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La storia di adamo ed eva

Creato il 11 febbraio 2015 da Dariosumer
Il più famoso e discusso brano della Bibbia è certamente quello della Genesi (cap. 2 e 3), relativo ad Adamo ed Eva e alla loro espulsione dal Paradiso Terrestre.
L’interpretazione corrente della Bibbia ci narra dell’episodio della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre come conseguenza di un peccato dei protagonisti perché non hanno rispettato un obbligo di Dio che vietava di mangiare frutti di un determinato albero. Questo peccato ha determinato la loro rovina, ma anche quella di tutti i discendenti.
La Bibbia è stata scritta alcune migliaia di anni fa, trascritta e tradotta molte volte nel corso dei secoli. Dovremmo considerare che il testo originale potrebbe essere stato volutamente o involontariamente alterato, inoltre la terminologia era adatta per il popolo dell’epoca.
L’episodio della Genesi non corrisponde ad un fatto realmente accaduto, ma un mito, un’allegoria, una storia che aveva il compito di spiegare, alla gente dell’epoca, i motivi di certe situazioni nel mondo.
Occorreva spiegare il perché delle differenze tra il mondo animale e gli uomini. Perché gli animali avevano il loro cibo sempre a disposizione, senza necessità di coltivarlo e cuocerlo? Perché gli animali non sentivano il freddo o il caldo? Perché sono sempre adatti al clima e all’ambiente in cui vivono? Perché possono bere anche l’acqua non fresca e limpida? Perché non hanno bisogno di una casa e di vestiti? Perché possono partorire senza dolore e senza l’assistenza dell’ostetrica?
Queste erano le domande che il popolo di 5.000 anni fa rivolgeva ai sapienti dell’epoca. La risposta non poteva essere di tipo tecnico-scientifico, nessuna delle due parti aveva le competenze sufficienti. La domanda è molto profonda, indirettamente chiede di conoscere lo scopo della vita umana.
Da un’osservazione superficiale del funzionamento della Natura, sembrerebbe che gli animali sono favoriti rispetto agli uomini. Sembra che l’evoluzione, dalla scimmia all’Homo Sapiens, abbia comportato delle complicazioni per la vita quotidiana. Ciò è contrario a uno dei principi dell’evoluzione.
La storia della Genesi è presentata come un’allegoria per essere compresa come un messaggio inconscio. Per l’uomo moderno tale tipo di descrizione può apparire un po’ puerile o addirittura banale. Anzi ci sembra ingiusta. L’errore è nella Bibbia o nella nostra interpretazione?
In fondo all’articolo sono riportati, per comodità, i capitoli 2 e 3 della Genesi della Bibbia che riguardano appunto Adamo ed Eva.
LA STORIA DI ADAMO ED EVA
Adamo ed Eva
In base a questi passi della Bibbia, i credenti ritengono che la presenza del male, della morte e delle sofferenze nel mondo, siano la conseguenza del peccato originale. Dio nella sua infinità bontà ci aveva creato un mondo ideale ma Adamo ed Eva, disobbedendo alla legge, aveva causato la sua ira e la conseguente punizione.
Questa terribile condanna, che si tramanda alle generazioni successive, anche se ignare e innocenti, sembra ingiusta ed eccessiva. Mi stupisce, soprattutto, che questa condanna sia inflitta da un Dio onnisciente e di somma benevolenza. Nonostante Gesù Cristo ci abbia insegnato che il Perdono è una virtù fondamentale, in questo caso Dio è stato impietoso e molto severo contro una coppia che, vista la giovane età ed esperienza effettiva, possiamo considerare sprovveduta.
Un altro aspetto incomprensibile è che Dio, dopo averci creato con una discreta intelligenza, ci abbia proibito di mangiare i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male. Quale era il motivo della presenza di tale albero? Solo per tentare la nostra lealtà e ubbidienza?
E’ strano che nell’Eden, il giardino ideale, realizzato direttamente da Dio, con la sua onnipotenza e onniscienza, sia presente un serpente malvagio e traditore che istiga gli altri al peccato e alla ribellione. Il serpente, invece, potrebbe aver detto la verità!
