La storia dell’ebook per immagini (1)

Da Biblioragazzi

Ok ok stiamo diventando un blog sull’ebook lo sappiamo

Una carrellata per immagini (con molti buchi di cui potete dare colpa solo a noi perchè nel libro la storia è molto dettagliata)  tratta al solito dal libro di Roncaglia e dai materiali di ebooklearn sugli antenati di Ipad, Kindle etc…

Iniziamo con il Memex ve lo ricordate?

Un altro signore che ha apportato un contributo non da poco è D.Engelbart e se non sapete cosa ha fatto segue video esplicativo.  Sull’ebook ha pensato a Augment (ed è ancora vivo chissà cosa ne pensa oggi dei vari device!)

Nota a margine: guardate la pagina For Kids del suo sito. Non è raro trovarla nei siti americani. Quando il web parla ai nativi

Passo successivo: Dynabook di Alan Kay. Guardate nel video che segue per chi lo aveva pensato.

Arriviamo agli anni 80 con Franklin Spelling Ace destinato più che alla lettura alla consultazione interattiva (conteneva un dizionario) per poi passare con gli anni al Digital Book System (vedi video)

Anni 90: nascono i primi lettori dedicati tra cui conquista un certo spazio il Rocket eBook

e lo Psion3 (1991)

Poi…improvvisa esplosione di PDA (antenati degli smartphone) e lettura in mobilità ma di testi sui generis (Ex: Keitai, qui nessun link così introduciamo il quiz del giorno, chi sa cos’è?), bolla di internet e ecco arrivare la Rete a fare da traino per un mercato ancora mai decollato ma non ancora sopito (sono gli anni dei primi grandi progetti di biblioteca digitale). Il focus non è più sull’ebook come device ma come testo e sulla lettura lean forward piuttosto che su quella lean back (con i rischi che esso implica)

Un piccolo passaggio di Roncaglia  che parla di nativi digitali:

Il secondo rischio è legato specificamente alle giovani generazioni, alla generazione dei cosiddetti borndigital, i nativi digitali, abituati a considerare il mondo digitale come ambiente naturale per la fruizione dicontenuti informativi. In questo ambiente, essi trovano alcune forme di testualità e non altre. Trovano lepagine web, scritte per essere il più possibile brevi, semplici e modulari. Trovano la testualità veloce,l’oralità secondaria delle conversazioni via SMS, via chat e in qualche misura delle mail. E trovano unatestualità complessa ma iperspecializzata, quella della letteratura di ricerca, che non sempre sono in gradodi interpretare, e che nella maggior parte dei casi non ha per loro alcuna attrattiva immediata. Il ponterappresentato dalla narrativa e dalla forma‐saggio – che abituano alla complessità della costruzione edell’argomentazione, all’uso sapiente della scrittura, al piacere della lettura di largo respiro – è altrove, inun mondo percepito come diverso, meno attraente, più povero nella capacità di usare e integrare codicicomunicativi diversi: in una parola, più noioso.

[To be continued... ]


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