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La storia di Djallo.

Creato il 08 novembre 2011 da Enricobo2
Mica tutti son proprio dei poveracci da queste parti, c'è anche qualcuno che sta decentemente, con una specie di tetto sulla testa, anche se magari a voi sembrerebbe un tugurio. Djallo era un gran bel ragazzo, diciamo uno sciupafemmine e nonostante questo suo skill che spesso non depone a favore di altre doti era anche un ragazzo molto intelligente, che riusciva a campare senza troppi problemi, anche se aveva un lavoro piuttosto sfumato. Diciamo che era un "coordinatore" di servizi ai turisti che passavano dal suo villaggio. Si era sposato con Djenaba piuttosto presto, potremmo dire per interesse, avendo lei una casa a disposizione. Un matrimonio combinato dalla madre, che però non poteva soddisfarlo completamente. Infatti poco dopo incontrò Aline, una Wolof di folgorante bellezza e la prese subito come seconda moglie. All'amore non si comanda. Direte voi, beh comoda la vita mussulmana, situazione quasi agiata, una moglie che vende collanine ai turisti, l'altra con un banchetto al mercato, casa in ordine di giorno e notti bollenti assicurate, ce n'è da essere sereni. No, no, non è così semplice. Già quando si apriva con gli amici italiani, si vedeva che il menage era complesso e stressante. Le ragazze dovevano essere continuamente blandite e tenute a bada, diversamente litigavano come cani. Da buon mussulmano e da ragazzo intelligente sapeva che doveva continuamente giostrarsi tra i due fronti con grande circospezione; guai a mostrare una preferenza, guai a portare un regalino o dare il boccone migliore ad una delle due, subito l'altra piantava una grana infinita. Così toccava mangiarseli lui, cosa tra l'altro anche giusta essendo l'uomo di casa. Altra grana i figli.
Appena una delle due era incinta, l'altra diventava una furia ed entro pochi giorni doveva esserlo anche lei. I nove figli che erano venuti fuori (4 e 5 rispettivamente) erano bravi ragazzi e con l'aiuto degli amici italiani andavano anche a scuola ed erano bravissimi, intelligenti come il padre, ma anche qui bisognava fare molta attenzione a non fare differenze. Un vero inferno insomma in cui barcamenarsi, ma con estrema circospezione. Per esempio le notti erano un altro bel problema, per fortuna le due donne stavano nelle due camere estreme ed opposte della casa, più erano a distanza e meglio era. Finanziariamente le cose non andavano neanche male, addirittura era riuscito ad avere un piccolo televisore in bianco e nero che troneggiava nello spazio centrale davanti al cui schermo tremolante, i 9 figli si radunavano nella mezz'ora al giorno a cui veniva loro consentito. La corrente andava e veniva e i collegamenti erano piuttosto provvisori come dappertutto qui in Africa. Però quei fili volanti spelacchiati che infilava nella presa provvisoria erano davvero troppo e l'amico italiano gli propose di fargli un buon collegamento fisso e non pericoloso. Assolutamente impossibile. Djallo spiegò il problema con molta comprensione. Ogni sera, infatti, con perfetta meticolosità, il nostro bravo marito, prendeva il televisore sottobraccio e andava nella stanza di una moglie a trascorrere la notte. Quella successiva, toccava all'altra sposa, senza eccezioni o scuse se no guai e quando si beccò il paludismo, non fu facile tenere botta. La vita se pure stressante sembrava trascorrere serena, poi un giorno Djallo si beccò una infezione ai denti. Lo portarono in ambulanza fino a Dakar. Mori in pochi giorni. Adesso le due vedove, vivono ancora assieme sotto il governo della suocera, che forte del potere dell'anziana saggia le tiene a bada. Il televisore, però, non si sposta più dallo spazio centrale.

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