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Il cieco dell'organetto"Amici, questa storia è vera. Tutte le mie storie sono vere, solo che a volte mi scappa la mano e inserisco nell'arida trama della verità un sottile filo colorato che prende il nome di fantasia, immaginazione o visione duplice. Altre volte, niente di tutto questo, appena il piacere o la convenienza del gioco cifrato. Se oggi apro questa cronaca con una dichiarazione di veridicità, cui manca solo il giuramento e la registrazione notarile, non è tanto perchè la storia non mi appartiene (non ho visto né vi ho partecipato), ma per la sua singolarità, in una terra dove non succede niente o dove quel che succede solo raramente è inteso nel suo esatto significato.Come ho detto, non vi ho partecipato. E meno male, perchè in tal caso non ci sarebbe stata storia, o sarebbe diversa: le storie, è bene che si sappia, sono quel che devono essere grazie a chi le vive. Non esistono storie a ufo. E questa, che mi ha raccontato un'amica, più che una storia è il resoconto di una conquista. Di una battaglia contro quegli alti muri che separano gli esseri.Si immagini una strada. L'ora è mattutina. Il luogo, tranquillo, della provinciale tranquillità che ancora si tiene a galla in questo villaggio di un milione di abitanti che è Lisbona. Le finestre dei palazzi sono chiuse o, se aperte, sono vuoti inespressivi, ciechi. La parola viene a proposito. Perché, lo dice già il titolo, in questa storia c’è un cieco. Ha un organetto, e un accompagnatore che stavolta non canterà. Cosa suonerà il cieco? Un fado? Uno yéyé da strada? Una canzone sentimentale? Niente di tutto questo. L’organetto riempirà la strada di valzer di Strauss. Ma che succede con questo cieco? Che gesti sono i suoi, larghi, vibranti, appassionati? Quale protesta, quale grida, quale forza si vuole esprimere nelle note iniziali di un valzer?C’è gente alle finestre. Il cieco, rapito, alza lo strumento come un vessillo. E la via si riempie di musica. I suoni precipitano, si accavallano, prendono il volo come stormi di uccelli impazziti, irrompono tra i palazzi e si liberano nell’azzurro dove tutte le note musicali e tutte le parole giuste dovrebbero essere tetto e riparo per gli uomini.Il valzer finisce. È il momento dell’elemosina. Questo giorno sarà come tutti gli altri. Ma “le storie sono quel che devono essere grazie a chi le vive”. D’improvviso, si odono degli applausi. Il cieco alza gli occhi smarriti. Che succede? E che voce è questa che grida strozzata dalla commozione: “Lei è un artista!” Non si può reggere a un colpo simile. Insopportabile. Il cieco, un uomo grande, robusto, quadrato – impallidisce. Barcolla, come se tutta la sua forza svanisse nelle lacrime che ora gli cadono sul viso marcato e duro. Questo giorno è prezioso. Di colpo, è crollato ogni muro, si sono abbassati i ponti levatoi, le persone vanno l’una incontro all’altra a braccia aperte. Si metta un sassolino bianco su questo giorno. Si innalzi una bandiera nel luogo dove, per un breve minuto, un semplice uomo è stato un uomo felice.Se qualcuno leggerà questa storia al cieco dell’organetto, gli porti anche i saluti dell’amica che me l’ha raccontata."Jose SaramagoDi questo mondo e degli altriPag. 23
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