Questi elementi ci appaiono
incomprensibili, forse perché abbiamo interpretato male i versi della Bibbia. Forse qualche traduzione superficiale ha fatto perdere il vero significato, il vero insegnamento delle parole di Dio.
A proposito dell’albero della Vita è opportuno notare la mancanza della corrispondente parola “Morte” cui normalmente si associa. Se manca la morte, manca ovviamente anche la rinascita, la malattia e la sofferenza, evidentemente quest’albero rappresenta la Vita Eterna. Apparentemente sembrerebbe l’albero migliore, infatti, Dio sceglie questa soluzione per i nostri progenitori, ma secondo il parere del serpente non consente di diventare un Dio, ossia di produrre sostanza spirituale.
La soluzione dell’Albero del Bene e del Male, è osteggiata da Dio perché è la più impegnativa. Egli la conosce bene perché l’ha vissuta sulla sua persona, ma gli ha permesso di diventare quello che è. La via proposta da questo albero è la più gravosa, ma nella continua lotta per la sopravvivenza consente di evolversi, migliorarsi, e soprattutto permette di produrre sostanza spirituale per diventare un Dio, o una sua parte. Il termine “conoscenza” forse non deve essere inteso come capacità di distinguere cosa/come/quando è Bene o Male, ma come vivere/ subire/ superare/ soffrire/ gioire.
Dio, come un buon padre di famiglia, ha scelto di evitare ai suoi figli di percorrere la lunga vita tra molte sofferenze e poche gioie, come quella che aveva vissuto egli stesso. Dio, adesso che è diventato potente, ha creato, per suo figlio, una vita migliore e comoda.
Le due piante che sono al centro del giardino, “l’albero della Conoscenza del Bene e del Male” e “l’albero della Vita”, possono rappresentare due modi di essere, due mondi diversi, ognuno dei quali ha dei vantaggi o dei svantaggi.
Forse i nostri progenitori non hanno peccato di superbia, ma hanno fatto semplicemente una scelta tra due alternative possibili. Una scelta consapevole e meditata, e penso anche giusta.
Il nostro mondo attuale è la conseguenza di una scelta, non di un peccato.
Quelle presunte punizioni, in realtà, sono stati gli stimoli che hanno permesso l’evoluzione umana in senso di consapevolezza, benessere e civiltà. Il grattacielo è l’evoluzione della grotta. La grotta era necessaria perché l’uomo primitivo aveva freddo.
La vera storia di Adamo ed Eva potrebbe essere stata la seguente:
I nostri progenitori, dopo essersi svegliati dalla fase creativa, fecero conoscenza con Dio che presentò loro il Paradiso Terrestre, gli animali e tutte le piante che in esso vivevano. Dio prestò una particolare attenzione a due piante che crescevano al centro del giardino. La prima, che si presentava molto rigogliosa, con frutti sempre maturi e fiori profumati, era chiamata la Pianta della Vita, su di essa si posavano gli uccelli cinguettanti. I rami e le sue radici si protraevano verso le piante circostanti come se volesse proteggerle o fornire loro la propria energia.
Un po’ in disparte c’era un’altra grande pianta che Dio indicò come la Pianta del Bene e del Male. Essa sembrava vegetare un po’ in disparte, era isolata dal resto delle piante. Questa pianta era molto diversa da tutte le altre perché aveva alcune foglie verdi ed altre accartocciate, dei rami verdi ed altri secchi e alcuni frutti raggrinziti e bacati. Non era bella come le altre, ma aveva un certo fascino misterioso.
Dio spiegò che queste due non erano semplici piante, ma erano i motori del mondo, e stabilivano i due diversi modi di vivere, due filosofie. Ognuna di essa comportava dei vantaggi ma anche degli svantaggi. Dio ammise di aver attivato, convinto di fare il loro bene, il modo di vivere determinato dalla Pianta della Vita.
