Titolo: La stanza di Giovanni
Autore: James Baldwin
Editore: Le Lettere
Anno: 2003
Traduzione: Alessandro Clericuzio
Pubblicato per la prima volta nel 1956, "La stanza di Giovanni" è un romanzo dalla portata universale, incentrato sul difficile rapporto tra la libertà individuale e gli stereotipi sociali ma anche, e forse soprattutto, sul coraggio di amare.
Protagonista e narratore in prima persona è David, americano in fuga da se stesso, che approda a Parigi con la speranza di potersi svincolare dai pregiudizi inculcatigli dalla propria educazione familiare.
Mentre la sua ragazza, Hella, è in Spagna per riflettere sul futuro della loro storia, David conosce Giovanni, bello, sensibile, omosessuale, e ne rimane profondamente colpito e irrimediabilmente attratto. Si ritrova così a rivivere i fantasmi di quello scomodo passato che aveva voluto cancellare, a ripensare a quell'unico, infamante episodio che lo aveva perseguitato, spaventato e ricoperto di vergogna, sia pur segretamente.
Se Hella rappresenta il desiderio di normalità, il sogno di formare una famiglia alla maniera classica, Giovanni è la libertà di vivere alla luce del sole, seguendo il cuore e l'istinto. Entrambi, dunque, non sono che degli strumenti per David: Hella è al servizio del sogno americano; Giovanni è la via della verità, sofferta e inconsapevole.
La difesa della propria identità implica sempre una lotta dolorosa, e così è anche per David, solo che la sua debolezza e la sua indecisione faranno soffrire tutti coloro che lo amano e che lui stesso ama...
Sebbene "La stanza di Giovanni" sia diventato un classico della letteratura gay, come ha dichiarato lo stesso Baldwin in un'intervista del 1984 (cfr. la postfazione di M. Giulia Fabi): "... non è veramente sull'omosessualità (...). È su cosa succede se hai paura di amare un'altra persona".
L'eleganza della prosa contribuisce a conferire grande profondità ai personaggi, anche a quelli secondari, molto umani e complessi. Il finale commuove e lascia spazio alla riflessione.
"... non era il disordine della stanza che spaventava; era che quando ricominciava a cercare la chiave di quel disordine ci si rendeva conto che non la si poteva trovare in nessuno dei soliti posti. Questa, infatti, non era una questione di abitudini o di circostanze o di carattere; era una questione di punizione e di dolore".
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