Rita Charon Medicina Narrativa
A cura della redazione di H.story
Il modo migliore per capire e approcciarsi a nuove realtà consiste spesso nel rispondere alle domande: perché sono nate? A quali bisogni vogliono rispondere? Per capire come è nata la Medicina Narrativa e a quali bisogni specifici intende rispondere, è necessario conoscere Rita Charon, la sua fondatrice.
Nata nel 1949 a Rhode Island, negli Stati Uniti,Charon è una pioniera e ormai un’autorità internazionale nel campo della letteratura e della medicina. Ha descritto e documentato estensivamente l’importanza della letteratura nella pratica medica, così come della relazione tra medico e paziente e dell’empatia nella pratica medica.
Formatasi inizialmente come Medico Internista, Charon ha intuito dopo pochi anni di pratica che, in quanto medico, il compito che le veniva richiesto era quello di ascoltare attentamente e premurosamente le straordinarie e complicate narrazioni dei suoi pazienti - fatte di parole, gesti, silenzi, immagini e analisi mediche – e di mettere in relazione tutte queste storie dando loro un senso sufficiente, qualunque esso fosse, per poter passare all’azione.
Con questa consapevolezza, decide nel 1999 di intraprendere un dottorato di ricerca in letteratura inglese alla Columbia University, focalizzando i suoi studi sul ruolo della letteratura in ambito medico.
L’esperienza, estremamente positiva, la aiuta a capire i meccanismi con cui le storie dei suoi pazienti erano costruite, raccontate e percepite. Lei stessa dirà:
“Ho realizzato che le capacità narrative sviluppate nei miei studi di letteratura inglese mi hanno reso un medico migliore. Posso ascoltare quello che i miei pazienti mi dicono con una migliore abilità nel seguire il filo delle loro storie, riconoscendo metafore, adottando il punto di vista dei pazienti o dei loro familiari, identificando il significato sottinteso presente nei racconti, e interpretando una storia alla luce delle altre già raccontate dallo stesso paziente. In aggiunta, più riuscivo a leggere quello che il paziente mi diceva, più profondamente mi avvicinavo alla loro situazione difficile, rendendomi più disponibile verso coloro che cercavo di aiutare.”
Conscia che pensieri e sensazioni devono essere rielaborati in forma di linguaggio prima di poter diventare materiali utili, Rita Charon inizia a scrivere dei suoi pazienti. Riporta su carta i loro racconti per poi mostrarglieli in prima persona, chiedendo loro la conferma che quanto da lei scritto fosse giusto e completo. La risposta dei pazienti è positiva: sono grati per l’attenzione che lei gli riserva e la situazione apre a nuove possibilità di dialogo e confronto, offrendo ai pazienti la possibilità di riflettere sulle storie e aggiungere altri dettagli, dimenticati in prima battuta.
Sempre più convinta dell’utilità della narrazione, Charon coinvolge anche i suoi colleghi e i suoi studenti di medicina, invitandoli a scrivere in modo riflessivo sulle loro pratiche mediche, allo scopo di capire meglio quello che i loro pazienti stavano attraversando e in cui loro stessi si trovavano, di riflesso, a vivere.
Chiede ai suoi studenti di tenere quella che lei definisce Parallel Chart, una cartella clinica parallela dei loro pazienti:
“Conosciamo tutti quello che viene scritto nella documentazione medica e ospedaliera, tuttavia ci sono certi importanti aspetti significativi nella cura del paziente che non trovano posto in questa documentazione ospedaliera ma che, ho realizzato, devono essere scritti da qualche parte. Nella Parallel Chart, studenti di medicina e medici scrivono a proposito dell’angoscia da loro provata nella cura dei pazienti, così come del senso di vittoria vissuto quando le cose vanno bene e della loro rabbia, del cordoglio e dei loro timori, della paura di sbagliare, dell’incapacità di sapere cosa fare, del senso di perdita quando il paziente peggiora nonostante quello che fanno. E quando gli studenti e i medici leggevano agli altri quello che avevano scritto, si rendevano conto che non erano soli nella loro tristezza e nelle loro paure, il senso di isolamento diminuiva e loro si sentivano accompagnati dai colleghi nel loro viaggio quotidiano.”
Da questa esperienza, Charon realizza come la pratica medica sia profondamente saturata di pratiche narrative, e quanto sia importante conoscere i meccanismi per interpretare e comprendere queste pratiche.
Conia il termine Medicina Narrativa proprio per indicare questo genere di medicina praticata con competenze narrative, che si contraddistingue dalla medicina tradizionale per una maggiore comprensione delle complesse situazioni narrative che si creano tra personale medico, pazienti e tutti gli altri soggetti che si trovano in relazione con loro.
La Medicina Narrativa di Rita Charon offre una serie di strumenti e di quadri concettuali provenienti per lo più da studi di letteratura, che aiutano il personale medico a rapportarsi in un modo diverso, più profondo, nei confronti dei pazienti. Con questo obiettivo in mente, cioè con l’idea di formare figure professionali capaci di ascoltare e capire le narrazioni dei pazienti, Charon inaugura il primo programma universitario di Medicina Narrativa nel 2000, offrendo workshop, seminari e spazi di confronto sulla nuova materia. Nel 2009 inaugurerà anche il primo Master al mondo in Medicina Narrativa, sempre alla Columbia University. Oggi, Rita Charon prosegue nella sua attività di insegnamento e ricerca. Il suo lavoro è stato riconosciuto dalle principali associazioni mediche americane, tra cui l’Association of American Medical Colleges, l’American College of Physicians, l’American Academy on Communication in Healthcare e la Society of General Internal Medicine.
Nel 2011 è stata anche insignita dell’Alma Dea Morani, M.D. Renaissance Woman Award, il premio annuale della Foundation for the History of Women in Medicine, la fondazione Americana che si prefigge di preservare la storia delle donne in campo medico e promuovere il loro impatto nella scena nazionale.