Magazine Diario personale

La storia di Marina posted by Ester Eroli

Da Parolesemplici

Con_la_testa_tra_le_nuvole_mMarina anche quella mattina uscì con la testa

tra le nuvole. Aveva l’aria distratta e il volto

teso e stanco, sembrava una persona in trance.In realtà da qualche tempo era spossata e

camminava per strada come una sonnambula e

richiamava l’attenzione dei passanti che la

fissavano in modo strano e curioso. Questi

sguardi indagatori la ferivano come tante lame

affilate. Avrebbe voluto gridare a tutti che era

normale, che era come tutti gli altri e che la

dovevano smettere di guardarla così. Il suo

dramma interiore, la sua angoscia trasparivano

nei lineamenti del viso, nel tono della voce e

persino nei gesti si poteva intuire il suo disagio.

Quel mattino di febbraio il cielo era plumbeo

e nuvoloso e minacciava la pioggia, e certo

influiva sul suo stato d’animo. Ma lei non

sembrava accorgersi di quanto le accadeva

intorno, oramai era come di pietra e faceva

tutto meccanicamente. Doveva recarsi a un

colloquio di lavoro presso un’agenzia di

assicurazioni della sua città, però non era

assolutamente preoccupata per l’esame. Infatti

le cose ora sembravano scivolarle addosso

senza più intaccarla, rimaneva sempre impassibile

e fredda, come se il tutto non la

riguardasse. In verità era stanca di sostenere

prove di lavoro e a lungo andare si era abituata

a quel ritmo incalzante di domande, di

raccomandate, di concorsi. Cosa era stata la sua

vita negli ultimi anni? Un calvario continuo alla

ricerca di un lavoro decente. Non erano manca-

te le offese, le umiliazioni, le proposte

indecenti e scandalose senza contare le risatine

ironiche dei conoscenti che quando la

incontravano le facevano pesare come un

macigno la sua condizione di disoccupata

cronica. Aveva bussato a tutte le porte come

un mendicante. Aveva implorato con le lacrime

agli occhi, aveva pregato persone di riguardo

perché la facessero uscire da questa situazione.

Ma purtroppo lei non poteva avere un posto

nella società, nonostante la sua discreta preparazione

doveva vivere ai margini e vedere

vivere gli altri. Lei era condannata, marchiata

perché aveva anche un difetto fisico che ai

datori di lavoro risultava insopportabile. Era

una donna di 30 anni di bella presenza che in

certe circostanze aveva scatenato l’interesse di

baldi giovani, ma appena scoprivano il suo

problema irrimediabilmente la abbandonavano

al suo destino. Lei era balbuziente e nonostante

tante cure e la frequentazione di scuole

speciali non c’era stato alcun miglioramento.

La sua sofferenza in certi giorni raggiungeva

l’acme, anche perché vedeva gente che

bisbigliava al suo passaggio o peggio ancora

rideva in modo sguaiato, per non parlare poi

dei ragazzi che appena si accorgevano del suo

caso la guardavano con occhi meravigliati o

parlottavano tra loro ammiccando con aria

spavalda

Certo a loro non era successo, ma non

capivano che sarebbe potuto accadere a un loro

figlio. Si sentiva esclusa e discriminata da tutti,

in pratica non stava bene in nessun luogo. Il

fatto stesso di entrare in un bar la terrorizzava,

spesso quando pronunciava le parole la gente si

voltava di scatto per vedere chi le aveva profferite.

Le donne forse erano più perfide e

pungenti, ma le battute degli uomini non erano

certo incoraggianti. Aveva capito che la società

in cui viveva voleva tutti perfetti, eleganti e

quindi per lei non c’erano molte speranze.

Quando vedeva le sfilate  di moda si sentiva

morire pure perché non era bellissima a al

confronto di quelle bellezze intuiva di essere

mediocre. Si sentiva inadeguata, impotente,

indifesa, come poteva entrare nel mondo del

lavoro in quelle condizioni? Lei aveva poche

possibilità tenendo conto che non si vestiva in

modo da attirare l’attenzione e non aveva tanti

soldi che le permettessero di comprare abiti

lussuosi e firmati. Inoltre gli altri in un modo o

nell’altro le ricordavano costantemente di non

essere all’altezza. Tutti indistintamente le

avevano fatto pesare le sue manchevolezze, ma

ci sarà stato pure un pregio in lei! Se aveva tanti

difetti fisici probabilmente avrà avuto delle

qualità morali. A tutti però interessava l’estetica,

nessuno si soffermava mai sull’anima. Eppure

aveva tanta ricchezza interiore, tanto amore da

dare a piene mani, con il cuore. Ma questo

amore restava chiuso nel petto come soffocato

e lei si sentiva spesso mancare il respiro. Tutta

questa energia positiva restava come compressa,

strozzata. Lei stessa doveva fare grandi

sforzi per contenere tutto quanto lei voleva

esprimere: emozioni, sentimenti. Il suo era un

lungo e paziente lavoro di limatura del suo

carattere, molto passionale ed esuberante.

Aveva finito per reprimere ogni stimolo per

diventare una specie di automa, di burattino.

Ma purtroppo i fili del burattino non li tirava

lei ma tutti gli altri che la incontravano. Lei era

stata plasmata dagli altri e dagli eventi come

creta. Inoltre aveva appreso a sue spese che la

cosa migliore è quella di restare immobili,

impassibili di fronte a qualsiasi calamità, anche

la più terribile. Solo mantenendo la calma e in

assenza di sentimenti aveva avuto qualche

attimo di tranquillità. Ma pensieri tetri spesso la

assalivano, anche nel bel mezzo di una festa…

Si sentiva diversa e pagava con la solitudine e

l’isolamento. Non si era tirata indietro lei, le

avevano fatto chiaramente capire che era meglio

per tutti se fosse vissuta appartata.

Lei in pratica non viveva, rinunciava alle cose

più belle della vita per paura delle conseguenze.

Quella mattina salì le scale di corsa e senza

pensare al seguito. Era vestita molte

semplicemente, con jeans scoloriti e pullover

grigio. Amava i colori sobri e tenui ed evitava

le esagerazioni. I capelli lisci sciolti sulle spalle e

un po’ di rossetto rosa e di cipria sulle guance.

Suonò il campanello: una ragazza dall’aria

sfrontata aprì e la fece accomodare in salotto.

Marina si sedette. Dopo un po’ fu chiamata

per il famoso colloquio. Dall’altra parte della

scrivania vide un uomo sui trenta, dallo sguardo

benevolo e dal sorriso aperto. La saluta cordiale

e la sottopose all’esame di prassi.

L’uomo mostrò da subito molta simpatia per

lei e le fece capire chiaramente che l’avrebbe

assunta. Marina restò come paralizzata: non le

era mai accaduto un evento così straordinario.

Inoltre l’uomo la guardava in modo compiaciuto,

la fissava trasognato. Cosa le stava

succedendo?

Dio si era finalmente ricordato della sua umile

esistenza. Marina uscì di lì confusa e stravolta.

Probabilmente quello sarebbe stato l’inizio di

una nuova vita. Marina aveva imparato una

lezione di vita. Aveva compreso che bisogna

sempre avere fede e fiducia e non si deve mai

perdere la pazienza.


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