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La storia dei confetti

Creato il 31 marzo 2012 da Luigiderosa @Luigi2006

La leggenda dei confetti venuti dal maredi Luigi De Rosa

La storia dei confetti

(immagine tratta dal web)

Ricordò il rombo tremendo che le ferì i timpanistordendola,poi il buio,un attimo dopo,tremò, come foglia al vento, per l’acquagelata che l’abbracciava,ricordò le grida delle altre,la fusta che si inclinava,la poppa in alto,un ultimo tentativo dell'imbarcazione di resistere al mare epoi giù, sembrò volersi portare all'inferno tutto quello che le stava intorno.Provò a nuotare lontano con foga,provò a resistere, alla fine il vorticel’afferrò come i tentacoli di una piovra e la tirò giù. Prima di arrendersialla morte, si diede con tutto quello che le rimaneva di vivo dentro,un' ultimaspinta verso il cielo;le gambe e le braccia cercarono preghiere,miracoli,videuna donna che le tendeva una mano,poi più nulla.Avvertì una carezza umida sulla bocca,poi aria, aria caldache la penetrava, aprì gli occhi e lo vide, su di lei,si tirò in piedid’istinto,tossì, vomitò, pianse e quando lui tentò di avvicinarsiscalciò,graffiò,urlò come un’invasata.
Antonino che ciondolava sul sagrato della chiesa quelladomenica delle palme,si chiedeva come aveva potuto dimenticare il suo ramo d'ulivonel giardino, era troppo tardi per tornare ad Alberi e si vergognava di entrare in chiesa senza il simbolo della festa. Alzò gliocchi verso il cielo sconsolatamente e fu allora che lo vide, un filo di fumonero che saliva su dalla torre degli Acciapaccia, fu un attimo e capì, entrò inchiesa deglutì, si fece il segno della croce e gridò: "i saraceni! isaraceni! Sulla torre, c'è fumo nero dalla piana!" Come quando l'onda di risaccaabbattutasi con forza sull'acciottolato rumoreggiando si ritrae portandosidietro sabbia e pietre in mezzo al mare, quel grido di paura investì tutta lagente salì fin sull'altare e poi si ritirò portandosi fuori sul sagrato  uomini e donne terrorizzati.Antonino  a sua voltasi ritrovò in mezzo alla calca, guardò ancora in direzione della torre quasisperando di essersi sbagliato e poi corse giù verso la spiaggia, a rotta dicollo, con il pensiero al padre e al fratello che nel munazero a calafatare nonavrebbero potuto sentire le campane.
Fu allora, quando tenendosi il fianco cercava di respirare edimenticare lo sforzo doloroso che la vide gettata sulla battigia di fronte alcantiere. Se non fosse stato per quelle gambe brune e tornite cullate dalleonde l'avrebbe presa per una sirena,tanto era bella. Le si avvicinò, con timorele toccò un braccio, poi con più convinzione la scosse, con forza la voltò,"no, non morire" bisbigliò. Poi , come aveva visto fare a vecchipescatori,si chinò su quella rosa e le respirò dentro. Quando cominciò ascalciare e a graffiare la soddisfazione di vederla viva lasciò il posto altimore di averle fatto del male.
Fu allora, quando vomitando acqua salata alzò lo sguardo cheli vide, occhi verdi ,abbellivano la faccia malinconica di unragazzo. Se non fosse stato per quel ciondolo a forma di croce sul petto nudoavrebbe creduto fosse un malaica mandatodal Profeta a rapirla. Invece le parlava, le diceva cose con tono rassicurantein una lingua che non comprendeva.
Antonino la guardava e le diceva di star calma,vide il padree il fratello venirgli incontro. Guardarono lui e la ragazza. Capirono,bastarono poche parole, poi Marcello disse al figlio di prendere la ragazza ecorrere dal prete: subito. Antonino, ancora intontito, si rese conto delpericolo quando il padre indicò ossessivamente il fumo nero sul palazzo degliAcciapaccia, gli vennero in mente insulti, sputi,coltelli insanguinati,pensò che isoldati avrebbero fatto della ragazza saracena il fodero delle loro spade e siconvinse che solo in chiesa non l'avrebbero toccata.
  Afferrò la ragazza e la costrinse a seguirlo. Si sentì afferrare  e si lasciò guidare.
Attraversarono vicoli stretti e oscuri,superaronostaccionate, calpestarono terreni, fuggirono inseguiti dall'odore del mare. Ametà strada si fermarono per prendere fiato e fu allora che la ragazza siricordò del sacchetto, si tastò il petto, lo afferrò,l'aprì, lo capovolse e sifece scivolare nella mano i confetti;li offrì al ragazzo e quando lo videtitubante, ne prese uno e glielo spinse delicatamente  in bocca. Antonino sentì il salato di quellapietruzza dura "avvelenargli" la bocca e quando il disgusto lo stava convincendo a sputarla, ildeliquio dello zucchero che cominciava a vincere il sale del mare lo conquistò. Guardò la ragazza e disse :Antonino. Guardò il ragazzo e disse : Aisha.Ripresero a correre e dopo un'ultima estenuante salita siritrovarono davanti al tempio di Santa Maria del Lauro a Meta. Antonino guardò di nuovo in direzione dellapiana, vide che il pennacchio di fumo era sparito. Pensò che il mare mosso  aveva spaventato i Saraceni. Entrò con Aishanella chiesa ormai vuota, il freddo del pavimento di marmo sotto i loro piedinudi li fece rabbrividire. Vide don Vincenzo scendere i gradini dell'altare e  gli andò incontro timoroso.
Li vide dopo aver reso grazie a Dio, due uccellini sbattutigiù dall'albero da una folata improvvisa, il vestito della ragazza gli rivelòancor prima che si presentassero chi aveva di fronte, ma fu il suo sguardoincantato in direzione della statua della Vergine a  colpirlo.
La vide entrando in chiesa, di nuovo quella donna,eraapparsa ancora una volta all'improvviso. Era la Vergine dei Rumi,la donna cheaveva visto nell'abisso, si inginocchiò, non sapeva che fare, prese queiconfetti che il vecchio padre,Al Razi, le aveva regalato prima di partire, comefarmaco per combattere ogni malattia, come balsamo per lenire ogni doloree  li offrì alla Signora.
La vide inginocchiarsi,offrire tutto ciò che lerestava alla Vergine, capì che non c'era differenza,ma un solo Dio es'inginocchiò pregando insieme a lei.
La vide inginocchiarsi,offrire di nuovo quelle mandorle zuccherate, li vide inginocchiarsi e pregare, capì che non c'era differenza ,che  per la prima volta in vita sua aveva appresocosa doveva essere l'amore: un respiro caldo condiviso da due giovani unarigida mattinata d'aprile.
Da allora si dice che la domenica delle palme in PenisolaSorrentina si donano confetti, dolci mandorle zuccherate, rimedio ad ognimalattia inventati dal medico arabo Al Razi, portati per la prima volta inItalia da una schiava saracena sopravvissuta ad un fortunale.

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