Adamo ed Eva nei giorni successivi si godevano le bellezze del Paradiso Terrestre, in ogni passo potevano ammirare dei bellissimi panorami, potevano mangiare frutti deliziosi senza neanche sbucciarli, era sufficiente allungare la mano. Erano nudi, ma si sentivano a loro agio perché la temperatura era sempre perfetta, non c’era bisogno di vestirsi. Non avevano bisogno di scarpe perché il terreno non dava fastidio ai loro piedi.
Eva passava i giorni a raccogliere le rose, senza mai pungersi, mentre Adamo giocava a palla con le noci di cocco vincendo sempre tutte le partite. Si poteva parlare tranquillamente con tutti gli animali, i quali vivendo nel paradiso da molto tempo, potevano spiegare il funzionamento e il significato delle cose. L’animale più informato era il serpente perché in grado di vivere in ogni luogo: nel sottosuolo, sul terreno, sulle piante.
Dio, sporadicamente, si manifestava per informarsi sul processo di adattamento alla vita dell’Eden, e per fornire delle spiegazioni sul funzionamento del mondo. Un giorno Adamo si fece coraggio e gli pose una serie di domande molto importanti.
“Chi sei, perché sei fatto di luce e perché la tua voce si sente per tutta la vallata in ugual modo, mentre noi due e gli animali siamo fatti di carne ed ossa? Come hai fatto a realizzare il Paradiso?”
Dio non fu sorpreso dalla curiosità e rispose tranquillamente:
“Io sono composto di spirito, nacqui nel precedente universo, prima che la materia esplodesse, ancora prima del suo precedente collasso. Il mio spirito è rimasto immune da questo immane cataclisma, perché svincolato dalla materia (senza massa), sono diventato eterno. Il mio spirito si è formato dall’amore dell’umanità che ha saputo, dopo una lunghissima e dolorosa lotta, vincere il male realizzando l’armonia totale.”
Le parole di Dio, in un primo tempo sembrarono chiare, ma con il trascorrere del tempo lasciarono qualche perplessità.
I giorni trascorrevano tranquilli, forse troppo, la monotonia cominciava a farsi sentire. All’alba di ogni giorno, Adamo ed Eva erano certi che il resto della giornata sarebbe trascorso senza sorprese, sarebbe andato tutto liscio come il solito. Eva si era stancata di raccogliere i fiori, voleva essere più protagonista della sua vita, voleva essere notata dal suo compagno. Aveva bisogno di un vestito, ma non lo sapeva.
Adamo, nonostante avesse un’intelligenza superiore, era considerato alla pari di tutti gli altri animali, mangiava gli stessi frutti e viveva lo stesso ambiente. Si rendeva conto delle sue maggiori potenzialità, ma non capiva come poteva esprimerle, mancava l’occasione, nell’Eden era già tutto perfetto e non c’era bisogno di altro.
In sostanza Adamo ed Eva avevano bisogno di dare uno scopo alla loro vita.
Il Paradiso Terrestre era diventato una gabbia dorata e loro cominciavano a sentirsi stretti. La pianta del Bene e del Male, nonostante il suo aspetto mediocre, li affascinava sempre di più. Chiesero al serpente dei ragguagli.
“Tanto tempo fa Dio era un uomo come voi, per diventare puro spirito è vissuto per un lunghissimo periodo in cui si è alternato tra il Bene e il Male, tra i sacrifici e i divertimenti, tra i dolori e le gioie, tra la guerra e la pace, tra la malattia e la salute, tra la morte e la rinascita. Egli è l’insieme di miliardi di anime di uomini morti, che avendo saputo affrontare e superare il male del mondo, sono riusciti a raggiungere l’armonia del corpo con lo spirito. Egli, mentre lottava per questo ideale, ha sempre desiderato per i suoi figli un mondo migliore, dove non sarebbe stato necessario lavorare cosi duramente per vivere. Perciò quando ha potuto, quando finalmente è diventato un Dio, ha creato un ambiente perfetto. Un regno governato dalla pianta della Vita, senza morte e senza dolore. Ma forse in un ambiente totalmente perfetto non esiste la felicità e sopratutto non si crea altra sostanza spirituale.”
