Giona è arrivato in scuderia un tiepido pomeriggio di settembre, aveva 3 anni ed era alto come un soldo di cacio, fintamente timido con uno sguardo da peste e due grandi occhi curiosi, dolci e profondi che custodivano un mondo intero da scoprire; dopo un briefing iniziale con sua mamma abbiamo deciso di cominciare l’avvicinamento al cavallo già la settimana seguente il nostro primo incontro.
Ho visto Giona due volte a settimana per qualche anno, l’ho visto crescere, sorridere, piangere e fare i capricci. Ho vissuto con lui giorni belli e giorni meno belli, ho visto i suoi tanti progressi in sella e con le attività di scuderia. L’ho visto essere sempre più sicuro accanto ad un cavallo troppo grande per lui, è un bambino coraggioso e testardo. Ho visto migliorare la postura della sua schiena, l’ho visto incominciare ad orientarsi meglio durante gli esercizi in maneggio. L’ho visto essere felice di vedermi e anche senza aver voglia di collaborare, l’ho visto in estate, con la neve e sotto la pioggia. L’ho visto spaventarsi per un esercizio difficile e gioire per la riuscita di altro, come il canestro effettuato da cavallo. L‘ho fatto salire sul mio cavallo, lo ha pulito e gli ha dato da mangiare. L’ho visto inseguire il mio cane, abbracciarmi e guardare incuriosito gli altri allievi durante le lezioni, l’ho visto diventare amico di un altro bambino e l’ho seguito mentre gli spiegava gli esercizi da svolgere. L’ho visto condurre da solo il cavallo. Quand’ero incinta mi ha chiesto se il mio bambino era stato cattivo, visto che l’ avevo mangiato. Mi sono affezionata a lui follemente.
Giona è affetto dalla Sindrome di Prader Willy (SPW) ed è stato il mio primo paziente per le sedute di Riabilitazione Equestre. Con lui abbiamo lavorato per migliorare l’equilibrio, la postura, la coordinazione oculo-manuale (con gli esercizi di basket a cavallo) e la verbalizzazione (articolazione della parola), cantando canzoncine a tempo con il passo del cavallo, sempre insieme ad Anima, la cavallina delle foto e con sua madre Nadia –che devo ringraziare per avermi permesso di scrivere questo post- che spesso ci guardava terrorizzata, perché il coraggioso della famiglia, diciamolo pure, è lui. Il muro che ci separava dovuto alla sua malattia e alle difficoltà di comunicazione verbale pian piano si è sgretolato, lasciando fiorire un’amicizia ed un profondo affetto.
La Riabilitazione Equestre (RE) -Therapeutic Riding (TR) – meglio nota, anche se erroneamente, come Ippoterapia è un insieme di tecniche riabilitative che somministra il cavallo proprio come se fosse un farmaco, si basa su un rigido metodo scientifico e non rientra nelle pet therapy. E’ una terapia del movimento basata su tecniche di stimolazione (tapping) che mirano a superare il danno motorio, psichico, comportamentale e sensoriale. La RE è indicata per soggetti colpiti da paralisi cerebrale, che presentano difficoltà di movimento o di coordinazione, casi di ritardo mentale, patologie e traumi fisici, Autismo, Sindrome di Down, patologie genetiche e soggetti con problemi relazionali con il fine ultimo di reintrodurli nella società.
Il mio intento con questo post è di divulgare questa forma di terapia, che non è una alternativa a quelle esistenti per le singole patologie sopracitate ma un’integrazione. La Riabilitazione Equestre è una terapia lenta e lunga, non fa miracoli ma i risultati sono tangibili. Voglio sottolineare che non tutte le scuole di equitazione possono svolgere la RE ma solamente quelle con personale qualificato ed accreditato che collabori con un’equipe di medici specialisti e terapisti certificati. Per diventare terapisti in Italia si può seguire la proposta formativa della scuola di formazione nazionale A.N.I.R.E. accreditata dal Ministero della Salute per la Formazione Continua in Medicina.
Ho lavorato con diversi i bambini disabili per 4 anni prima di trasferirmi in Canada, ognuno con un problema diverso ed un particolare modo di approcciarsi sia con me sia con la cavallina Anima e sono orgogliosa di ognuno di loro per l’impegno, la passione e gli sforzi che hanno fatto. Ogni bambino ha lasciato un segno, ricordo sguardi complici, battute, abbracci e “non ce la faccio” tramutati in meravigliosi “ci sono riuscito!”. E’ un lavoro difficile, impegnativo sia mentalmente sia fisicamente, richiede passione ed una buona dose di pazienza; certe sere il ritorno sulla via di casa è triste, ma le soddisfazioni che si ricevono sono impagabili, l’affetto che si riceve è grande e sincero. La Riabilitazione Equestre richiede un certo distacco emotivo da parte del terapista, ma io quel distacco non sono mai riuscita a tenerlo fuori dal maneggio.
«C’è qualcosa nel fisico del cavallo che fa bene allo spirito dell’uomo»
Winston Churchill
Per saperne di più potete cliccare sui link seguenti:
Riabilitazione Equestre definizione.
A.N.I.R.E. Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre
FISE Federazione Italiana Sport Equestri- Formazione Riabilitazione Equestre
Therapeutic Riding Professional Association of Therapeutic Horsemanship, Denver – Colorado
Fédération Quebécoise d’Equitation Thérapeutique Federazione di Equitazione Terapeutica del Québec
CanTra Federazione e Formazione Riabilitazione Equestre in Canada