Marina anche quella mattina uscì con la testa
tra le nuvole. Aveva l’aria distratta e il volto
teso e stanco, sembrava una persona in trance.In realtà da qualche tempo era spossata e
camminava per strada come una sonnambula e
richiamava l’attenzione dei passanti che la
fissavano in modo strano e curioso. Questi
sguardi indagatori la ferivano come tante lame
affilate. Avrebbe voluto gridare a tutti che era
normale, che era come tutti gli altri e che la
dovevano smettere di guardarla così. Il suo
dramma interiore, la sua angoscia trasparivano
nei lineamenti del viso, nel tono della voce e
persino nei gesti si poteva intuire il suo disagio.
Quel mattino di febbraio il cielo era plumbeo
e nuvoloso e minacciava la pioggia, e certo
influiva sul suo stato d’animo. Ma lei non
sembrava accorgersi di quanto le accadeva
intorno, oramai era come di pietra e faceva
tutto meccanicamente. Doveva recarsi a un
colloquio di lavoro presso un’agenzia di
assicurazioni della sua città, però non era
assolutamente preoccupata per l’esame. Infatti
le cose ora sembravano scivolarle addosso
senza più intaccarla, rimaneva sempre impassibile
e fredda, come se il tutto non la
riguardasse. In verità era stanca di sostenere
prove di lavoro e a lungo andare si era abituata
a quel ritmo incalzante di domande, di
raccomandate, di concorsi. Cosa era stata la sua
vita negli ultimi anni? Un calvario continuo alla
ricerca di un lavoro decente. Non erano manca-
te le offese, le umiliazioni, le proposte
indecenti e scandalose senza contare le risatine
ironiche dei conoscenti che quando la
incontravano le facevano pesare come un
macigno la sua condizione di disoccupata
cronica. Aveva bussato a tutte le porte come
un mendicante. Aveva implorato con le lacrime
agli occhi, aveva pregato persone di riguardo
perché la facessero uscire da questa situazione.
Ma purtroppo lei non poteva avere un posto
nella società, nonostante la sua discreta preparazione
doveva vivere ai margini e vedere
vivere gli altri. Lei era condannata, marchiata
perché aveva anche un difetto fisico che ai
datori di lavoro risultava insopportabile. Era
una donna di 30 anni di bella presenza che in
certe circostanze aveva scatenato l’interesse di
baldi giovani, ma appena scoprivano il suo
problema irrimediabilmente la abbandonavano
al suo destino. Lei era balbuziente e nonostante
tante cure e la frequentazione di scuole
speciali non c’era stato alcun miglioramento.
La sua sofferenza in certi giorni raggiungeva
l’acme, anche perché vedeva gente che
bisbigliava al suo passaggio o peggio ancora
rideva in modo sguaiato, per non parlare poi
dei ragazzi che appena si accorgevano del suo
caso la guardavano con occhi meravigliati o
parlottavano tra loro ammiccando con aria
spavalda
Certo a loro non era successo, ma non
capivano che sarebbe potuto accadere a un loro
figlio. Si sentiva esclusa e discriminata da tutti,
in pratica non stava bene in nessun luogo. Il
fatto stesso di entrare in un bar la terrorizzava,
spesso quando pronunciava le parole la gente si
voltava di scatto per vedere chi le aveva profferite.
Le donne forse erano più perfide e
pungenti, ma le battute degli uomini non erano
certo incoraggianti. Aveva capito che la società
in cui viveva voleva tutti perfetti, eleganti e
quindi per lei non c’erano molte speranze.
Quando vedeva le sfilate di moda si sentiva
morire pure perché non era bellissima a al
confronto di quelle bellezze intuiva di essere
mediocre. Si sentiva inadeguata, impotente,
indifesa, come poteva entrare nel mondo del
lavoro in quelle condizioni? Lei aveva poche
possibilità tenendo conto che non si vestiva in
modo da attirare l’attenzione e non aveva tanti
soldi che le permettessero di comprare abiti
lussuosi e firmati. Inoltre gli altri in un modo o
nell’altro le ricordavano costantemente di non
essere all’altezza. Tutti indistintamente le
avevano fatto pesare le sue manchevolezze, ma
ci sarà stato pure un pregio in lei! Se aveva tanti
difetti fisici probabilmente avrà avuto delle
qualità morali. A tutti però interessava l’estetica,
nessuno si soffermava mai sull’anima. Eppure
aveva tanta ricchezza interiore, tanto amore da
dare a piene mani, con il cuore. Ma questo
amore restava chiuso nel petto come soffocato
e lei si sentiva spesso mancare il respiro. Tutta
questa energia positiva restava come compressa,
strozzata. Lei stessa doveva fare grandi
sforzi per contenere tutto quanto lei voleva
esprimere: emozioni, sentimenti. Il suo era un
lungo e paziente lavoro di limatura del suo
carattere, molto passionale ed esuberante.
Aveva finito per reprimere ogni stimolo per
diventare una specie di automa, di burattino.
Ma purtroppo i fili del burattino non li tirava
lei ma tutti gli altri che la incontravano. Lei era
stata plasmata dagli altri e dagli eventi come
creta. Inoltre aveva appreso a sue spese che la
cosa migliore è quella di restare immobili,
impassibili di fronte a qualsiasi calamità, anche
la più terribile. Solo mantenendo la calma e in
assenza di sentimenti aveva avuto qualche
attimo di tranquillità. Ma pensieri tetri spesso la
assalivano, anche nel bel mezzo di una festa…
Si sentiva diversa e pagava con la solitudine e
l’isolamento. Non si era tirata indietro lei, le
avevano fatto chiaramente capire che era meglio
per tutti se fosse vissuta appartata.
Lei in pratica non viveva, rinunciava alle cose
più belle della vita per paura delle conseguenze.
Quella mattina salì le scale di corsa e senza
pensare al seguito. Era vestita molte
semplicemente, con jeans scoloriti e pullover
grigio. Amava i colori sobri e tenui ed evitava
le esagerazioni. I capelli lisci sciolti sulle spalle e
un po’ di rossetto rosa e di cipria sulle guance.
Suonò il campanello: una ragazza dall’aria
sfrontata aprì e la fece accomodare in salotto.
Marina si sedette. Dopo un po’ fu chiamata
per il famoso colloquio. Dall’altra parte della
scrivania vide un uomo sui trenta, dallo sguardo
benevolo e dal sorriso aperto. La saluta cordiale
e la sottopose all’esame di prassi.
L’uomo mostrò da subito molta simpatia per
lei e le fece capire chiaramente che l’avrebbe
assunta. Marina restò come paralizzata: non le
era mai accaduto un evento così straordinario.
Inoltre l’uomo la guardava in modo compiaciuto,
la fissava trasognato. Cosa le stava
succedendo?
Dio si era finalmente ricordato della sua umile
esistenza. Marina uscì di lì confusa e stravolta.
Probabilmente quello sarebbe stato l’inizio di
una nuova vita. Marina aveva imparato una
lezione di vita. Aveva compreso che bisogna
sempre avere fede e fiducia e non si deve mai
perdere la pazienza.