Il serpente, quindi, continuò il discorso con maggiore serietà.
“Il disegno dell’universo esige che tutta la materia si trasformi in spirito e per fare in modo che ciò avvenga, ogni volta la materia rimanente si rimescola e si forma un nuovo universo cominciando un nuovo ciclo.”
Adamo ed Eva, all’unisono, conclusero con queste parole:
“Quindi se si sceglie l’albero del Bene e del Male potremmo un giorno diventare come Dio?” (potremo diventare esseri spirituali)
“Esatto” – concluse il saggio serpente.
Dio, rimase deluso per la scelta fatta dai due giovani. Si sentiva come un genitore che dopo aver curato i propri figli con tutto il suo amore e con tutte le sue possibilità economiche. Era costretto ad accettare l’idea che andassero via di casa. Ma Dio, essendo molto sapiente, capì che i figli potevano realizzarsi solamente affrontando e scegliendosi autonomamente la loro vita. Rimanendo a casa sarebbero diventati dei bamboccioni.
LA STORIA DI ADAMO ED EVA
Albero del bene e del male
Per evitare future delusioni o ripensamenti, spiegò le conseguenze della loro scelta. Non furono presentate come punizioni o minacce, ma solamente come avvertimenti del pericolo incombente. Avrebbero vissuto senza una protezione diretta.
Le presunte punizioni: partorirai con dolore, il terreno sarà maledetto (inquinato) per causa tua, dovrai sudare per mangiare, la donna sarà sottomessa, ecc, non sono maledizioni o punizioni, ma solamente conseguenze. Progressivamente questi problemi si risolveranno con il processo di evoluzione verso la meta finale.
Che la donna debba essere sottomessa è un evidente malinteso (forse voluto successivamente da qualcuno). Dio, invece, intendeva che questo era una conseguenza (necessaria nei primi tempi) della vita materiale un pò animalesca.
Sarebbe stata una vita dura, ma il raggiungimento dell’obbiettivo avrebbe dato grandi soddisfazioni.
Proprio in quel momento una ventata d’aria fredda soffiò nel Paradiso Terrestre, sembrò come se avessero aperto le porte, delle foglie secche svolazzavano tra i rami delle piante. I due giovani si sentirono a disagio, il terreno feriva i loro piedi, le spine delle rose graffiavano le loro gambe. Dio fornì loro dei vestiti, e indicò la strada dell’uscita.
Dopo aver fatto pochi passi oltre il confine, i due giovani si girarono per guardare indietro. Dio con lo sguardo amorevole disse loro:
“Se avete bisogno di aiuto . . (non potevano scrivere perchè non c’era il servizio postale, non potevano neanche telefonare) pensate a me, con una preghiera.”
Passarono molti anni, realizzarono una famiglia, costruirono una casa, coltivavo l’orto e allevavano il bestiame. Il figlio Caino era invidioso del fratello Abele, perchè egli riusciva a comunicare con Dio, e otteneva anche degli utili consigli sul modo di allevare il bestiame. Egli, invece, nonostante le preghiere e i sacrifici, non sentiva mai la voce di Dio. L’invidia divenne odio e raggiunse le conseguenze più estreme. Fu una vera disgrazia.
La delusione maggiore è che Caino non seppe mai che in realtà non riusciva a comunicare con Dio perchè era appunto invidioso e non viceversa. Perdendo l’armonia aveva perso anche la possibilità di comunicare per via spirituale.
Ma questa è un altra storia.
LA BIBBIA – Genesi cap.2 e 3
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
…..omissis . ..
Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose ne giardino di Eden, perchè lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.
E il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”.
Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”.
Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto!.
Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male“. Allore la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.
Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”
Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”
Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”.
Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.
Allora il Signore Dio disse al serpente:
“Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.
Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà“.
All’uomo disse: “Poichè hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: Non devi mangiare, Maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì.
Il Signore Dio disse allora: “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, né mangi e viva sempre!”.
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto.
Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita.

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