La storia del Gatto Disoccupato

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Questo è un periodo di grande creatività, per me.

Le idee mi passano nella testa con la fulminea determinazione di macchine in corsa pronte per il fotofinish, e se non me le annoto tutte da qualche parte (su un quadernino, 1000 postit o una bacheca grande quanto la parete di casa) finisce che me le perdo (e la cosa mi dispiacerebbe) o che mi cominciano a perseguitare per giorni e giorni. E soprattutto per notti intere.

Una benedizione, avere tante idee in testa, eh. Che significa che il nostro cervello non è morto e che anzi non si arrende nemmeno sotto tortura.

Bisogna nutrirlo, il cervello, e farle crescere queste idee.

Così ecco che mi sono interessata di Storybird (chi legge anche l’altro mio blog ha apprezzato la presentazione di questa piattaforma per il self publishing fatta un po’ tutta a modo suo) e mi ci sono creata l’account. Mi frullava infatti da mesi questa idea di trasporre le mie dis-avventure da disoccupata in maniera più “poetica e concisa” diciamo così, allegorica, e mi stuzzicava la possibilità di farlo componendo addirittura un libricciuolo.

Per “bambini”, ma anche e soprattutto per noi grandi. con delle belle immagini a confortarci l’occhio, e magari cacciare via un po’ di amarezza sulla nostra condizione (perché no?). Un tentativo forse un po’ goffo per passare il messaggio in una nuova forma, per farlo arrivare più lontano. Per far capire come ci sentiamo.

E quante cose meravigliose possiamo fare, NONOSTANTE la disoccupazione “fisica”, che di certo non è “mentale”.

E così, eccomi a buttare giu su un taccuino, veloce veloce, lo scheletro della storia di Gatto Disoccupato, che ora vi ripropongo qui, nella sua versione originale e non censurata (ma soprattutto non trasposta e “shortata” in inglese – imposizione a cui ho dovuto poi sottostare per pubblicare su Storybirds):

Gatto disoccupato non era un gatto né vecchio, né giovane. Era un gatto medio, ecco.

Non più bello, né più brutto di tanti altri gatti ma.. per tutti i sorci verdi, se sapeva far bene il suo lavoro!

Andava d’accordo con le persone, e persino con gli altri gatti, i cani, e i bambini.. era un gatto tranquillo, insomma, tutto fusa ma anche artigli, quando la situazione lo richiedeva.

Da quando lo avevano licenziato dicendogli che la sua posizione era in esubero, si aggirava per la città in cerca di una nuova sistemazione

Cercava qua e là, ma ogni posto che gli sembrava potesse andar bene, o era già occupato, o …non poteva permettersi di assumere un gatto di qualità come lui.

Erano ormai passati anni, da quando si era ritrovato gatto disoccupato, e gatto aveva fatto di tutto: dormito sotto i ponti, miagolato per pochi spiccioli durante le notti di luna piena.. aveva persino  provato con i corsi per migliorare il suo miagolio e quelli di tecniche avanzate per la caccia, e si era leccato il pelo fino a farlo splendere (ma poi aveva piovuto, e la vita di strada certo non aiutava a mantenere le unghie curate).

Aveva lavorato instancabilmente e senza posa per un solo goccio di latte (e a volte anche per meno), elemosinato una carezza ogni tanto.

Eppure nessuno sembrava accorgersi di lui. Anche quelli che quando lo vedevano esclamavano: “oh, povero gatto disoccupato”, finivano per fargli due moine e poi andare per la loro strada

Lasciandolo di nuovo solo. Un gatto disoccupato.

E se lo volete leggere in inglese, pure superbamente illustrato, ecco il link al quale l’ho pubblicato: https://storybird.com/books/the-lone-cat/


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