modi…
Potrei parlare un’ora, ma racchiudo il tutto dicendo che le esche che faccio le faccio a seconda di dove vado e quindi pesi e colori me li gestisco in base ai livelli dell’acqua e al colore di quest’ultima e dell’ambiente circostante… poi vario la tipologia dell’esca in base a come penso che possa essere attivo o meno il pesce e anche in base al periodo dell’anno. Ad esempio le mie esche fluttuanti non le userò in acque torbide giggate sul fondo con pesci attivi, ma in acque chiare nei periodi dell’anno o nei momenti dove il pesce e’ un pochino piu’ da invogliare…
insomma metto insieme tante informazioni e poi realizzo un’esca che come fattore principale deve avere quello di convincere me e farmi credere in lei… le catture non tarderanno…
9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?
La prima cosa che faccio è quella di preparami in fila sul tavolo i materiali e gli attrezzi. Quando ho bene in mente l’opera da comporre parto… Diciamo che di tecnico non c’e’ molto da spiegare, è il procedimento di composizione di una esca da mosca. Con qualcosa in più e qualcosa in meno… una volta stretto in morsa amo e testa, parto il dressaggio del pelo dalla curvatura in su e in base alle esigenze lo faccio aprire piu’ o meno folto e apporto tipi diversi di materiali, o uno solo sempre a seconda del modello. Una volta vicino alla testa ingenerosisco il quantitativo di materiale e formo una palla piu’ fitta che poi rasero’ a piacere e che mi andra’ a formare la testa…colorero’ poi eventuale piombo e apporterò gli occhietti del caso. Infine se inizialmente non avevo già dressato le due code in pelo per esche fluttuanti, apportero sull’amo posteriore o sul trailer, amo posteriore, il grub… più facile a dirsi che a farsi, ma con un po di manualità e tanta pratica non è poi così difficile. Per rotanti spinner e jig è tutto più semplice ma di quelli ci sono già tanti tutorial e non vorrei stancare i pazienti lettori che mi hanno sopportato fino qui…
10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione e quanto alla pesca?
Bella domanda questa… beh, l’autocostruzione e’ una parentesi rosa… quando devo fare qualcosa per amici o conoscenti mi applico un giorno del weekend tipo due ore mattina e due ore sera, per me invece, che sono come il calzolaio che gira con le scarpe rotte, mi faccio qualche esca ogni tanto a seconda delle esigenze e dei gusti che mi passano in testa in quel preciso momento. Capace che scendo in officina una sera e mi faccio un’esca… o che mi impunto che entro il weekend devo avere quelle due o tre tipologie di esche e colori per l’uscita seguente… non ho un metodo e non ho tempi… la pesca prima di tutto, le esche solo a seconda delle esigenze, non e’ una malattia ma una passione e un mezzo per un fine, quindi all’occorrenza mi do da fare. In passato quando ero meno pratico stavo tutte le sere in officina, ora che faccio 10 artificiali in poche ore, la prendo con le giuste molle e mi concentro più su qualità e reale bisogno. Alla pesca tutto il resto: weekend sia sabato che domenica o a volte uno solo. Quando posso trasferte anche di più giorni e se capita scappata infrasettimanale nei laghi vicini…
