La storia di peppino e degli amici siciliani

Da Maxdejavu

Peppino: Sei andato a scuola, sai contare?
Vito: Come contare?
Peppino: Come contare? 1, 2, 3… Sai contare?
Vito: Si, so contare
Peppino: E camminare?
Vito: So camminà
Peppino: E contare e camminare insieme lo sai fare?
Vito: Si, penso di si
Peppino: Allora forza, conta e cammina: 1, 2, 3… 97, 98, 99 e cento. Lo sai chi ci abita qua? Ah, u zù Tanu ci abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi!

Voillà! Max Dejavù

Probabilmente non tutti conosceranno la storia di Peppino Impastato e degli amici siciliani. Peppino, figlio di un mafioso, che ripudia la mafia (La mafia è una montagna di merda cit.) che fonda radio AUT e dalla quale lancia i suoi messaggi antimafia. Si dedica alla politica per cercare di aggredire la corruzione e il potere della mafia all’interno dei palazzi ma, il 09/05/1978 viene ucciso.

Prendi una bimba di tre anni e pensa di ballare e cantare con lei.
Prendi Maya ed Elias e approfitta della lunga pausa che ci concede Anto mentre spazza i pavimenti!
Accendi lo stereo a palla e passa in rassegna una lunga sequenza di canzoni con l’idea di insegnarle i testi:
- Bella ciao;
– fischia il vento;
– La banda del sogno interrotto;
– L’ultimo viaggio;
– La meglio gioventù;
– Novecento;
e poi concludi il giro di canzoni (Villa Dejavù non è mica Versailles, Anto la pulisce nel tempo record di 7 o 8 canzoni) con i Cento Passi, la storia di Peppino.

Se sei gioioso e felice a sentire la vocina della Nana intonare “Bella Ciao Ciao Ciao”… oppure “O Partigiano portami via che mi sento di morir” sereno e tranquillo in cuor tuo perchè la Nana il concetto del “morire” non lo ha fatto ancora suo, forse lo sarai un pò meno e ti inizierai a porre delle domande quando qualche istante dopo la canzone su Peppino dice:
[...] Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perchè venne ammazzato..
Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l’hanno più trovato.. [...]

Improvvisamente l’aria di allegria che riempiva la stanza svanisce, la Nana si corruccia e si pianta in mezzo alla stanza:
“Papà pecchè gli amici non lo hanno più trovato?”
“…”
“Pecchè”
“Perchè delle persone cattive lo hanno nascosto”
“E perchè lo hanno nascosto?”
“Perchè?”
“…”
“Perchè erano delle persone cattive amore…”
“E il papà non lo tovava più?”
“No”
“e la mamma?”
“Nemmeno….”
“…”
“…”
“Poveo Peppino!”
“…”
“e quando tonna?”
“Non lo so, non penso che tornerà amore…”
“Poveino peppino… poveina, la mamma è tiste!” e si è intristita

Ed è rimasta triste… per almeno almeno due minuti. Ridete? Due minuti sono tantissimi per Nana. Non riesce a essere triste due minuti nemmeno quando le busca!
Madonna mia quanto è difficile capire i tempi e i modi giusti per dire e fare qualcosa, sperando e pensando di non provocargli tristezze e pensamenti. E’ vero che dobbiamo proteggerli ma è altrettanto vero che dobbiamo allenarli al mondo esterno, metterli di fronte a nuove conoscenze, nuove attenzioni, perchè il mondo esterno non è un cartone animato dove “tutti vissero felici e contenti” o dove anche con un finale trash spegni e torni alle tue faccende.

E’ tutto così maledettamente difficile. Il desiderio di protezione che da un lato non deve esporli ma dall’altro li deve istruire e per istruirli non puoi spiegargli che tutto è “fantastico”….

Solo che sei li, la guardi, le vorresti parlare di certe cose che magari non farà subito sue perché ancora piccola però, in maniera leggera vorresti buttargliela li tanto per dire che le stai lanciando l’esca per un domani ma tu adulto, ti rendi conto che ci sono cose che fanno male al loro piccolo cuoricino e pensi che non sia ancora arrivato il momento. 

Arrivato il momento, e quando può arrivare il momento? E’ difficile trovare lo spazio tra la figura del genitore/educatore e quella del genitore/amico ossia tra quello che ti deve crescere e quello che ti vuole coccolare e proteggere. E’ una soglia così sottile che non capisci mai quando sei troppo protettivo e rischi di soffocarli e quando invece sei troppo educatore e rischi di spaventarli…

Madò che brutto mestiere il genitore… e pure senza stipendio…


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