Béla Guttmann, morto nel 1981 a 82 anni, è stato uno degli allenatori più bravi e vincenti degli anni Sessanta. Prima di trasferirsi in Portogallo, dove allenò prima il Porto e poi il Benfica, Guttmann allenò anche in Italia – al Padova, al Milan, al Vicenza – e la nazionale ungherese.
Alla fine della stagione 1961-1962 Guttmann chiese ai dirigenti del Benfica un premio per la vittoria della Coppa dei Campioni, la seconda in due anni, e la società si rifiutò. Guttmann decise così di andarsene – da tempo circolavano voci, da lui alimentate, su un suo trasferimento in Inghilterra – e disse ai dirigenti: «Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni».
Prima della finale di Coppa dei Campioni del 1990 giocata a Vienna contro il Milan, l’ex giocatore e simbolo del Benfica, Eusebio, andò sulla tomba di Béla Guttmann per chiedere di cancellare la maledizione. Andò male anche quella volta. Questa pratica è andata avanti per anni
Ieri, domenica 26 maggio, allo Estádio Nacional di Oeiras, si è giocata la finale della Teça de Portugal, la coppa nazionale di calcio del Portogallo, fra Benfica e Vitoria Guimaraes. Il Benfica è stato sconfitto per 2-1, riuscendo così nell’impresa di perdere in quindici giorni tre competizioni: il campionato, la finale di Europa League e la coppa nazionale. E tutte le volte negli ultimi minuti.