11. Cos’è per te la pesca e cosa significa per te costruire esche?
Per me la pesca è un bellissimo mezzo per stare a contatto con la natura e con me stesso. Un ottimo momento di amicizia vera e scambio di passione ed emozioni. La pesca è uno stupendo hobby… e’ l’amante che non ti tradisce mai… e’ il tempo che vorrei trascorrere se avessi più tempo. Non potrei vivere senza pesca, o meglio potrei vivere se non fossi consapevole di quello che mi sto perdendo… ci sono a volte persone che ti dicono “andrò a pesca quando saro’ vecchio…” Vuoi aspettare così tanto per vivere emozioni così belle che solo natura e pesci ti possono dare? Se tornassi bambino, appena alzato sulle gambe mi immergerei in questo fantastico mondo… l’emozione che mi da l’avventurarmi in un ambiente naturale, magari silenzioso e magari da solo, e l’adrenalina che sento quando il cimino della canna mi avverte che tra poco la mia canna mi si stacca dalle mani se non ferro… Quell’emozione e quella adrenalina le provo solo a pesca…
Costruire per me è diventato davvero importante… chi non costruisce non può nemmeno immaginare che cosa voglia dire e che soddisfazione sia prendere il predatore che stai cercando con la tua esca… sì sì, è stata lei, ce l’ha fatta… avevi fatto tutto bene… bravo Ale i tuoi calcoli erano giusti o magari e’ stata solo fortuna, avrebbero dato su qualsiasi altra cosa, ma quel che conta e’ che in quel momento in bocca al pesce c’è lei la tua autocostruita…
12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?
Eccoci qui… in generale non ho una marca di artificiale preferita, anche se ultimamente sto facendo vari acquisti per ampliare il parco esche… però ho un’esca preferita: il martin 28! L’esca che mi ha spesso salvato da cappotti ormai certi e anche l’esca che mi ha dato il mio primo luccio…
13. Qual’è il tuo sogno di costruttore di esche?
Mi piacerebbe davvero tanto fare della mia passione un lavoro. Piccolo chiosco in riva ad un lago naturale a due passi da casa… costruire artificiali sul campo e dedicarmi appieno alla pesca… è più un sogno da libri delle favole, il classico negozio non mi accontenterebbe. Tempo fa ho battuto il mio record di taglia con un’esca autocostruita, beh, vorrei riprovare quell’emozione, ristabilirlo con un’esca prodotta da me… per il resto sono comunque già soddisfatto così, le mie esche mi danno soddisfazioni e ricevo complimenti e gratificazioni. Cosa potrei chiedere più di questo a parte i sogni ad occhi aperti?
14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?
…a questa domanda davvero non ti so rispondere e per il genere di esche che faccio io non c’e’ un grande costruttore con cui mi affiancherei. Pero’ nel mio sogno del chiosco vicino a casa ci metterei un amico, una spalla, il braccio destro con il quale scambiarci pareri e condividere questa stupenda passione…
15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?
Consiglio di comprare un buon imbobinatore e del pelo di cervo ed iniziare a fare esperienza dressando ami singoli o teste piombate e magari seguendo qualche buon tutorial e qualche articolo su Bass&Co. che a me ha aiutato tanto; da li poi si passera’ alle cose in grande… come imitazione farei una semplice fluttuante mono amo a due code in zonker… solo dress e occhietti.
16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?
Gli darei il più classico dei consigli: cercare sempre di migliorarsi e di ascoltare sempre i consigli utili di chi ne sa più di noi; di documentarsi e di arricchirsi sempre di informazione e di novità utili ai fini della propria passione, ma Soprattutto di non scoraggiarsi davanti alle difficoltà iniziali che non possono che essere il primo grande gradino da salire per raggiungere la cima, che purtroppo è sempre più alta… non si smette mai di imparare e di migliorarsi…
Ringrazio l’Anonima Cucchiaino per la stupenda possibilita’ che mi ha dato di raccontarvi di me. Anche una semplice intervista come questa mi ha gratificato tanto e, nel mio piccolo, essere stato visto ed essermi sentito cercato per un piccolo trafiletto nero su bianco che pochi leggeranno (Caro Alessio, non siete affatto pochi! Circa tra 400 e oltre 3000 lettori al giorno! N.d.R.) mi da tanta soddisfazione e mi invoglia ancora a migliorarmi e a portare avanti la stupenda passione della pesca e dell’autocostruzione…in bocca al luccio ragazzi…dressate!
Lasciaci qui di seguito i recapiti per coloro che vorranno contattarti e vedere i tuoi lavori:
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La prima autocostruita di Alessio Martin Ventotto
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