Quando ti rechi a visitare il Mar Rosso di certo non pensi a quello che potrebbe accadere da lì a pochi mesi. Sei impegnato, piuttosto, ad ammirare la barriera corallina, le tartarughe e i delfini o a cercare il leggendario dugongo. Eppure, a leggere le cronache di questi giorni e ripensando alle (poche) parole scambiate con qualcuno del posto, torna alla mente la preoccupazione di molti. Un malcontento diffuso, sebbene poco ostentato, si celava nei discorsi delle persone agiate. Figurarsi in quelle di altro rango. Quando è il popolo a gettare le basi di una nuova epoca, in Tunisia come in Egitto, le immagini fotografiche o in movimento assumono un significato ragguardevole. Perché non rappresentano, in quel caso, una storia, una delle tante che potresti avere ascoltato nel giro di una settimana: sono la storia.
(Le foto qui sotto sono state scattate da un caro amico a El Quseir, piccola città che si affaccia sul Mar Rosso fondata dagli egiziani circa cinquemila anni fa e presa d’assalto dagli italiani che vi trovarono il fosfato agli inizi del novecento.)