Lorenzo, un mio ex coinquilino di Firenze, una volta venne da me, siciliana in terra spagnola, e mi chiese:
«Sai, Cristina, ho sempre pensato che nei paesini il mafioso di turno, il boss, il capo, è conosciuto. Tipo I cento passi: bene o male tutti sanno chi è… perché non lo denunciano? E anzi, perché addirittura lo definiscono una brava persona? Si tratta di omertà?».
Quasi senza riflettere mi ritrovai a rispondergli:
«Lorenzo, non è solo una questione di omertà che, sì, è fondamentale per quanto riguarda il fenomeno mafioso – del tipo “il silenzio ti rende complice” – ma è anche un fenomeno sociale più ampio».
«Cioè?».
«Metti che c’è zio Peppino, muratore da una vita, che lavora con un contratto farlocco e ha cinquant’anni. Ora succede che zio Peppino è stato licenziato. Come fa a mantenere due figli che vanno a scuola e una moglie che fa la casalinga? Si mette in cerca di lavoro, ma niente. E le bollette da pagare sono sul mobile dell’ingresso, e la spesa da fare, e i libri per i figli, e l’affitto, e il condominio… cerca e cerca lavoro, ma niente: nessuno vuole un muratore di cinquant’anni! Così, per risolvere la situazione, zio Peppino va da Don Totò e gli dice: “Zu’ Totò, chi fa’, mu duni un travagghiu chi ha pagari a casa e u pani e un trovu misteri?“. Zio Peppino sa che Don Totò può aiutarlo perché ha per le mani un saaaaacco di appalti, non riesce a spiegarsi come, ma ce li ha e il lavoro non gli manca. Don Totò gli risponde che sì, in effetti servono due braccia esperte al cantiere e a che c’è può pure trovare un posticino temporaneo alla moglie, nella segreteria del suo seggio elettorale, così, tanto per passarsi i pomeriggi e perorare “la causa”. A questo punto, zio Peppino è felicissimo: si è sistemato lui e pure sua moglie! Ora, caro Lorenzo, va’ a chiedere a zio Peppino cosa ne pensa du’ Zu’ Totò? Ti risponderà che è la persona più buona del mondo e che, in pratica, è a lui che deve la vita, l’onore e la reputazione».
«Ma è pur sempre un mafioso!».
«Esatto! Il fatto è che a zio Peppino non importa. Se zio Peppino avesse avuto un contratto che lo tutelava, non si sarebbe dovuto rivolgere a Don Totò».
«Quindi la lotta alla mafia parte da qui?».
«Credo di sì. Dal risolvere i semplici problemi in modo onesto e costituzionale: contratti in regola, cassa integrazione, disoccupazione, età pensionabile, precariato, contributi da versare…».
«Quindi è colpa dello Stato?».
«Beh, non si può allungare il dito e incolpare qualcosa o qualcuno in particolare: il fatto è che lo Stato ci prova a combattere il fenomeno ma non ci riesce al cento per cento. Forse perché vuole tenere tutto sotto controllo e non sa come fare, o forse perché, in fondo, gli sta bene così. Perché per ogni persona a cui non piace Don Totò, ce ne saranno dieci a cui Don Totò ha dato lavoro e che continueranno a votarlo, mi consenta, nei secoli dei secoli…».
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